“Con me presidente, l’Italia non manderà 5mila soldati a combattere in Libia. Nostro intervento? Solo se lo chiede un governo solido”. Parola di Matteo Renzi, a Domenica Live su Canale 5, da Barbara D’Urso. Dove parla di tutto: dalla politica estera alle unioni civili, dalle banche alla paternità di Nichi Vendola, fino all’omicidio stradale e alle pensioni. Nel mezzo battute e applausi. Infotainment puro. Come l’ingresso in studio. Giacca e cravatta, musica di Ennio Morricone in sottofondo, saluti allo studio. Poi afferra la mano della conduttrice (i due si danno del tu da sempre) e salgono sul palco. La prima domanda? “Parliamo di cose fatte” dice la conduttrice. E Matteo Renzi snocciola i numeri: su quante mamme hanno usufruito del bonus bebè (da lui annunciato sempre a Domenica Live ad ottobre 2014), sull’omicidio stradale divenuto legge, sulle unioni civili passate al Senato. Di palo in frasca. Nel mezzo battutine, luci sparate, applausi a ogni slogan. Chi è in studio, però, parla di un pubblico non entusiasta, con l’indice dell’applausometro molto al di sotto delle aspettative. “Io oggi lascerei perdere il politichese” dice Renzi, che si cala alla perfezione nel carattere nazional-popolare del programma: “Non bisogna trattare tutti i politici allo stesso modo, chi ruba va a casa anzi in carcere. Gli altri vanno trattati bene”. Applausi. E’ il momento di parlare di stepchild adoption e della paternità di Nichi Vendola. “Quando c’è una nuova vita dobbiamo essere tutti contenti” sottolinea Renzi.

Libia e politica estera – “Le domande sono tante, Matteo” attacca la D’Urso per affrontare il tema dell’impegno italiano in Libia. “Ci vuole calma, la guerra non è un videogioco – puntualizza Renzi – Non è all’ordine del giorno la missione militare italiana perché la prima cosa da fare è che ci sia un governo che sia solido, anzi strasolido, e abbia la possibilità di chiamare un intervento della comunità internazionale e non ci faccia rifare gli errori del passato. L’ipotesi dei cinquemila uomini in Libia non c’è. Punto” assicura il premier. Poi l’esempio dell’intervento in Iraq e il quadro internazionale in cui è maturato. “C’è una diga a Mosul, una ditta italiana ha vinto la gara per ristrutturarla – racconta il premier – Mi ha chiamato Obama, mi ha chiesto di aiutare perché se quella diga crolla sarebbe una catastrofe. L’Italia è un grande Paese e noi andremo a proteggere chi ristrutturerà la diga. Ma la guerra è una cosa seria, non si scherza”. Oggi, però, è il giorno del ritorno a casa dei due italiani della ditta Bonatti. “Da parte nostra ci sarà tutto il sostegno necessario alle famiglie delle vittime e ai due italiani rapiti in Libia, che sono rientrati e hanno saputo solo stamattina della sorte dei due colleghi” dice Renzi, che però pone alcuni dubbi: “Dovremmo capire le responsabilità, perché i quattro uomini poi rapiti sono entrati in Libia quando c’era un esplicito divieto di entrarci da parte nostra. C’è stata un’operazione di intervento, probabilmente dei cantieri da visitare. E’ ancora da chiarire. La vicenda è molto delicata”. Alla presa di posizione del premier ha però risposto il presidente della Bonatti Paolo Ghirelli: “Ovviamente noi eravamo in Libia per un ruolo ben preciso che avevamo e abbiamo tuttora all’interno degli impianti della Mellitha Oil and Gas. Sono 8 mesi che collaboriamo a stretto contatto con l’unità crisi della Farnesina. Abbiamo adempiuto tutti gli obblighi di legge“.

Banche, grandi opere pubbliche e cultura – Dopo la pubblicità, è la volta della politica interna. Banche, grandi opere, cultura e pensioni. “Quando l’ho detto alla stampa estera si sono messi tutti a ridere. Lo ribadisco qui: il 22 dicembre inaugureremo la Salerno-Reggio Calabria” promette Renzi, secondo cui l’Italia finirà di essere “il Paese delle incompiute”. Non poteva mancare la rassicurazione sulla situazione delle banche italiane: “Chi è stato truffato riavrà i soldi fino all’ultimo centesimo ma tra quelli c’è anche chi ci speculava sopra” dice il premier, tornando sulla vicenda dei rimborsi agli obbligazionisti delle quattro banche salvate dal governo. Partendo dalla vicenda della Reggia di Caserta e del direttore che per i sindacati lavora troppo, il capo del governo ne approfitta per elencare gli interventi sulla cultura: “Abbiamo liberato risorse per un miliardo di euro e nei prossimi due anni li spenderemo in tutti gli edifici culturali, dalla Reggia di Caserta al museo che ospita i Bronzi di Riace, e in tutti i luoghi che hanno progetti lasciati a metà – dice Renzi – E’ la più grande operazione di investimenti sui beni culturali con costi certi e tempi certi per re-impadronirci dei luoghi della nostra cultura e della nostra identità”. L’ultima richiesta della D’Urso è sulla situazione delle pensioni. “La disciplina è guardata con grandissima attenzione dall’Ue: quando saremo in condizione di prendere impegni li prenderemo” sottolinea il leader del Pd, che aggiunge: “Ora non siamo in condizioni di farlo ma stiamo lavorando a un sistema di flessibilità. Non si tagliano le pensioni. Non si tocca la reversibilità”.

L’arrivo di Renzi a Mediaset: il dietro le quinte – E’ arrivato con il fido Filippo Sensi, a bordo di una Maserati. Un’ora prima della diretta, come da protocollo. La quarta ospitata di Matteo Renzi da Barbara D’Urso nel salotto di Domenica Live su Canale 5 è iniziata come le altre. Con il comitato di benvenuto composto dal direttore di Videonews Claudio Brachino, dal direttore generale dell’informazione Mauro Crippa e dal presidente di Mediaset Spa Fedele Confalonieri ad accogliere il capo del governo. Come un amico. “Buon pomeriggio, presidentissimo” dice il premier stringendo la mano a Confalonieri, che ricambia la familiarità. E’ domenica, non manca la scena da bar sport. Renzi incrocia il cronista e gli fa i complimenti per l’abbigliamento scelto: “Maglione color viola, molto bello”, con evidente riferimento alla squadra del cuore. Confalonieri rivendica il territorio rossonero: “Non sfottiamo presidente” dice, mentre il suo Milan perde in quel di Reggio Emilia contro il Sassuolo di Giorgio Squinzi.renzi mediaset 675

Dopo il siparietto, dritto in camerino. Ingresso off limits per cronisti e addetti ai lavori. Il premier si prepara alla diretta. Almeno mezz’ora, divisa in due blocchi. Ma è facile immaginare uno sforamento dei tempi, anche perché l’ultima volta che si è accomodato sulla poltrona della D’Urso il premier ci è rimasto per quasi un’ora, il doppio di quanto previsto. Parlerà di Libia, questo è certo. Poi lavoro, unioni civili e politica interna. Il tutto dopo l’ospitata esclusiva di Naike Rivelli, la figlia di Ornella Muti, e di Yari Carrisi, il figlio di Al Bano e Romina Power. Che suona la chitarra per celebrare l’ingresso in studio di Siria. Poi Barbara D’Urso: “Vi dobbiamo lasciare, sta per entrare in studio Matteo Renzi“. Che, finita la sua ora scarsa d’intervento, ha presentato l’ospite successivo, Ivana Spagna, che ha denunciato la sua sosia. E’ l’infotainment, bellezza.

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