Candidati parenti di soggetti legati alla cosca del boss Nicolino Grande Aracri. Per questo motivo, il Movimento 5 Stelle si è ritirato dalle elezioni comunali di Cutro.

“Abbiamo effettuato controlli e quando il 10 maggio abbiamo scoperto i legami anagrafici abbiamo invitato la lista a fare un passo indietro che è avvenuto dimostrando responsabilità politica”. Il senatore Nicola Morra archivia così la pratica Gregorio Frontera, fino a nove giorni fa candidato a sindaco dei grillini in una delle cittadine a più alta densità mafiosa della provincia di Crotone.

Nella lista del M5S era candidata anche la sorella Teresa Frontera. Entrambi erano figli di Luigi detto “Gino”, deceduto nel 2013 e finito nelle carte dell’inchiesta “Aemilia” che ha scardinato la cosca Grande Aracri e, soprattutto, gli interessi della famiglia mafiosa calabrese a Reggio Emilia. Frontera veniva definito dai magistrati un “collettore” tra il boss Grande Aracri e alcuni soggetti che, “seppure non organicamente associati sono in grado di assicurare al sodalizio entrature nelle sedi istituzionali”.

Quando i pm parlano di entrature si riferiscono a organizzazioni o associazioni religiose “che trovano la loro sede naturale nello Stato del Vaticano (Cavalieri di Malta)” e ad “ambienti giudiziari ed inerenti all’amministrazione penitenziaria volti a garantire ‘pressioni’ e capacità di intervento circa le vicende processuali degli affiliati”.

Stando a quanto emerso dalle carte, infatti, la cosca calabrese avrebbe cercato di aggiustare un processo a Roma per far annullare la decisione del Tribunale del Riesame di Catanzaro che aveva confermato l’arresto per Giovanni Abramo, cognato del boss. In questo contesto, stando alle indagini, era emersa la figura di Grazia Veloce che si sarebbe interessata anche ad alcuni affari per conto dei Grandi Aracri. Il 26 maggio 2012 la Veloce ha intrattenuto una conversazione telefonica proprio con Luigi Frontera con il quale “discutono di un recente viaggio d’affari che l’uomo ha da poco concluso in Montenegro. – riassumono i carabinieri – Dal tenore della conversazione è evidente che si tratta di un grosso affare, tant’è che Grazia chiede all’uomo se ha portato ‘i soldi’ e l’uomo risponde affermativamente precisando di averne portati tanti: ‘ne ho portati quanti ne vuoi’, attribuendo il buon esito dell’operazione proprio alla donna”.

Nel luglio 1997, il nome di Luigi Frontera era già finito in un’informativa della squadra mobile di Cremona confluita nel 2001 in un’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Milano. In particolare, venivano riportati ampi stralci delle dichiarazioni rese nel 1996 ai pm di Bologna dalla collaboratrice di giustizia Alessandra Faziani che, “pur non essendo indagata in nessun procedimento penale, – scrivono gli inquirenti – ha raccontato con dovizia di particolari omicidi ed altri traffici, a lei rivelati dal suo ex convivente Frontera Luigi, detto ‘Gino Cavallo’, originario di Cutro e titolare di un ristorante denominato ‘La Giada’, ove si ritiene siano state tenute riunioni fra esponenti di rilievo della cosca di appartenenza”. “… Luigi Frontera detto Gino Cavallo – aveva affermato la Faziani – asseriva di essere uomo d’onore per successione essendo stato scelto dal proprio nonno materno, capo mafia locale. Gli interessi criminali del sodalizio riferibile al Frontera sono vari: principalmente armi, valuta contraffatta ed estorsioni”.

Un mondo che, ritornando alle elezioni comunali di Cutro e al ritiro della lista del Movimento 5 Stelle, appare lontano dal candidato a sindaco Gregorio Frontera e dalla sorella Teresa. Nonostante siano i figli di Luigi Frontera, infatti, sembrerebbe che da oltre 20 anni non avevano alcun contatto con lui.

Tornando alle amministrative calabresi, secondo Morra i due candidati non erano più in rapporti col padre da moltissimo tempo: “Da quando hanno 13 anni non hanno più contatti con l’uomo che avevano addirittura denunciato per motivi personali. Tuttavia nessuna ombra o dubbio deve gravare sulle liste del Movimento 5 Stelle. Se le risultanze dei nostri controlli fossero emerse prima del deposito della lista, non si sarebbero nemmeno candidati. Come diceva Paolo Borsellino, dove non arriva la legge devono arrivare la trasparenza, la politica e l’opportunità. Nel M5S si ragiona e opera con coerenza”.

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