Gli auguri di “prosperità” per il 2015 dell’imperatore Akihito alla nazione, consueti in periodo di shōgatsu – periodo di ferie che in Giappone inaugura un nuovo anno – suonano quanto mai ironici. A guardare gli ultimi dati demografici riguardanti il 2014, sembra infatti che il Paese-arcipelago di prosperare non abbia più la forza. E il governo di Shinzo Abe deve correre ai ripari – con l’approvazione di un budget da record – per arginare la crescita costante del costo del welfare e far uscire il Paese dalla recessione.

Secondo le stime del ministero della Salute, del Lavoro e del Welfare, rese pubbliche il giorno di capodanno, nel 2014 i decessi in Giappone hanno superato il milione e duecentomila – un numero in crescita costante negli ultimi cinque anni – mentre le nascite si sono fermate appena sopra il milione. Nessuno spiraglio di ottimismo: un ulteriore declino è inevitabile, ha spiegato all’agenzia Kyodo un funzionario del governo, vista “la continua diminuzione del numero di donne in età fertile”.

L’allarme era stato lanciato già due anni fa: entro il 2060 la popolazione giapponese – che oggi conta 128 milioni di persone – potrebbe ridursi di un terzo, con gli ultrasessantenni a costituire oltre il 40 per cento della popolazione totale. Per gli esperti dell’Istituto nazionale per le ricerche sulla popolazione e la previdenza sociale di Tokyo, se il tasso di natalità restasse sui livelli attuali compresi tra 1,3 e 1,4 bambini per donna, quello giapponese potrebbe essere – e per certi versi è già – il calo demografico più rapido del mondo.

Studi più recenti dell’università del Kyushu – nel sud del Giappone – hanno rilevato inoltre che nei prossimi dieci anni un giapponese su cinque tra i 65enni sarà affetto da demenza senile, addirittura uno su tre nel 2060. Un bel grattacapo per Tokyo che oltre alla recessione economica in cui il Paese è ripiombato negli ultimi mesi del 2014, deve affrontare il rischio di un sistema sanitario e previdenziale sempre più oneroso per le casse dello Stato.

La manovra approvata ieri dal governo – pochi giorni dopo il via libera al budget supplementare per l’anno 2014 – passerà alla storia come la più imponente degli ultimi anni. Secondo quanto rivelato da Reuters, il governo metterà sul piatto 96,3 mila miliardi di yen (circa 680 miliardi di euro); obiettivi dichiarati: rilanciare l’economia nazionale confermando gli investimenti nel settore delle opere pubbliche (circa 40 miliardi di euro) e dimezzare il deficit che oggi ammonta al 227 per cento del Pil, per arrivare al 2020, l’anno delle Olimpiadi di Tokyo, al pareggio di bilancio.

Un obiettivo ambizioso a fronte un aumento della spesa per il welfare di mille miliardi di yen (poco più di 70 miliardi di euro) e di un investimento più generoso anche nel comparto difesa: pronto un investimento da oltre 5 mila miliardi di yen (35 miliardi di euro), in crescita del 2 per cento rispetto all’anno scorso.

Nonostante gli avvertimenti del Fondo monetario internazionale sul rischio che il debito tocchi già quest’anno il 245 per cento del Pil, tra le fila del governo conservatore guidato da Abe c’è fiducia. “La manovra finanziaria – ha spiegato alla stampa il ministro delle Finanze Taro Aso – affronta in maniera appropriato i problemi del Paese, tra cui lo stimolo alle economie locali e il welfare. Con la revisione del fisco del prossimo anno, favoriremo la ripresa e consolideremo le finanze pubbliche”.

Abe e i suoi – usciti rafforzati dalle ultime elezioni – contano infatti sull’incremento delle entrate fiscali dovuto ad un aumento della tassa sui consumi dal 5 all’8 per cento entrato in vigore ad aprile dello scorso anno, che dovrebbe inoltre ridurre l’emissione di bond. Un ulteriore aumento dell’impopolare tassa dall’8 al 10 per cento, inizialmente previsto per fine 2015, è stato posticipato ad aprile 2017.

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