Il presidente ucraino Petro Poroshenko ha lanciato un piano di pace di 14 punti per mettere fine alle violenze nel sud-est del paese. Al centro del progetto c’è il disarmo, l’impunità per i separatisti che non si sono macchiati di gravi reati e che lasceranno le armi, la creazione di un corridoio per consentire ai “mercenari” di lasciare il paese e “il decentramento del potere e la protezione della lingua russa attraverso emendamenti alla Costituzione”. Il piano dettagliato dovrebbe essere annunciato oggi direttamente dal leader ucraino che ne ha già parlato anche con il presidente russo Vladimir Putin in una telefonata, la seconda tra i due dopo quella del 17 giugno. 

Anche Putin, infatti, avrebbe ribadito la necessità di porre fine immediatamente alle operazioni militari di Kiev nelle regioni di Lugansk e Donetsk. Inoltre ha auspicato che, nell’attuare questo piano, venga data attenzione prioritaria alla risoluzione dei problemi chiave che hanno causato le forti proteste da parte delle persone che vivono in queste regioni. Poroshenko, da parte sua, ha illustrato a Putin “le linee guida e i tempi di realizzazione del suo piano di pace” nelle regioni sud-orientali del Paese e “ha anche ribadito la necessità di liberare tutti gli ostaggi” e “stabilire un sistema di controlli efficiente sulla frontiera russo-ucraina”. Entrambi comunque si sono trovati d’accordo nel sostenere gli sforzi necessari a disinnescare la situazione nelle due regioni in questione. 

Ma nell’est dell’Ucraina continuano gli scontri che questa notte hanno provocato la morte di sette soldati, con almeno trenta feriti. Secondo l’Onu sono almeno 356 le persone, tra cui 257 civili, morte dal 7 maggio nell’est dell’Ucraina.

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