Sarà battaglia sul contribuito di solidarietà sui vitalizi votato tra le proteste il 22 marzo. Perché è in arrivo un ricorso sulla proposta del Pd approvata dalla Camera che prevede un contributo per tre anni a partire dall’1 maggio a carico degli ex deputati titolari dell’assegno. Il contributo sarà del 10% per i vitalizi da 70mila a 80mila euro, del 20% da 80mila a 90mila euro, del 30% da 90mila a 100 mila euro e del 40% per quelli superiori ai 100mila euro annui.

Il ricorso, come scrive La Repubblica, è in via di preparazione e sarebbe stato già firmati da 20 ex onorevoli. A prepararlo l’ex onorevole Massimo Paniz: “Non si tratta di un euro in più o meno, è una questione di principio e di uguaglianza – dice l’avvocato ed ex deputato del Pdl interpellato dal FattoQuotidiano.it -. Perché l’iniziativa deve riguardare gli ex deputati e non gli ex senatori o i magistrati di Cassazione, vertici apicali di amministrazioni pubbliche? Qual è la ragione ispiratrice? La funzione del parlamentare viene così svilita. In fondo si contribuisce alla dinamica del paese con grande sacrificio e dedizione. Se si tratta di una esigenza nazionale deve colpire tutti i redditi alti”. A marzo era passata la proposta del Pd a discapito della delibera che l’M5S aveva presentato a febbraio, dopo che Il Fatto Quotidiano aveva lanciato la petizione ‘Vitalizi, poniamo fine al privilegio’, che ha raggiunto oltre 270mila adesioni. punta invece all’equiparazione delle pensioni parlamentari a quelle dei normali cittadini, pur non intervenendo sui vitalizi in essere perché per farlo servirebbe un voto parlamentare e non basterebbe una modifica del regolamento.

Intanto Sergio Rizzo su Il Corriere della Sera ricorda che con la fine della legislatura salterà anche il tetto sugli stipendi per i dipendenti di Camera e Senato. “Un anno fa tanto la Camera quanto il Senato avevano infatti accolto alcuni ricorsi che chiedevano di affermare il principio che il riferimento al tetto dei 240mila euro lordi annui avrebbe avuto valore limitato nel tempo. Ritenendosi del tutto superato con la fine dell’attuale legislatura. Ci sarebbe stata anche la possibilità – ricorda il giornalista – di un giudizio d’appello (sempre con le commissioni interne, ovvio) ma entro un termine che invece è trascorso inutilmente. Né le invocazioni dei questori che chiedevano di lasciare in eredità al nuovo Parlamento la riconferma dei tagli hanno trovato udienza. Ragion per cui, a meno di sorprese, dal prossimo anno gli stipendi dei dipendenti dei due rami del Parlamento torneranno ai livelli di prima”.

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