Due ministre del governo giapponese, Yuko Obuchi e Midori Matsushima, hanno rassegnato le proprie dimissioni sulla base di presunte violazioni dell’utilizzo dei fondi per la campagna elettorale, scatenando una bufera sul governo e sul Partito liberaldemocratico guidati da Shinzo AbeA inizio settembre erano state scelte proprio dal primo ministro per favorire, a partire dalla politica, il coinvolgimento delle donne nella società. Neanche due mesi dopo lo scandalo. La prima era responsabile del dicastero per il Commercio e l’Industria, la seconda del dicastero della Giustizia. Il premier si è scusato e ha annunciato che nominerà subito le sostitute.

A incastrare Obuchi sarebbero stati biglietti per spettacoli teatrali e pranzi. Durante la campagna elettorale del 2012, stando a quanto rivelato da un’inchiesta dell’Asahi Shimbun, il comitato elettorale dell’allora candidata parlamentare avrebbe speso più di quanto incassato con i contributi versati dai sostenitori coinvolti in un viaggio di sostegno a Tokyo. Il 17 ottobre è stata presentata un’interrogazione parlamentare per presunte donazioni illecite.

Obuchi, 40 anni, figlia di un ex primo ministro e descritta da alcuni commentatori come la “principessa” della politica giapponese, una predestinata con connessioni di prim’ordine, doveva essere il volto “fresco” della nuova compagine governativa. “Non voglio che le politiche economiche ed energetiche del governo si fermino a causa dei miei problemi personali”, ha spiegato in conferenza stampa. Nominata nel ruolo chiave di ministro responsabile anche delle centrali nucleari del Paese, al momento spente, nei piani di Abe Obuchi avrebbe dovuto essere il volto giusto per annunciare ai cittadini giapponesi il ritorno al nucleare. Diverse critiche erano state sollevate però sull’esperienza e sulle effettive competenze della parlamentare.

Anche per Matsushima i problemi sono arrivati alla scoperta di sospette donazioni al suo elettorato. Questa volta sotto forma di ventagli. In circa tre anni l’ormai ex ministro della Giustizia avrebbe distribuito gratuitamente ventaglietti con la sua immagine e il suo programma politico, per un valore dell’equivalente in yen di 12mila euro. Secondo la legge elettorale giapponese, però, chi si presenta alle elezioni non può donare ai suoi elettori nulla che abbia valore monetario. Insieme a una denuncia da parte dei parlamentari del Partito democratico (Pdg), il principale partito d’opposizione, venerdì 17 ottobre è arrivata la richiesta di dimissioni. “Matsushima occupa la posizione di ministro della giustizia, che presiede all’intero sistema giudiziario – ha dichiarato in aula Renho, parlamentare del Pdg ed ex ministro della giustizia – “Noi la riteniamo non adatta a ricoprire questo ruolo”.

Ma la storia non sembra finita qui. Potrebbero esserci problemi anche per altre due neo-ministre: Eriko Yamatani, incaricata della questione dei rapimenti di cittadini giapponesi in Corea del Nord, ritratta nel 2009 insieme al leader di un gruppo dell’estrema destra razzista giapponese; e Sanae Takaichi, ministro degli Interni e da oggi ministro ad interim del Commercio e dell’Industria, sulla quale pendono accuse di legami con il Partito nazionalsocialista dei lavoratori, formazione extraparlamentare d’ispirazione neonazista. Il rischio di ripercussioni sulla tenuta del governo c’è, ma le dimissioni immediate di Obuchi e Matsushima hanno aiutato a contenere l’emergenza. “Il primo ministro si ritiene responsabile della nomina [delle due ministre]”, ha dichiarato alla stampa il capo portavoce del governo Yoshihide SugaTuttavia, a meno di ulteriori scossoni dall’opposizione, Abe gode di un tasso di popolarità ancora relativamente alto (48 per cento, secondo gli ultimi dati del Mainichi Shimbun) e di una maggioranza schiacciante in Parlamento. Il giusto mix per arrivare integro alle elezioni del 2016.

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