C’è un nuovo modo di trascorre il weekend e le vacanze in mezzo alla natura, a contatto con la terra e le tradizioni: l’ospitalità rurale. Questo significa dormire e mangiare in aziende agricole familiari, biologiche e biodinamiche, in case di piccoli contadini con vista orto, in agriturismi dove si lavora la terra, da vignaioli convinti che “il vino si fa in vigna”, in ecovillaggi con campi coltivati e corsi per riconoscere le erbe e le piante. Una guida appena pubblicata dalla casa editrice Altreconomia, intitolata Dormire nell’orto, traccia una mappa di 250 diverse destinazioni in tutta Italia, luoghi di accoglienza differenti, dove non si fa semplicemente turismo, ma si viene chiamati per nome, sedendosi a tavola con chi ospita, gustando il piacere dello stare insieme. Scorrendo le pagine del vademecum scritto da Massimo Acanfora e Roberto Brioschi, è difficile scegliere la destinazione migliore perché ogni luogo sembra incantevole, raccontato com’è attraverso la sua storia e le sue particolarità. Ecco cinque mete come esempio dell’offerta variegata che offre il territorio italiano.

L’azienda agricola di montagna Salerin, a Delmonte (in provincia di Cuneo), nella Valle Stura, si trova al centro dell’Occitania, a cavallo del confine italo-francese. Il proprietario raccoglie erbe officinali, coltivate e spontanee, produce ortaggi biologici, e ospita nello spirito del ”raccontar facendo”, cioè offrendo alloggio in cambio di lavori agricoli quotidiani sulla montagna. Ma si può visitare Salerin anche solo per un giorno, trascorrendo la mattinata nel grande orto botanico a cielo aperto, dove ammirare e scoprire i segreti delle piante.

Segue lo spirito wwwofer, acronimo di World Wide Opportunities on Organic Farms, associazione internazionale che mette in contatto chi ama la vita rurale con la possibilità di ricevere vitto ed alloggio in cambio di lavoro in aziende e fattorie biologiche, la Comazera, in val Camonica, in provincia di Brescia. I due proprietari – si legge in Dormire nell’orto – allevano api e coltivano verdura, un campo di erbe officinali e piccoli frutti per succhi e confetture.
La Fonte, in provincia di Trento, invece, “è il primo eco-agriturismo biologico di montagna a conduzione familiare in Trentino: l’azienda agricola biologica è parte integrante di diversi ecosistemi, tra cui il bosco e il torrente e ha tre fabbricati, ristrutturati con materiali naturali, alimentati da energie rinnovabili (pannelli fotovoltaici e solaretermici) e con fitodepurazione degli scarichi”. Alla Fonte si fa un lavoro di recupero ambientale sui terreni terrazzati abbandonati da decenni. Inoltre si organizzano visite guidate e attività didattiche.

Spostandosi verso il centro Italia, sulle colline di Gubbio, si trova Pratale, un podere gestito in modo biologico da una coppia con tre figli che accoglie, in cambio di lavori agricoli e un contributo di 10 euro al giorno, “chiunque abbia voglia di condividere per un po’ il nostro modo di vivere – come spiega la proprietaria nella guida. – Ci sono due orti, molti alberi da frutto, 20 ettari di pascolo e di boschi di cui cerchiamo di aver cura, anche perché usiamo una stufa per riscaldare la casa d’inverno e cuciniamo tutto l’anno con la legna. Vorremmo far diventare i campi “pascolo alberato” per evitare l’erosione, creare ombra per gli animali e arricchire la terra. La sistemazione è spartana. Facciamo a meno di alcune cose: l’automobile, il telefono, la televisione, la lavatrice, il frigo (durante l’inverno). Ma senza essere fanatici: abbiamo un’Apecar, una motosega e un computer”.

Più a sud, in Campania, in provincia di Salerno, c’è il Sentiero del Riccio: sette ettari, tra lucciole e licheni, alle pendici del massiccio dei Monti Alburni, nell’area del Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano. Qui c’è spazio per bosco, vigneto, oliveto, castagneto, orto, e per le api. Il proprietario ha un obiettivo preciso: ricreare un’azienda ciclo chiuso, poco dipendente da fonti di energia fossile, riciclando gli scarti di produzione e trasformazione. Un viaggio, quello di Dormire nell’orto, tutto da scoprire, che dimostra “un ritorno alla terra potente e importante” e che “la rete dei contadini di ritorno, dei ri-abitanti, dei nipoti, dei figli e di chi il solco l’ha sempre difeso con la zappa è destinata a infittirsi”.

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