Via Ulpiano. Interno giorno. Che ci fanno attorno al tavolo della Sala Ippolito, al piano nobile della Protezione civile, il capo dipartimento, Fabrizio Curcio, il prefetto di Roma, Franco Gabrielli (insieme nella foto) e il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura (Csm) Giovanni Legnini? E’ una riunione delicata. Ma il Giubileo, forse, non c’entra. Qualcosa di più si capisce dalla presenza degli altri ospiti: quattro parlamentari del Pd, i soli ad essere invitati. E una manciata di giuristi, tra professori universitari, esperti e magistrati.

SAN GABRIELLI Il più famoso è Giovanni Canzio, oggi presidente della Corte di Appello a Milano, ma candidato di lusso per la poltrona di primo presidente della Cassazione che, per una coincidenza, è proprio qui di fronte, a Palazzaccio. Gabrielli lo conosce dai tempi del suo incarico all’Aquila dove Canzio era presidente della Corte di Appello e lui prefetto e poi vice commissario vicario dopo il terremoto, al fianco di Guido Bertolaso. Che ha poi sostituito alla guida della Protezione civile nazionale nel 2010 e fino a pochi mesi fa per essere poi nominato prefetto di Roma alle prese col Giubileo straordinario voluto da Papa Bergoglio. Un ruolo che lo chiama in causa anche in questo caso come autorità di protezione civile.

SENZA COLPA Nei quattro anni al dipartimento il dialogo tra Gabrielli e la magistratura non si è mai interrotto. Ma il tema in discussione oggi è di quelli che scottano: preparare un emendamento che metta al riparo i vertici del sistema di protezione civile dalle azioni di responsabilità penale. Una norma in grado forse di evitare che si ripetano in futuro processi come quello che ha visto di recente condannato in Cassazione Bernardo De Bernardinis, allora vice capo dipartimento e membro della commissione Grandi rischi, finito sotto accusa e condannato per le tranquillizzanti rassicurazioni fornite alla popolazione de l’Aquila alla vigilia del terremoto del 6 aprile 2009. Come fare? L’impresa non è facile e si temono polemiche. Il precedente che viene preso in considerazione è l’articolo 3 della legge Balduzzi che prevede la responsabilità penale dei medici (che abbiano provocato lesioni ma anche la morte dei pazienti) solo in caso di colpa grave, sempre che si siano attenuti alle linee guida in materia sanitaria.

FUORI TESTO Ma con ancora maggiore attenzione si guarda ad un’altra norma entrata in vigore solo il mese scorso e cioè il regolamento europeo per il settore della sicurezza aerea che prevede la non punibilità per tutte le violazioni non prevedibili o involontarie. Secondo le nuove disposizioni, gli Stati membri infatti non dovrebbero punire chi abbia assunto decisioni “le quali successivamente risultino essere state errate o inefficaci, ma che, nel momento in cui sono state adottate erano adeguate e opportune in base alle informazioni disponibili”. Una previsione utile in vista dell’approvazione del nuovo testo unico sulla protezione civile oggi all’esame del Senato.

MAGNIFICI QUATTRO Di qui l’invito alla riunione a porte chiuse dei quattro parlamentari del Pd, Chiara Braga che del testo è stata relatrice alla Camera; Raffaella Mariani, capogruppo in commissione Ambiente e David Ermini responsabile Giustizia del partito. Il testo è stato licenziato a Montecitorio alla fine di settembre. E dovrà tornarci una volta emendato, come negli auspici, al Senato. E a Palazzo Madama gli occhi sono tutti puntati su Massimo Caleo, il quarto parlamentare del Pd che ha partecipato alla riunione a porte chiuse a via Ulpiano e che ha già preso l’iniziativa: ha chiesto che della questione si occupi la commissione Ambiente di cui è membro, e non la Affari Costituzionali a cui il dossier è stato affidato. Le limature all’emendamento sono in corso: le polemiche sono messe in conto. Bisognerà solo capire quanto saranno violente.

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