Prescrivono un integratore alimentare come rimedio anticancro a centinaia di malati l’anno in veste di fondazione non profit. Ed è la stessa famiglia che, con un nome diverso, produce e vende l’integratore, ricavando cifre che si avvicinano al milione di euro l’anno.

Accade a Firenze, dove la fondazione Valsé Pantellini, ente di diritto spagnolo istituito da Eliseo Garuti, afferma di essere depositaria di un metodo per la cura e la prevenzione del cancro a base di ascorbato di potassio (un derivato della vitamina C): bustine da sciogliere in acqua e da assumere fino a tre volte al giorno, a seconda della diagnosi. Non si tratta di una vera “terapia alternativa” alle tradizionali chemio e radioterapie, come precisa il responsabile scientifico Guido Paoli, bensì di un metodo aggiuntivo. “Non è che uno prende l’ascorbato e guarisce. Però magari una persona che aveva un tempo di vita limitato e con dolori bestiali, riesce a vivere il triplo o il quadruplo e in condizioni migliori”, spiega Paoli. Una speranza alla quale, stando alle cifre dichiarate dalla stessa fondazione, si aggrappano in tanti. “Seguiamo mediamente 800-900 casi l’anno, spesso tutti nuovi”, fa sapere Paoli.

Il metodo sarebbe stato inventato da Gianfrancesco Valsé Pantellini, un chimico fiorentino scomparso nel 1999 che avrebbe scoperto accidentalmente una cura per il cancro a base di succo di limone e bicarbonato di potassio, e avrebbe portato avanti i suoi studi per cinquant’anni senza tuttavia lasciare pubblicazioni scientifiche, se non un libro, “Il cofattore K+”, pubblicato dalla casa editrice Andromeda (la stessa che edita opere come “Vegetoterapia”, “Relatività e alchimia” o “L’aura umana”).

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