L’Ungheria ha indetto un referendum per dare ai cittadini la possibilità di decidere se accettare migranti giunti in altri paesi dell’Unione europea, in base ad un sistema di quote, piano cui è contrario il governo del premier Viktor Orban. L’annuncio è arrivato dal presidente, Janes Ader: secondo quanto si legge in un comunicato pubblicato sul sito della presidenza, i cittadini ungheresi dovranno rispondere al quesito: “Vuoi che l’Unione europea abbia il diritto di disporre il ricollocamento obbligatorio di cittadini non ungheresi in Ungheria senza il consenso del Parlamento?”.

La consultazione è stata proposta dal governo e approvata dal Parlamento il 10 maggio. Sarà valida con l’affluenza di almeno 50% del elettorato (4 milioni di elettori). Secondo Orban, si tratta di decidere sull’indipendenza del Paese, e di far valere il diritto di scegliere con chi convivere. L’opposizione accusa Orban di voler portare il paese fuori dall’Ue, seguendo l’esempio britannico.

In base a quanto stabilito dalla Ue, l’Ungheria dovrebbe accogliere circa 1.300 migranti da ricollocare, ma il governo teme un sistema di quote e con il referendum vuole mettere le mani avanti.
Dopo l’annuncio, il ministro dell’Informazione, Antal Rogan, ha ricordato che l’Ungheria sarà il primo paese dove si voterà sulla politica europea di immigrazione, e gli elettori sono chiamati ad esprimere un messaggio di protesta contro questa politica. “Sono soltanto gli ungheresi a decidere con chi vogliono convivere”, ha detto.

Interpellata sull’argomento, Angela Merkel ostenta sicurezza: “Si sapeva che in Ungheria ci sarebbe stato un referendum sui profughi, ora è stata resa nota la data – ha detto la nacelliera tedesca durante la conferenza stampa con il presidente argentino Mauricio Macri a Berlino – una domanda sull’attuale politica del governo e anche la posizione del premier ungherese è nota, e quindi non mi attendo dal referendum alcun cambiamento rispetto alla situazione attuale”.

Ma l’Ungheria compie un ulteriore passo in avanti nella gestione dei profughi già presenti sul suo territorio: Budapest ha cominciato oggi ad applicare la riforma che permette di rimandare oltre il confine i profughi intercettati all’interno del Paese vicino alla frontiera e 600 persone sono state espulse. “Durante la giornata, gli agenti hanno accompagnato fino alla frontiera circa 600 persone, che hanno collaborato con le autorità, e non ci sono stati incidenti”, ha dichiarato il capitano della polizia, Karoly Papp.

Secondo la nuova norma, le autorità accompagnano sul lato esterno del confine meridionale tutti i migranti che vengono intercettati in una striscia di 8 chilometri sul suo lato interno. Appena fuori dalla barriera di frontiera, ancora in territorio ungherese, i profughi accedono alle zone di registrazione dove possono presentare richiesta di asilo.

L’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati (Unhcr) e diverse ong hanno criticato la misura. Dall’autunno del 2015, quando l’Ungheria ha chiuso il confine con la Serbia e la Croazia, entrare nel Paese in modo illegale è considerato un reato punibile con pene sino a cinque anni di detenzione. Nel 2016, nonostante l’innalzamento delle barriere e l’imposizione di leggi più severe, sono entrati nel Paese più di 17mila migranti.

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