“Ciascuno si tiene i propri endorsement. C’è chi si tiene D’Alema e c’è chi si tiene Obama“. Ospite a In Mezz’ora, il premier Matteo Renzi non perde occasione per tornare ad attaccare il fronte del No e Massimo D’Alema, evidentemente identificato come simbolo di chi è contrario alla riforma. “Si parla di referendum, del Sì e del No, ma molti ignorano la domanda” dice Renzi prima di sfoderare una mossa alla Berlusconi: cartonino bianco su sfondo nero e all’interno, ben evidente, il testo del quesito referendario. E giù i punti della sua campagna elettorale per spingere a votare a favore nel referendum costituzionale del 4 dicembre. Quando viene chiesto al presidente del Consiglio un parere sulla proposta di legge del M5s di tagliare gli stipendi e le indennità dei parlamentari, il capo del governo risponde con una controproposta rivolta ai grillini: “Il Pd studierà il ddl sul dimezzamento degli stipendi, ma il problema è come si taglieranno questi costi. M5S la butta in corner quando è in difficoltà. La loro proposta nel merito rischia di non funzionare“. Poi la controproposta: indennità in base alle presenze in aula. “Luigi Di Maio – è l’esempio del premier – ha il 37% delle presenze in aula. Oggi Di Maio e Di Battista, come quelli del Pd, prendono il doppio di quello che prendo io come presidente del Consiglio. Allora perché non diamo a Di Maio il 37% dello stipendio? Loro giocano a fare i più puri degli altri, invece sono non dico peggio ma come gli altri”.

LEGGE DI BILANCIO E REFERENDUM – Tornando alle questioni referendarie, Renzi spolvera un altro cavallo di battaglia: la semplificazione. “Ciascuno ha la sua idea. Chi voleva ridurre i deputati, chi voleva chiudere il Senato – sottolinea il segretario del Partito democratico – Io, ad esempio, volevo un Senato di sindaci. Chiaramente si può avere dubbi su questa proposta. Ma al referendum non si sceglie tra varie proposte; c’è solo questa proposta. Bisogna scegliere tra semplificare e proseguire con questo ceto politico. Non c’è una terza via”. Non poteva mancare un passaggio sulla voluntary disclosure, con la tassazione forfait al 35% per il contante saltata dal decreto fiscale. “Non c’è condono, se ti sei preso la multa te la paghi, ma non paghi gli interessi vergognosi che ci aveva messo lo Stato sopra. Comunque la norma c’è ancora e non l’abbiamo ritirata” annuncia Renzi. Che poi aggiunge: “Se hai un sistema come quello disegnato da Visco in passato, che ti mangia tutto e a ipotecare la casa per un debito di 10mila euro, è giusto tenerlo? – chiede il capo del governo – Non c’è condono, se hai preso la multa la paghi. Ma non paghi più quegli interessi vergognosi. Se uno ha preso una multa da 100 euro, è giusto che passi a 500 o 1.000 euro?. Questo – sottolinea – non c’entra nulla con le obiezioni Ue. La norma – dice Renzi definendola norma da esperto di birra, in riferimento a Bersani che l’aveva chiamata ‘norma Corona’ – non l’abbiamo ritirata e l’Europa non l’ha neanche vista questa norma. Si continuano a pagare le multe ma non gli interessi”. Sui tempi della legge di Bilancio, invece, il premier non ha dubbi: “Va mandata entro il 20 ottobre, il termine non è perentorio. Arriverà entro questa settimana”.

I RAPPORTI CON L’UNIONE EUROPEA – Altro tema all’ordine del giorno sono i rapporti tra l’Italia e l’Unione europea, che a breve invierà all’Italia una lettera di richiamo sulla finanziaria e sul famoso 0,1% in più sul rapporto deficit/pil: “Non so quando arriverà. Ma uno dialogo con l’Europa è fisiologico su questi temi. In passato – argomenta il premier – l’Italia ha sempre detto di sì a tutto. L’Italia dà 20 miliardi all’Europa e ne prende indietro 12. Abbiamo detto – aggiunge – ‘facciamo che quelli che prendono invece più soldi di quelli che versano si prendano i migranti?'”. Il presidente del Consiglio, poi, spiega: “Non è importante, non è decisivo, lo 0,1% o questa legge di bilancio. L’elemento di discussione con l’Ue è il bilancio europeo dei prossimi anni, noi siamo impegnati in una battaglia storica perché il bilancio Ue tenga insieme diritti e doveri”. in tal senso, il premier chiede agli italiani di essere uniti: “Io spero che la nostra proposta di rimettere in discussione il bilancio europeo e le regole economiche venga portata avanti anche a dispetto del referendum: nel 2017 discuteremo del fiscal compact” che dovrà o meno essere inserito nei Trattati. Quel Fiscal Compact “votato da Monti, Berlusconi, Bersani, nel 2017 arriva alla prova dei fatti. Spero che tutto il Paese ci sia su questi temi”.

GIUSTIZIA E SCIOPERO DEI MAGISTRATI –  “Abbiamo messo più soldi sulla giustizia, più soldi per far funzionare gli uffici. Domani vedo alle 10 i magistrati, alle 11 gli avvocati” dice Renzi, che non capisce i motivi dello sciopero annunciato. “Non so perché dovrebbero scioperare. Penso che ci siano magistrati straordinari che fanno benissimo il proprio lavoro – sostiene – e che a tutti i magistrati è dovuto il rispetto dal Governo. Ma ai magistrati io chiedo che si vada a sentenza. A me non interessano le giornalate sugli avvisi di garanzia – attacca – Mi interessa sapere chi ruba e chi no”. E giù esempi. Uno su tutti: “L’ultima volta che sono venuto qui era due settimane prima del referendum delle trivelle – racconta – Arrivò un’inchiesta, un ministro si dimise. Sembrava chissà cosa fosse successo. Non ne ho più saputo niente. Vorrei vedere le sentenze, non gli articoli di giornale”. Il premier poi elenca altri casi: “Lella Paita è stata accusata di omicidio durante la campagna elettorale. Ha perso le elezioni. Adesso, dopo due anni, abbiamo scoperto che era innocente. Potrei fare tanti nomi. De Luca, Graziano, Penati, Esposito”.

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