Tanti rumors e indiscrezioni, poche notizie concrete. La prolungata assenza di Kim Jong-un ha dato il via a una serie di voci sia sulle condizioni di salute del giovane leader sia su chi abbia preso il suo posto alla guida del Paese. L’unica notizia certa è l’ammissione della stampa ufficiale sulle condizioni fisiche del Brillante compagno. La convalescenza del leader ha però aperto a un filone di speculazioni: chi è oggi al potere. Secondo quanto riportato dal centro studi sudcoreano North Korea Intellectual Solidarity, le redini del comando sono restate in famiglia e a fare le veci di Kim Jong-un sarebbe la sorella minore nata nel 1987, Kim Yo­-jong.

La notizia arriva da una fonte anonima, di cui è difficile stabilire la veridicità. Secondo la fonte, lo scorso 6 settembre, proprio su impulso della ragazza, il Partito dei lavoratori avrebbe varato un programma in quattro punti: procedere con le cure a Kim Jong-un; far sì che tutti i funzionari e gli alti membri del Partito si attengano a quanto stabilito da Kim in precedenza; messa in massima allerta dell’esercito e, da ultimo, far riferimento per tutto proprio a Kim Yo­-jong. Come ricorda il North Korea Leadership Watch, con l’ascesa al potere del fratello, sono aumentate anche le presenze in pubblico della ragazza, classe 1987, affianco al leader. Sarebbe addirittura lei a organizzare le uscite pubbliche di Kim Jong-un. La figlia nata dalla relazione tra Kim Jong-il e Kim Yong-hui avrebbe inoltre contatti sia con il Comando di Guardia, sotto cui ricade la sicurezza della famiglia Kim, sia con il ministero per la Sicurezza.

Allo scorso 9 marzo risale invece il primo riferimento ufficiale a un suo ruolo di alto funzionario all’interno del Partito dei lavoratori. Gli effettivi meccanismi di guida rimangono tuttavia sempre avvolti dalla massima segretezza e il sistema opaco, ma il presunto ruolo decisionale di Kim Yong-hui rimanda a una gestione del potere, quanto meno più collegiale. “Nonostante il malessere il maresciallo continua a guidare il popolo”, è comunque il messaggio lanciato lo scorso 25 settembre dalla Chosun Central Tv, anche la propaganda tenda a tacere dei problemi fisici della leadership, come nel caso dell’ictus che colpì l’allora Caro Leader Kim Jong-il nel 2008.

Da circa tre settimane Kim Jong-un non si faceva vedere in pubblico, l’assenza più vistosa è stata quella alla seconda sessione dell’Assemblea suprema del popolo, sorta di parlamento alla nordcoreana. A seconda dei giornali e delle a analisi al riguardo, è stato stilato un elenco dei possibili mali e acciacchi fisici di cui Kim Jong-un dovrebbe soffrire. Si è parlato di gotta, la malattia dei re per via della dieta iperproteica. Un’ipotesi che rimanda anche alla biografia del padre, Kim Jong-il, scritta dal britannico Michael Breen, All’ombra del dittatore grasso, che già dal titolo enfatizza le condizioni di privilegio di cui gode la dirigenza.

Si è fatto riferimento a problemi cardiaci, vista la stazza del giovane leader, e da ultimo si è parlato di un’operazione alle caviglie, malandate per l’uso dei cosiddetto tacco cubano per sembrare più alto. Ipotesi quest’ultima avallata dalle immagini che questa estate l’avevano mostrato claudicante. Per i media ufficiali, i problemi fisici sono dovuti alla stanchezza nel guidare con forza il Paese. Un secondo filone di speculazione è quello lanciato dal britannico Telegraph riprendendo quanto riportato dal sito New Focus International, vicino agli ambienti degli esuli. I timori per il rischio di instabilità politica avrebbero spinto verso una sorta di serrata di Pyongyang, con restrizioni all’accesso e all’uscita da e verso la capitale. Notizie che tuttavia non trovano conferma dalle fonti di un altro portale specializzato nel raccontare la Corea del Nord, NK News, che non vedono segnali di tensione.

di Sebastiano Carboni

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