L’Italia prevede di spendere il prossimo anno circa 8 miliardi, pari allo 0,5% del pil, per “spese di natura eccezionale” legate alla gestione dell’immigrazione e agli interventi per affrontare i danni causati dal sisma. Tuttavia il governo ha deciso di usare solo “tre quarti del margine addizionale di deficit autorizzato dal Parlamento”, portandolo come annunciato sabato scorso dal premier Matteo Renzi al 2,3% del prodotto interno lordo. E’ quanto emerge dal Documento programmatico di bilancio per il 2017 – la cornice in cui sono riassunte le norme che verranno dettagliate nella legge di Bilancio vera e propria – che è stato trasmesso dal governo italiano alla Commissione Ue in extremis martedì mattina. Il testo mostra come dall’esercizio di spending review siano attesi meno di 3 miliardi, anche se in base alle slide di Renzi dovevano essere 3,3.

Sul fronte delle entrate, Palazzo Chigi e il Tesoro contano di ricavare nel 2017 oltre 2 miliardi dalla nuova voluntary disclosure estesa ai contanti, oltre 2,3 dalla lotta all’evasione (con misure per ridurre l’elusione Iva e l’ introduzione dell’obbligo di comunicazione telematica dei dati delle fatture), solo 2,8 miliardi complessivi da “revisione e riprogrammazione” della spesa dei ministeri e riqualificazione di quella sanitaria, 1,7 miliardi dall’asta per le frequenze, 2,8 miliardi da “misure varie tra cui dpbl’efficientamento dell’amministrazione fiscale, la revisione di alcune agevolazioni fiscali e altre entrate da adesione volontaria“, voce in cui finiranno i proventi della rottamazione delle cartelle Equitalia. L’insieme dei tagli e delle maggiori entrate vale lo 0,7% del pil, poco meno di 12 miliardi.

Il testo sorvola sul contrasto dei giorni scorsi con l’Ufficio programmatico di bilancio riguardo alla previsione di crescita del pil per il 2017, che il governo ha lasciato invariata al +1% di cui uno 0,4% legato agli effetti della manovra. La validazione di quella stima è arrivata solo martedì mattina, alla luce del fatto che il ritocco all’insù di tre decimali del deficit/pil rende meno irrealistico l’obiettivo (perché riduce l’effetto moltiplicatore attribuito alla manovra), ma il documento la dava per già acquisita. E non fa cenno al fatto che secondo l’Upb “permangono alcuni fattori di rischio che potrebbero incidere negativamente sugli obiettivi indicati per il 2017″.

Tornando alle spese eccezionali, oggetto del braccio di ferro con Bruxelles che entro fine mese darà una prima valutazione sui numeri presentati da Roma, l’impatto complessivo sul bilancio dello Stato italiano delle spese per i migranti, al netto dei contributi Ue, “è attualmente stimato a 2,6 miliardi di euro per il 2015, 3,3 miliardi per il 2016 e 3,8 per il 2017, in uno scenario costante, assumendo che non ci siano escalation nella crisi”. Per il 2017, la spesa totale per i migranti è prevista tra lo 0,22 e lo 0,24% del Pil. “L’Italia spende ogni anno, dal 2014 in poi, da due a tre volte la media del periodo 2011-2013, prima che esplodesse l’emergenza umanitaria. La spesa per i migranti che l’Italia sta sostenendo non può essere valutata solo in termini di spesa aumentata per l’emergenza, che è esclusa dai vincoli del patto di stabilità, ma dovrebbe tenere in conto lo sforzo complessivo dispiegato in questo campo, confrontato con una situazione di non emergenza”. E ancora: “Il differenziale tra la spesa al netto dei contributi Ue sostenuta per l’attuale crisi umanitaria e quella sostenuta negli anni 2011-13 è di circa 8 miliardi in termini cumulativi”.

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