“Muore giovane chi è caro agli dei”. Dobbiamo davvero pensare che gli dei abbiano avuto bisogno di un illustre ‘scienziata’ per privarci nella vita terrena di una figura così speciale come Maryam Mirzakhani la prima donna e la prima iraniana insignita della prestigiosa medaglia Fields per la matematica. Aveva solo 40 ed è morta per un tumore al seno arrivato alle ossa. Una figura molto amata in Iran, che in questi giorni è in lutto per la sua perdita e molti memorial sono stati organizzati in suo ricordo. La maggior parte dei giornali iraniani ha dedicato la prima pagina alla perdita di questa giovane donna definita un ‘orgoglio iraniano’.

Come spesso accade in Italia, non sono mancati i tuttologi che hanno voluto manifestare il proprio dolore anche per una vicenda totalmente estranea al proprio campo di interesse. L’esempio questi giorni ce lo sta regalando il famosissimo e seguitissimo giornalista Roberto Saviano che dopo aver commentato nella stessa settimana un libro su Charlie Hebdo poi la scomparsa del dissidente cinese Liu Xiaobo, Premio Nobel per la Pace 2010, e poi le vicende di Roma capitale della droga, e gli incendi sul Vesuvio, ha voluto anche lui dire la sua sulla morte della scienziata iraniana.

Fino a qui tutto ok, ognuno è libero sulla propria pagina di occuparsi di diversi temi e gestirla come vuole. Cosa c’è dunque che non va? Non va quando l’informazione diventa disinformazione. Quando l’informazione diventa propaganda. Non va quando si usa una vicenda tanto triste e delicata come la morte di una giovane donna, per raccontare cose non vere. Per ignoranza o forse in malafede questo non lo sapremo mai. Nel suo post Saviano afferma: “Maryam si è laureata in Matematica a Teheran (uno dei pochi corsi consentiti alle donne)”.

L’Iran non è un Paese facile anzi, per una donna non lo è sicuramente, ma il problema è tutto qua, sradicare lo stereotipo dell’Iran come paese dittatoriale che in molti vogliono raccontarci. Vince un sistema teocratico lo sappiamo, le donne hanno molte restrizioni, inutile negarlo, ma scrivere che le donne non hanno accesso ai corsi universitari è totalmente sbagliato.

Ma andiamo per ordine nel post su Facebook condiviso più di diecimila volte e con quasi 50mila like Saviano afferma che nel paese islamico alle donne è precluso l’accesso ad alcuni corsi universitari. Quando molte iraniane gli fanno notare che la situazione non è assolutamente come la sta mostrando, invece di fare un passo indietro ammettendo lo sbaglio, ci racconta in un commento che non può essere accusato di non conoscere l’Iran perché lui si occupa dei ‘’dissidenti iraniani’. Ma chi sono i dissidenti politici che mantengono rapporti con Saviano? Sono il MKO, i Mojahedin del popolo o Esercito di Liberazione Nazionale dell’Iran. Sono un gruppo politico sostenuto da Israele e dagli Stati Uniti. Da alcuni considerati una organizzazione terroristica. Molto sostenuti al di fuori dell’Iran, molto meno nella Repubblica Islamica.

Neda Agha Soltani è la ragazza uccisa il 20 giugno 2009, a seguito delle proteste seguite alle elezioni presidenziali, duramente represse dalle autorità. L’altra figura di cui parla Saviano è Taraneh Mousavi una ragazza morta dopo abusi sessuali non accertati in Iran. Attenzione perché questa storia addirittura da Wikipedia viene riportata con alcuni dubbi visto che la vicenda viene raccontata solo dai blogger iraniani con nulla di ufficiale.

Quello che contesto a Saviano è il millantare di conoscere un paese in cui non è mai stato, è il voler a tutti i costi commentare argomenti che non sono i suoi con affermazioni privi di fondamento. Dire su Facebook che la giovane scienziata Maryam aveva avuto accesso al corso di matematica ‘uno dei pochi consentiti alle donne’ vuol dire non conoscere il sistema di istruzione iraniano. Vuol dire non sapere che in Iran quasi il 70% degli studenti universitari è donna. Significa mancare di rispetto a tutte quelle ragazze che ogni giorno faticano e si destreggiano in un mondo maschilista per far rispettare le proprie idee.

E’ il caso forse di ricordare che durante il periodo dello Scià di Persia (dal 1941 al 1979), seppur libere di vestirsi come volevano, solo un terzo delle donne persiane sapeva leggere e scrivere. In quel periodo, malgrado la diffusione della stampa e la creazione di nuove università, fu proprio la classe studentesca a contestare il governo.

Oggi in Iran un terzo dei medici è donna, l’80% degli insegnanti è composto da donne.

I corsi universitari negati di cui parla Saviano, tanto da scomodare Shirin Ebadi, sono frutto di un provvedimento preso in Iran proprio per equilibrare gli iscritti, favorendo le ‘quote blu’. Durante il secondo mandato di Ahmadinejad – 2009/2013 – 36 università pubbliche (su un totale di 60, quelle private sono oltre 200) avevano impedito alle donne l’accesso a 77 corsi, così come, ma nessuno lo ricorda mai, messo in atto delle restrizioni anche nei confronti degli uomini per alcuni tipi di corsi. L’errore di Saviano, se non vogliamo definirla gaffe, consiste non solo nel dire che sono quasi assenti i corsi universitari per le donne in Iran, ma anche nel riportare una notizia che risale al 2012, non dando spazio alle modifiche apportate successivamente dal presidente Hassan Rohani che, dal 2013 a oggi, ha diminuito se non del tutto eliminato le restrizioni universitarie.

Insomma caro Roberto, scrivere che in Iran le donne non hanno accesso ai corsi universitari è fuorviante. Tu hai un seguito notevole e un dovere nei confronti dei tuoi lettori: il dovere di dire la verità senza fare la propaganda a chi più ti fa comodo. Qualche volta anche illustri personaggi come te potrebbero mettere da parte il proprio ego e dire un semplice umile ‘ho sbagliato e chiedo scusa’ otterresti il triplo dei like e ne guadagnerebbe molto la tua credibilità.

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