Non ha mai offeso e minacciato Mauro Moretti né gli ha impedito di partecipare al dibattito sui trasporti alla festa del Pd di Genova il 9 settembre 2011. Riccardo Antonini, 62 anni, il ferroviere che è stato licenziato a due mesi da questo episodio, è innocente. Lo ha deciso il gip di Genova Adriana Petri, confermando l’archiviazione già richiesta dal pm. Per stabilirlo il gip si è servito di foto e video della Digos, che era lì per identificare i manifestanti No Tav che hanno contestato Moretti dalle prime file, senza “significativi episodi di violenza fisica”, come scrive il gip, ma provocando comunque la sospensione dell’intervento e l’allontanamento dell’ingegnere.

Antonini non era tra loro, ma da tutt’altra parte, in fondo alla platea, accanto ai familiari delle vittime dell’incidente ferroviario di Viareggio del 29 giugno 2009, come fa sempre da quando ha accettato di mettersi gratuitamente a disposizione di una delle famiglie come consulente esperto di sicurezza ferroviaria. Una cirocstanza che all’azienda non era andata giù e che l’ha portato a perdere il lavoro, a due passi dalla pensione, dopo 34 anni di servizio, pur di mettersi al servizio della verità.

Moretti, contestato aspramente dai No Tav, querelò il ferroviere di Viareggio, sostenendo che gli avesse urlato “assassino, buffone, vigliacco, bastardo e pezzo di merda”. Una versione contestata subito dallo stesso Antonini, cui le registrazioni hanno dato ragione. L’incontro tra i due è sì avvenuto, ma dopo la sospensione del dibattito, non prima: impossibile quindi che Antonini gli abbia impedito di parlare. E non gli ha rivolto quelle ingiurie. “E’ un fatto gravissimo – commenta il ferroviere al fattoquotidiano.it – che i suoi testimoni, venuti da Bologna e da Milano, abbiano affermato cose che io non ho detto. E’, per una questione di dignità e coscienza, una cosa squallida aver sostenuto tesi infondate su un fatto che riguardava il licenziamento di un dipendente. Sono stato licenziato per i fatti di Genova e per il mio impegno nella vicenda giudiziaria che riguarda Viareggio, impegno dal quale non mi sono ritirato, quando l’azienda me l’ha chiesto: non ero disposto a svendere né la coscienza né la dignità. Sono in attesa della mia reintegrazione, che spero possa avvenire il 17 luglio, il giorno dell’appello per il caso che riguarda il mio licenziamento. Quanto questa archiviazione pesa dal punto di vista giudiziario nel caso del mio reintegro, non sono in grado di dirlo, ma pesa dal punto di vista politico, perché smentisce l’ingegner Moretti e i suoi testimoni sulle affermazioni che hanno fatto su questa vicenda”.

A Firenze si deciderà invece del suo licenziamento, per ora confermato in primo grado dal giudice di Lucca. Moretti e i suoi testimoni lo hanno accusato di cose che non si sono rivelate vere: reagirà con un’altra querela? “No, è una cosa talmente insignificante questa rispetto alla strage di Viareggio che non la prendo neanche in considerazione. Però voglio precisare una cosa: sono stato tirato in mezzo alle indagini sui fatti di Genova perché Moretti mi ha querelato. Lo preciso perché tramite il suo ufficio stampa aveva fatto sapere di non avermi querelato: voleva appesantire così la mia posizione, far credere che io fossi comunque indagato”. Intanto domani (14 maggio) riprenderà il processo sulla strage di Viareggio. Moretti è tra i 33 imputati per la morte di 32 persone

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