L’allarme dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) è scattato nelle scorse settimane. Ad essere interessato sempre il continente africano, in particolare l’isola del Madagascar. Stavolta, però, l’epidemia di Ebola non c’entra. A destare attenzione è un male antico, che nel Medioevo ha causato milioni di morti, la peste. Endemica nelle campagne dell’isola, è arrivata anche nella capitale Antananarivo, dove di recente sono stati registrati due casi – l’ultimo segnalato nella città risaliva ad alcuni anni fa -, di cui uno letale. “Esiste il rischio di una rapida diffusione della peste in tutto il Madagascar”, denuncia l’Oms.

La vittima è una giovane donna che viveva in una bidonville della capitale, una metropoli con più di due milioni di abitanti. Sotto accusa le pessime condizioni igienico-sanitarie di alcune regioni del Madagascar, soprattutto all’interno delle carceri. A costringere gli esperti dell’Oms ad alzare il livello di allerta, “l’alta densità della popolazione nella città, e la debolezza del sistema sanitario del Paese”. Per evitare la diffusione della malattia, è già stata attivata una “task force” che vede coinvolti, oltre al personale dell’agenzia dell’Onu, anche la Croce Rossa internazionale e l’Institute Pasteur del Madagascar.

Negli ultimi tre mesi, infatti, sono stati segnalati circa 150 casi, una cifra superiore alla media stagionale degli ultimi cinque anni. I morti, secondo le ultime stime, sono quasi 50. Un bilancio che potrebbe diventare più pesante, secondo le autorità locali, “per la consueta recrudescenza della malattia tra i mesi di ottobre e marzo”. Provocata da un batterio, Yersinia pestis, che si trasmette dai ratti all’uomo attraverso le pulci, la peste ha un’incubazione di 5-6 giorni e si sviluppa in genere in forma bubbonica, provocando un ingrossamento dei linfonodi. Ma, se l’infezione colpisce i polmoni – come accaduto in circa il 2% dei casi del Madagascar – può anche causare una forma di polmonite, molto più pericolosa, perché capace di trasmettersi per via aerea da uomo a uomo, e in grado di portare alla morte in appena 24 ore.

“La situazione – sostengono gli esperti dell’Oms – è ulteriormente complicata dall’elevato livello di resistenza agli insetticidi, usati diffusamente nel Paese per il controllo delle pulci”. “Il problema più grande, però – sottolinea Christophe Vogt, della Croce Rossa internazionale, nell’isola da due anni -, è l’ignoranza. E questo vale sia in Madagascar che nelle altre regioni del mondo, quelle subtropicali, in cui è ancora presente la peste. La maggior parte della popolazione, infatti – aggiunge l’esperto – tende a non rivolgersi ai medici, e a non usare gli antibiotici”. “Se diagnosticata in tempo, infatti – suggeriscono i medici dell’Oms – la malattia può essere trattata con successo attraverso l’uso di antibiotici, che riducono la mortalità dal 60% al 15%”. Per questa ragione, al momento l’Oms non ha imposto restrizioni agli scambi commerciali o ai viaggi in Madagascar, meta ambita dai turisti durante le vacanze natalizie.

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