Silvio Berlusconi può tornare a vincere le elezioni, perché lo scenario attuale ha molte similitudini con quello del 1994, che ha favorito la sua vittoriosa discesa in campo e l’inizio di una nuova era politica, di cui è stato il protagonista. Le similitudini che ho individuato sono cinque. Per capirle, facciamo un salto indietro, nel 1992, inizio della fine della Prima Repubblica.

Quando Antonio Di Pietro e il pool di Mani pulite hanno scoperchiato il sistema di tangenti che alimentava i partiti dell’epoca, tutto avrebbero immaginato tranne che di dare la volata proprio a Berlusconi. Eppure fu proprio quello che accadde. Fu Berlusconi il beneficiario politico di Mani pulite, il primo a cavalcare il sentimento di antipolitica scatenato da Tangentopoli. Ecco la prima analogia.

1. Sentimento di antipolitica nel Paese

L’emblema di quel sentimento è il lancio di monetine contro Bettino Craxi all’hotel Raphael. Appresa la notizia delle mazzette, che coinvolgeva quasi tutti i partiti di allora, la nazione provò rabbia verso la classe politica. È lo stesso sentimento di oggi.

2. Il partito vergine

Il Pci (poi Pds) non venne coinvolto nell’inchiesta Mani pulite. In uno scenario del genere, dove tutti sono corrotti tranne uno, e dove il popolo chiede a gran voce un cambiamento, ci si aspettava la vittoria dei comunisti alle prime elezioni dopo la bufera, quelle del 1994. Invece vinse Forza Italia, il partito di Berlusconi. Berlusconi costruì uno schema comunicativo per vincere, che è lo stesso che ripropone oggi e che porta avanti da 23 anni. Vediamolo.

Se nel ’94 doveva vincere il partito vergine, quello dei comunisti, nella nuova era di antipolitica dovrebbe vincere il nuovo partito vergine, estraneo agli scandali, il M5S.

Questo non è scontato, perché lo schema di Berlusconi è pronto a scattare. Abbiamo avuto la prova dell’efficacia dello schema nel 2013, ultime elezioni politiche, quando lo davano per morto eppure è stato protagonista di una rimonta che ha portato la sua coalizione ad un passo dalla vittoria (29,18 contro il 29,55 del centrosinistra e il 25,5 del M5S).

Qual è lo schema vincente di Berlusconi, che sta ripetendo proprio ora? Berlusconi incarna l’antipolitica. Può sembrare un’affermazione assurda ai giovani di oggi, ma nel ’94 fu così, e Berlusconi sta provando a dare lo stesso messaggio oggi. Presentandosi come imprenditore di successo, dunque non come politico, ma come uomo competente che non ha bisogno dell’indennità da onorevole per campare, offre un’alternativa ai partiti tradizionali.

Oggi però un’altra alternativa c’è, ed è il Movimento 5Stelle. Come sbarazzarsene? Con una narrazione che dipinge i 5Stelle come i primi a essere politici di mestiere. Da settimane, Berlusconi va in tv a definire i grillini “nullatenenti e nullafacenti”. Può sembrare un atteggiamento antipatico, difficile da comprendere. In realtà, nella sua narrazione di imprenditore di successo, che non ha bisogno della politica per campare, questo attacco ai grillini è il più sensato, il più efficace comunicativamente.

Mentre il Pd attacca il M5S sul piano della politica, e lo fa con difficoltà, Berlusconi cambia terreno di gioco, sceglie un campo in cui non ha rivali, quello dell’impresa. Più riesce a spostare lì la partita, più punti segna. È la stessa narrazione che ha permesso al milionario Trump di proporsi come anti-sistema negli Stati Uniti.

3. Le finte morti

Ogni volta che i media e i partiti danno Berlusconi per morto, gli allungano la vita. L’idea ricorrente che sia politicamente finito, gli permette di mettere in atto un altro tassello del suo schema: la discesa in campo. Nel 94, anno dei mondiali, il nome del partito da lui scelto Forza Italia, ammiccava al calcio. Ovviamente, dato che la popolarità di Berlusconi era dovuta in gran parte ai successi del suo Milan. Sempre al gioco più amato dagli italiani faceva riferimento il suo modo di raccontare la propria candidatura: “scendo in campo”.

Ogni volta che torna, dopo che l’Italia l’ha dato per morto, lui scende in campo di nuovo. Questo dà l’idea di un eterno debutto, di una novità costante. Grazie ai suoi avversari quindi, Berlusconi può continuare a giocare il ruolo di terzo incomodo, o meglio di quello che gode fra i due litiganti.

È una questione di tempismo. Grazie ai sondaggi che monitora costantemente riesce sempre a trovare il momento giusto per la sua nuova discesa in campo, fatta di apparizioni in tv e sui giornali, che puntualmente gli offrono una risalita nei consensi.

4. Instabilità politica

Le elezioni del 1992 restituirono un quadro di forte instabilità politica. Il pentapartito perse pezzi, la maggioranza ottenuta fu lieve e tormentata dalle divisioni interne che alimentavano il clima di incertezza.

È un’altra analogia con i  nostri tempi. Le elezioni del 2013 non hanno visto un vero vincitore. La nostra è una legislatura nata morta, trascinata avanti da Napolitano al solo scopo di non far vincere il M5S. Questo clima fornisce oggi, come allora, a Berlusconi largo spazio per trattative che lo mantengono determinante nella vita politica.

5. La Lega in crescita

Nel ’92, il successo della Lega fu la vera sorpresa. Un 8,6% che fu il segnale di un Paese in cerca di cambiamento, che voleva mandare a casa i partiti tradizionali.

Anche oggi al Nord la Lega rappresenta l’antipolitica, è a un nuovo record, e come allora è alleata con Berlusconi. Offre quindi al leader di Forza Italia tutti i fattori vincenti del ’94, ovvero un bel numero di voti e una dose di antipolitica, specialmente al Nord.

Questo è lo schema comunicativo e strategico di Berlusconi. È sempre lo stesso ed è particolarmente efficace in un contesto come il nostro, che ha molte analogie con l’epoca dal ’92 al ’94, quella in cui Berlusconi è nato politicamente. Se questi fattori resteranno allineati, una sua vittoria alle prossime elezioni è molto probabile.

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