Accuse di voto di scambio e favoritismi, poi denunce per diffamazione. C’è una battaglia a base di querele dietro lo scontro di mercoledì 15 ottobre tra due parlamentari torinesi del Movimento 5 Stelle, il senatore Alberto Airola e la deputata Eleonora Bechis. Un battibecco che avrebbe portato i due quasi alla rissa in Parlamento, così come riportato da alcuni. La battaglia inizia nel 2013, poco dopo le elezioni politiche con cui i sostenitori di Beppe Grillo entrarono in Parlamento. Da una parte ci sono la Bechis e il suo collaboratore, Agostino Formichella, dall’altra un consigliere della VI circoscrizione di Torino, Paolo Tkalez, e un militante, Xavier Bellanca, supportati da parte dei “grillini” del capoluogo.

Formichella, scelto dall’onorevole Bechis come portaborse, è un militante che alcuni nel movimento torinese non apprezzano. Nel 2011, nelle votazioni per la scelta del candidato sindaco del M5S, ottiene pochi voti e “rinnega” la vittoria di Vittorio Bertola, ma viene comunque inserito nella lista dei candidati consiglieri. Da allora conduce la campagna elettorale senza lavorare con gli altri, fino a quando il giorno delle elezioni viene espulso dal gruppo per non aver rispettato le regole. Lui continua a fare attività, ma il 2 agosto 2012 viene diffidato da Beppe Grillo dall’uso del nome, del logo e dell’immagine del M5S. Nonostante la diffida nel 2013 Formichella si impegna nella campagna elettorale sostenendo la Bechis e i due ce la fanno: lei viene eletta alla Camera e lui viene scelto come assistente. “A livello locale questa cosa ha dato fastidio, perché di fatto Eleonora ha assunto un collaboratore eticamente non rispondente a nostri principi”, ha detto Airola all’agenzia Adnkronos.

Proprio qui cominciano le polemiche. Alcuni militanti mettono in dubbio le competenze di Bechis e Formichella e la selezione, ritenuta poco meritocratica, e sostengono che lo facciano solo per arrivare nei palazzi romani e per guadagnare soldi. La discussione si sposta così in rete e su Facebook e il 29 maggio, sulla pagina di Xavier Bellanca, quest’ultimo e Tkalez commentano l’accaduto con messaggi ritenuti pesanti dalla Bechis. Tkalez accusa addirittura la deputata e l’assistente di voto di scambio.

La discussione virtuale arriva ai diretti interessati e così Bechis e Formichella presentano alla procura di Torino due separate querele per diffamazione dando origine a due inchieste distinte. La prima è contro Tkalez, accusato di aver diffamato “a mezzo stampa”, mentre nella seconda si denuncia la diffamazione aggravata fatta dal consigliere di circoscrizione e da Bellanca. L’esposto della Bechis arriva al sostituto procuratore Sabrina Noce che dopo aver letto i messaggi chiede l’archiviazione perché – pur ritenendo le frasi scurrili e offensive – crede che siano critiche legittime in un contesto politico e che non si configuri il reato di diffamazione a mezzo stampa. Tuttavia il presidente della sezione gip Francesco Gianfrotta non archivia e anzi decide l’imputazione coatta per Tkalez. La data del processo non è ancora stata fissata. Nel frattempo l’indagine nata dalla querela di Formichella è stata chiusa circa un mese fa, aprendo un’altra ferita nel movimento: “La querela di Formichella è stata una sorpresa”, afferma un attivista storico.

Così si arriva a mercoledì, pochi giorni dopo l’evento al Circo Massimo: all’assemblea congiunta si vive un momento di tensione quando il senatore Airola, nuovo capogruppo in Senato, cerca di parlare con la Bechis per convincerla a ritirare la querela contro Tkalez. “Per una lite sciocca questo consigliere che lavora nella Pubblica amminstrazione. rischia di essere condannato con danni professionali e tutti i problemi che ne derivano”, ha detto il senatore. “La riunione congiunta è saltata, quindi sono andato da lei e, pacatamente e garbatamente, le ho chiesto di ritirare la denuncia. Siamo il popolo del vaffa, non possiamo denunciarci tra di noi per uno screzio su Fb”. Per Bechis lui non è stato così pacato: “Gli insulti ci sono stati e non sono stati ritirati se non dopo la querela”. Gli animi si sarebbero scaldati anche per l’intervento di tre parlamentari in difesa della Bechis. “Per me era chiusa ieri sera – scrive Walter Rizzetto in un tweet – Per qualcun altro no. Airola mente, non se ne accorge nemmeno. Capogruppo Senato capace”. Al ‘cinguettio’, Rizzetto accompagna un fotomontaggio che ritrae Airola con la maschera del temibile ‘Hannibal the Cannibal‘.

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