Stamo de qua… e stamo de là“, gongola Salvatore Buzzi. Dove per “de qua” e “de là” il braccio operativo di Massimo Carminati intende i due schieramenti opposti in Consiglio comunale: il potere della cupola arrivava a pilotare gli appalti sia in favore della maggioranza targata Partito Democratico che dell’opposizione di centrodestra. Perché bisognava accontentare tutti. E il garante degli “equilibri politici” secondo l’accusa alla base della spartizione delle commesse era Mirko Coratti, presidente dell’assemblea capitolina in quota Pd finito agli arresti con altre 43 persone nell’inchiesta su Mafia Capitale.

Sono gli stessi inquirenti a tratteggiare il ruolo dell’esponente del Pd, che avrebbe trasformato “la funzione di controllo e di indirizzo del Consiglio Comunale sull’esercizio del potere di indirizzo della giunta su controllate come Ama (la municipalizzata che si occupa della gestione dei rifiuti, ndr) in strumento di intervento diretto e personale sulla assegnazione dei lavori da parte dell’azienda”. L’appalto presa in esame è la gara AMA n. 30/2013 riguardante la raccolta del multimateriale: “Nel corso di dialoghi con i suoi collaboratori – si legge nell’ordinanza di custodia cautelare – Buzzi indica il ruolo di Coratti nell’assegnazione delle gare di Ama; Coratti che si preoccupa che siano rispettati gli equilibri politici tra maggioranza e opposizione in Consiglio Comunale nella percezione delle relative utilità“.

Tradotto: Coratti aveva il compito di far sì che venissero accontentati sia gli appetiti degli esponenti del centrosinistra al governo sia quelli del centrodestra. Un ruolo che emerge chiaro da un dialogo captato nel gennaio 2014 negli uffici della cooperativa 29 giugno tra Buzzi e Claudio Caldarelli, che spiega: “Coratti dice che sulla gara AMA 27 lui non se la po’ carica’ tutta quanta. Dice ‘una parte deve esser a carico dell’opposizione‘”. Nel senso che una parte dell’appalto deve essere affidata a una coop legata al centrodestra romano.

A governare la città di Roma ci sarebbe in pratica un unico schieramento trasversale, un’unica consorteria che si spartisce le commesse. E chi c’è dall’altra parte della (teorica) barricata politica? C’è Giordano Tredicine, presidente Commissione Politiche Sociali e Famiglia sotto la giunta Alemanno, attuale vicepresidente del consiglio comunale e vicecoordinatore di Forza Italia per il Lazio (nonché esponente di una famiglia che controlla la quasi totalità del commercio ambulante di Roma), finito anch’egli in manette in questa seconda tornata di arresti.

“A noi Giordano c’ha sposati – spiega Buzzi a Caldarelli nella stessa intercettazione, utilizzata dagli inquirenti per illustrare la logica spartitoria utilizzata dal gruppo – e semo felici de sta co Giordano”. Perché, continua il capo della 29 giugno, “stamo de qua.. e stamo de là…”, sia con il centrosinistra che con il centrodestra. Buzzi si spiega ancora meglio qualche secondo più tardi: “Formula Sociale (società cooperativa utilizzata da sodalizio di Mafia Capitale insieme alla 29 giugno, ndr) semo sempre noi… in quota Giordano… de qua semo sempre noi e volemo sta pure con te..”.

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