Il car sharing francese firmato Bolloré sbarca in America: è stato inaugurato a Indianapolis il servizio BlueIndy, 500 vetture e mille punti di ricarica distribuiti su 200 stazioni, reso possibile grazie a un investimento di 51 milioni di dollari, di cui 35 da parte del gruppo francese. Sulle strade di Indianapolis si trovano già le piccole Bluecar, auto elettriche prodotte in Italia (a Bairo, Torino) e diffuse in car sharing a Parigi, Lione e Bordeaux e presto Londra. Ma in Francia, proprio in questi giorni, si discute sui risultati del primo studio mai realizzato sull’impatto sulla mobilità cittadina del car sharing “con restituzione libera”, ovvero in cui non è necessario riportare l’auto nello stesso parcheggio in cui si è prelevata. Da anni, infatti, i parigini si dividono sulla sostenibilità economica e sull’utilità del car sharing elettrico Autolib’ (nato dall’idea del miliardario Vincent Bolloré sul modello del bike sharing Vélib’), e ora arrivano finalmente i primi dati ufficiali.

Grazie a quasi 1.200 questionari compilati da utilizzatori di Autolib’ e del concorrente Mobizen, il centro studi 6t e l’Agenzia per l’ambiente e l’energia francese (Ademe) fanno luce su alcuni aspetti controversi. Per esempio, lo studio rivela che – almeno a Parigi – il car sharing elettrico è ancora un fenomeno “elitario”. Dei 43mila abbonati attivi di Autolib’ – in una regione come l’Ile-de-France che conta circa 12 milioni di abitanti – il 72% è laureato, il 64% è impiegato come quadro e la maggior parte di loro guadagna più della media degli abitanti della zona (fra i 3mila e i 6mila euro al mese): un pubblico più istruito e abbiente della media, insomma, che paga 9 euro per mezz’ora di affitto dell’auto elettrica (in linea con i servizi Car2go e Enjoy italiani), oppure 5,50 euro con abbonamento annuale di 120 euro.

Inoltre dalle risposte degli utenti si scopre che l’impatto del car sharing elettrico sulla decisione di abbandonare l’auto di proprietà è molto ridotto: il 40% degli utilizzatori di Autolib’ possiede comunque una o più auto, contro il 50% iniziale, e il parco auto degli iscritti, nel complesso, è diminuito soltanto del 23% in seguito all’abbonamento al servizio di auto pubbliche. Gli utenti dichiarano però di percorrere in media meno chilometri di prima (-11%), perché non devono più girare in tondo alla ricerca di un posteggio. Secondo gli estensori dello studio, il car sharing di Autolib’ è così comodo che chi lo utilizza finisce per rinunciare a utilizzare gli altri mezzi di trasporto, prima di tutti quelli pubblici. L’utente tipo di Autolib’ usa molto meno l’auto personale (-63%), i trasporti pubblici (-18%) e il bike sharing (-25%) rispetto a quando non era abbonato al car sharing. Usa invece le Blucar in condivisione in media per 40 minuti e 9 chilometri a corsa, anche al posto del taxi: il 19% degli abbonati di Autolib’ utilizzavano il taxi almeno una volta alla settimana, mentre dopo l’iscrizione la percentuale scende a 6.

“La facilità d’utilizzo è una delle principali forze del sistema, ma proprio per questo non impatta sul cambio di comportamento”, conclude lo studio: addirittura, con le Bluecar la frequenza d’utilizzo aumenta rispetto a quella dei veicoli di proprietà. Se prima di abbonarsi, il 13% degli utenti dichiarava di utilizzare l’auto “tutti i giorni o quasi”, con il passaggio ad Autolib’ la percentuale sale al 16. Per questo il quotidiano Le Monde contesta al Comune di Parigi l’effettiva utilità di Autolib’ nel ridurre le auto per strada, una delle motivazioni a sostegno di un progetto che è costato milioni di euro alla collettività e che non ha mai raggiunto gli 80mila utenti considerati necessari alla sostenibilità economica del progetto. D’altra parte, migliaia di chilometri sono stati trasferiti da veicoli con motore termico a quelli con motore elettrico. Peccato che solo il 6% degli intervistati abbia dichiarato di essersi iscritto ad Autolib’ per questioni ambientali.

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