Tamponata (con soldi pubblici) l’emergenza delle ex popolari venete, torna in primo piano la messa in sicurezza del Monte dei Paschi di Siena attraverso una ricapitalizzazione preventiva con altro denaro dello Stato. Secondo Reuters, l’istituto senese e il fondo Atlante 2 hanno raggiunto un accordo di massima sull’operazione di cartolarizzazione di crediti deteriorati per 26 miliardi lordi. L’agenzia cita tre fonti vicine alla situazione e precisa che ci sono ancora “dettagli da limare”. Mercoledì 28 giugno scade il termine dell’esclusiva affidata dall’istituto senese al fondo di Questio sgr. Che si era impegnato a impiegare 450 milioni per smaltire i crediti deteriorati di Popolare Vicenza e Veneto Banca. Visto che l’intervento non è più necessario, ora l’intero plafond di 1,650 miliardi potrà essere impiegato nell’operazione senese.

In linea di massima, Atlante 2 dovrebbe acquistare le tranche mezzanine e junior, mentre per la senior entrerebbero in campo le garanzie pubbliche (Gacs). Secondo una delle fonti, la cessione dovrebbe avvenire a un prezzo medio pari al 21% del valore lordo di libro, per un controvalore di 5,5 miliardi. La tranche senior verrebbe coperta per poco più di 3 miliardi dalle garanzie statali mentre circa 500 milioni resterebbero in capo a Mps. I restanti 1,8 miliardi circa verrebbero comprati da Atlante, suddivisi in poco più di un miliardo di mezzanine e 700 milioni di junior.

Il fondo presieduto da Alessandro Penati ha una dotazione residua di circa 1,65 miliardi. Secondo questa schema di massima, dunque, ballerebbero ancora un centinaio milioni per completare questo tassello indispensabile per chiudere l’operazione di ricapitalizzazione precauzionale con soldi pubblici. Entro la fine della settimana – probabilmente venerdì – la banca dovrebbe tenere un cda e approvare il piano industriale su cui la Commissione europea darà il suo timbro definitivo. Il via libera dovrebbe arrivare a luglio. A quel punto, lo Stato potrà diventare azionista al 70% di Rocca Salimbeni, con un investimento di circa 6 miliardi. L’accordo con Atlante sulle sofferenze rappresentava uno degli ultimi nodi per spianare la strada agli ultimi dettagli del piano.

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