A due giorni dalla sua diffusione il nuovo video dei Maroon 5 – che fa da sfondo al singolo “Animals” – è già al centro delle polemiche. Protagonista della clip è il frontman del gruppo, Adam Levine, che interpreta un macellaio sociopatico che perde la testa per una sua cliente e inizia a seguirla e fotografarla in ogni attimo della giornata. E non solo; nel finale il cantante bacia appassionatamente la coprotagonista (interpretata da Behati Prinsloo, neo-moglie di Levine) sotto un getto di sangue che avvolge entrambi. D’altronde già il testo aveva suscitato qualche dubbio, soprattutto per le parole utilizzate in questo verso: “Baby I’m preying on you tonight, hunt you down, eat you alive” (“Baby ti sto dando la caccia stanotte, ti bracco, ti mangio viva”).

Le proteste delle associazioni statunitensi che tutelano i diritti delle donne non si sono fatte attendere e l’accusa è ben chiara: il video incoraggia lo stalking e la violenza contro le donne. A insorgere per primo è stato il Rainn (Rape Abuse and Incest National Network) che attraverso una nota della portavoce Katherine Hull ha dichiarato: “Il video Animals dei Maroon 5 è una rappresentazione pericolosa delle fantasie di uno stalker e nessuno deve confondere un crimine di questo tipo con l’amore. La banalizzazione dello stalking – e di altri atti di questo genere – non deve trovare posto nel mondo dello spettacolo”. Gli fa eco il National Sexual Violence Resource Centre, secondo cui nella clip Adam Levine tratta la donna come un pezzo di carne. Il fenomeno dello stalking, infatti, è fin troppo radicato negli Stati Uniti; basti pensare che secondo un rapporto pubblicato dall’Ufficio di Giustizia quasi 3,5 milioni di persone hanno subito questo tipo di crimine.

La band finora è rimasta in silenzio; le polemiche, infatti, non hanno minimamente intaccato il successo del video: nel giro di poche ore, infatti, le visualizzazioni hanno superato quota sei milioni, creando intorno al videoclip un vero e proprio caso mediatico. Il singolo è il secondo estratto dall’album “V”, quinto lavoro della band, che deve il suo successo a brani come “This love”, “Payphone” e “Moves like Jagger”. Ma non è la prima volta che una clip musicale si trova al centro delle polemiche per la banalizzazione e lo sfruttamento del corpo femminile. Nell’estate 2013, infatti, è stato il turno di “Blurred Lines”, singolo di Robin Thicke con la partecipazione di Pharrell Williams e T.I., in cui tre ragazze vestite solo di un perizoma si muovono intorno ai cantanti in maniera ammiccante. Thicke è stato accusato da alcune associazioni inglesi di aver scritto una canzone che incoraggia lo stupro; lui ha sempre rimandato indietro l’accusa definendola “ridicola”, ma molte università del Regno Unito in quel periodo ne vietarono l’ascolto. Anche in quel caso, gli attacchi si sono trasformati in una miniera d’oro: “Blurred Lines”, infatti, è stato il singolo più venduto del 2013 (645.000 copie solo nelle prime tre settimane) ed è poi stato calcolato che sia la canzone più scaricata nella storia del Regno Unito (con oltre 342 milioni di visualizzazioni su Youtube).

Articolo Precedente

Yann Tiersen, oltre “Il favoloso mondo di Amélie” un mondo eterogeneo di sonorità

next
Articolo Successivo

Mei Faenza 2014: il bilancio sullo stato della musica in Italia con Enrico Deregibus

next