“Il vero problema è in Libia. Abbiamo notizie di violenze indicibili, di stupri e torture, migranti costretti a seppellire vivi altri migranti feriti”. Flavio Di Giacomo, portavoce italiano dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni, denuncia il dramma di chi aspetta di imbarcarsi dall’altra parte del Mediterraneo in un’intervista alla Stampa. “Questo è il vero fattore di spinta. Tanti riescono a lasciare la Libia, ma la maggior parte di loro affronta il rischio del mare”. Un’emergenza sulla quale interviene anche la Corte Penale Internazionale dell’Aja, che parlando davanti al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha dichiarato la sua intenzione di aprire un’inchiesta sui crimini commessi contro i migranti proprio in Libia. Un Paese diventato “mercato per i trafficanti di esseri umani”.

L’analisi del portavoce dell’Oim arriva dopo un weekend nero, con oltre duecento persone morte in due naufragi. Ma le vittime potevano essere ancora di più: “Sono arrivati in 6.600, i soccorritori hanno fatto un lavoro eccezionale”. E chi è riuscito a sbarcare portava i segni di torture: “Si tratta di violenze razziali, perché le vittime sono tutte di colore”. Dall’inizio dell’anno, spiega Di Giacomo, l’Oim ha calcolato 1.222 morti in mare, contro i 960 dello scorso anno: “Ma in percentuale sono diminuiti, perché ora ci sono diecimila arrivi in più”. L’organizzazione poi insiste sullo scarso impegno di Bruxelles nel far fronte all’emergenza migranti, che l’Italia si trova quindi a fronteggiare da sola. “Manca la solidarietà dell’Unione Europea, altrimenti questo fenomeno si potrebbe gestire”, precisa Di Giacomo, sottolineando che i 181mila arrivati lo scorso anno sono “lo 0,3% della popolazione italiana”.

Sulla ragione dell’aumento, il portavoce dell’Oim ricorda: “A ottobre i trafficanti dicevano ai migranti che finito l’addestramento della Guardia costiera libica da parte dell’Italia, li avrebbero ripresi tutti e rimandati indietro. Potrebbe essere una ragione”. Per Di Giacomo, poi, “il fattore attrazione non esiste: nel 2015, finita Mare Nostrum, ci fu un aumento di arrivi e di morti. Quell’aprile arrivarono in 16mila, adesso siamo a 12.900“. E il tema delle torture subite dai migranti arriva anche all’Onu, con le dichiarazioni della giurista gambiana e procuratrice capo della Corte penale internazionale Fatou Bensouda. Parlando davanti al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha denunciato i legami tra il traffico di migranti, lo sviluppo della criminalità organizzata e le reti terroristiche del Paese nordafricano. La Corte, poi, sta raccogliendo le prove sui crimini commessi all’interno dei centri di detenzioni, già segnalati in alcuni rapporti: stupri, omicidi e torture. Gli stessi riferiti dall’Oim.

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