La musica spesso rappresenta la realtà sociale meglio di tanti articoli. Se si vuol capire come si vive in terra di ‘ndrangheta basta ascoltare l’ultimo singolo della rapper calabrese Loop Loona, Dalle mie parti. Loona ha esordito quest’estate con l’album, Senza fine (Antibemusic), che vanta la produzione del rapper Turi. La miss del rap si è fatta le ossa nell’underground per poi partecipare, qualche anno fa, a Mtv Spit, programma dedicato alle gare di free-style. Con una voce scura che non rinuncia all’accento della sua terra, raffinata tecnica, testi taglienti e basi originali, Loop Loona è sicuramente la “fimmina” più incazzata e rappresentativa della scena rap italiana.

Il video ha delle immagini molto violente, perché questa scelta stilistica?

È stato il regista, Mauro Russo, a scegliere questo taglio e io gli ho dato mano libera. Era stato colpito dalla copertina dell’album e mi ha scritto dicendo che voleva fare un video violento proprio come la copertina. Ho subito pensato al brano Dalle Mie Parti, ne abbiamo parlato, io gli ho mandato un po’ di articoli di cronaca e materiale che poteva essergli d’aiuto per entrare nel mood del luogo da cui provengo e ne è uscito un video dalle immagini molto forti e crude, come la realtà da cui provengo. Il video gioca molto sul contrasto: da un lato c’è la bellezza della Calabria, la sua dolcezza e l’innocenza, e dall’altro la crudeltà della morte, della violenza, dell’omicidio. Si sono mobilitate tante persone del luogo per aiutarci nella realizzazione e questo è un sintomo positivo.

Il video si apre con una frase dello scrittore calabrese Corrado Alvaro: “La disperazione più grave che possa impadronirsi d’una società è il dubbio che vivere rettamente sia inutile”. Oggi quanto è vivo questo dubbio in Italia?

Il problema è che in Italia non c’è più il dubbio, troppe persone sono ormai convinte che vivere in modo onesto sia inutile. Anche io, a dire tutta la verità, qualche volta mi son trovata a pensare che l’educazione che mi hanno dato i miei genitori al rispetto di alcuni valori e regole fosse sbagliata, perché c’è sempre il furbo di turno che riesce a ottenere molto di più tramite conoscenze e sotterfugi. Ma alla fine mi ritrovo sempre a fare la scelta giusta, e non perché ho paura, ma perché credo seriamente che se riesco a raggiungere un obiettivo con le mie forze nessuno mi potrà togliere quello che è mio, e soprattutto non sarò ricattabile. Questo è un punto fondamentale per me: quanti di quelli che adesso ricoprono posti rilevanti non sono ricattabili?

Nel brano racconti storie realmente accadute, come la vicenda del boss Francesco Raccosta, dato in pasto vivo ai maiali, o quella di Francesco Inzitari, diciottenne ucciso con dieci colpi di pistola in viso per ritorsione nei confronti del padre. Cosa ti spinge a raccontare queste storie?

Capire. Vorrei cercare di capire perché ancora accadono questi fatti, vorrei capire da dove proviene quest’odio che ci portiamo dietro da generazioni. Io ho avuto la possibilità di scegliere, ma c’è gente che nasce senza avere questa possibilità. Allora mi chiedo: se mi fossi trovata al loro posto, cosa avrei fatto? È semplice giudicare, usare dei toni buonisti dicendo che la criminalità organizzata è qualcosa di negativo, è troppo facile e scontato. Se l’unica scelta che hai è uccidere o essere ucciso allora cosa fai? Chi o che cosa ci ha messo, a noi calabresi, in queste condizioni? Chi fa in modo che la situazione non si evolva? Io non voglio dare un giudizio, voglio che la gente sappia come stanno le cose e che giudichi da sé.

L’incipit del singolo dice: “Dalle mie parti muori per un colpo di testa, sbagli a parlare e ti ritrovi con un colpo alla testa, per questo sputo sulle vostre cazzate da gangsta…”. Cosa pensi del gangsta rap nostrano?

In Italia non c’è del vero gangsta rap perché non c’è nessun rapper che ha un background tale da poter risultare credibile. Quelli che davvero provengono dalle zone più disagiate o da famiglie con un certo vissuto di solito hanno testi positivi. Ci sono tanti rapper, alcuni molto bravi, altri molto meno, che si ispirano al gangsta rap americano, ma a me fanno un po’ sorridere. Non mandano messaggi costruttivi, ma credo che siano innocui.

Ormai l’Hip Hop è esploso, anche in Italia, e iniziano ad apparire sempre più rapper donne. Quanto è stato ed è difficile affermarsi in un genere maschile e spesso maschilista?

È difficile affermarsi come rapper in generale se vuoi seguire un percorso “onesto”. Ancora io non mi sento affermata, ho molta strada da percorrere ed essere donna certo non aiuta, dato che in tutti i campi lavorativi le donne sono troppo spesso sottopagate e meno considerate rispetto ai propri colleghi uomini. Tempo fa me la prendevo molto di più sul personale quando ricevevo insulti sessisti, adesso li ignoro. Se qualcosa ti è indifferente non può avere nessun effetto su di te e poco alla volta sparisce.

Nel brano dici “Dalle mie parti dicono di non parlare”, per te non vale… 

No, per me, come per molte persone non vale. Non ho assolutamente timore a trattare certi argomenti e attualmente avrei più paura di essere uccisa per mano dello Stato (vedi il caso Cucchi come esempio) che per mano della criminalità.

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