3 milioni di euro all’anno dal 2009, più di 3 milioni e mezzo nel 2008 e, addirittura oltre 4 milioni di euro nel 2007, in totale – solo per guardare agli ultimi sette anni – oltre 22 milioni di euro. A tanto ammontano gli importi incassati dalla SIAE, negli ultimi anni, a titolo di c.d. diritti di repografia ovvero quelli dovuti da chiunque faccia una fotocopia di un libro altrui nei limiti previsti dalla legge.

Un fiume di denaro che, negli anni, è entrato nelle casse della Società italiana autori ed editori e che non è chiaro se ed in che misura, da queste casse sia poi stato effettivamente ripartito – come avrebbe dovuto accadere – a favore degli autori dei libri in questione.

Il dubbio nasce dalla circostanza che navigando nell’apposita sezione del sito della SIAE – come segnalato sabato scorso – viene fuori un lunghissimo elenco di migliaia di nomi di autori eccellenti – dal Presidente del Consiglio in carica a Paulo Coelho, passando per Roberto Saviano e gli eredi di Giulio Andreotti, Enzo Biagi e Indro Montanelli – di libri stampati nel tempo [n.d.r. non solo negli ultimi anni] che secondo la Società italiana autori ed editori definisce irreperibili ed ai quali, pertanto, non ha, evidentemente, neppure provato a versare quanto dovuto.

Davanti a questi numeri e dati, tuttavia, ci sono un paio di domande alle quali SIAE dovrebbe rispondere:

1. Quanti degli oltre 20 milioni di euro incassati dal 2007 ad oggi a titolo di c.d. diritti di repografia sono stati versati agli autori?
2. Cosa ha fatto la SIAE nel tentativo – evidentemente rimasto senza successo – di reperire i beneficiari dei diritti incassati?
3. A quanto ammontano, complessivamente, negli ultimi dieci anni gli interessi – o gli altri proventi finanziari – che la società ha incassato sulle somme in questione, trattenute in giacenza stante l’apparente impossibilità di reperire i relativi titolari dei diritti?

Questa seconda domanda nasce, tra l’altro, dalla circostanza che la SIAE a fronte dell’intermediazione dei diritti in questione, trattiene – a titolo di compenso – una percentuale pari al 20%, percentuale che rende legittimo ritenere che la società debba sforzarsi, almeno un pochino, per trovare gli autori a nome dei quali incassa importi così tanto rilevanti.

Fin qui per parlare di diritti d’autore sulle fotocopie.

Ma numeri e domande diventano ancora più rilevanti ed interessanti se si guarda ai c.d. diritti di seguito ovvero quelli che spettano a pittori, fotografi, scultori e tanti altri a fronte della prima vendita successiva alla prima, delle loro opere. Quasi 7 milioni di euro nel 2008, oltre 5 nel 2009, più di 4 e mezzo nel 2010 e nel 2011 e oltre 6 nel 2012 e nel 2013 ovvero in totale dal 2008 al 31 dicembre 2013 la cifra record di oltre 32 milioni di euro.

Anche in questo caso, a giudicare dal sito della SIAE, ci sono centinaia di autori che sembrano irreperibili e che, pertanto, benché la vendita delle loro opere ha consentito alla società di incassare decine di milioni di euro, sono ancora in attesa di vedersi liquidare quanto di loro spettanza.

Ancora una volta l’attività di intermediazione svolta dalla SIAE non ha carattere filantropico ma frutta alla società un compenso pari al 20% delle somme incassate con la conseguenza che sforzarsi un po’ di trovare i beneficiari dei diritti di seguito incassati sembra davvero un obbligo giuridico prima che etico.

Le domande sono sempre le stesse: quanto di questo fiume di denaro è stato effettivamente liquidato ad artisti ed autori? Cosa ha fatto SIAE per trovare i destinatari ultimi dei trenta milioni di euro incassati e, soprattutto, quanto ha guadagnato SIAE, a titolo di interessi, sulle somme tenute in deposito sin qui?

Non resta che attendere le risposte dalla SIAE e, frattanto, sperare che il Ministro dei beni e delle attività culturali Dario Franceschini, organo di vigilanza sulla SIAE, faccia proprie queste domande e le inoltri ai vertici della società. 

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