Il quartier generale di Fiat Chrysler Automobiles sarà a Londra, dove la holding aveva già fissato sede fiscale. Lo ha detto l’amministratore delegato Sergio Marchionne: “Come sapete il domicilio fiscale di Fca è nel Regno Unito e quindi è chiaro che le funzioni del cda e il mio ufficio devono operare da Londra”, ha chiarito l’ad. “l consiglio di amministrazione si incontrerà là”, ma “questo non significa che lascio le mie responsabilità operative negli Stati Unit: siamo in grado di fare più cose insieme e contemporaneamente, le facciamo ovunque”. Pietra tombale, dunque, sul Lingotto, anche se la decisione non arriva inattesa: era noto che il nuovo gruppo nato dall’unione della casa torinese con Chrysler avrebbe avuto sede legale in Olanda, residenza a fini fiscali nel Regno Unito e sarebbe stato quotato a New York (oltre che a Milano). 

L’annuncio avviene dopo che il 7 maggio, in seguito alla presentazione a Detroit del piano industriale al 2018, il titolo era crollato dell’11,7% a Piazza Affari, riducendo di circa il 12% la capitalizzazione di mercato del Lingotto – se si può ancora definire così Fiat, visto che la dirigenza della holding Fca lascerà del tutto l’Italia. ”Il mercato ha reagito in eccesso”, ha commentato Marchionne, sottolineando che i titoli Fiat hanno guadagnato il 40% dall’inizio dell’anno. Il piano è stato bocciato dalla Borsa perché il “gruppo si apre ancora di più verso l’Europa, e lo scetticismo del sistema verso l’Europa è conosciuto” afferma l’ad del gruppo. Il piano al 2018 ha dei rischi per “definizione. Non è la prima volta. Nel 2004 quando ho detto che avremmo fatto tre miliardi si sono messi a ridere, poi li abbiamo fatti”.

Oggi Fiat ha annunciato che John Elkann e Sergio Marchionne hanno acquistato azioni del gruppo per un controvalore totale di 1,9 milioni di euro. “Una buona opportunità d’acquisto”, ha definito l’azione l’amministratore delegato. Il presidente e l’ad del gruppo, insomma, hanno messo sul piatto una fiche di peso per dare un segnale di fiducia e sostenere il titolo. Elkann ha acquistato 133mila azioni al prezzo di 7,55 euro, per un esborso di 997.500 euro, mentre il manager italo-canadese ha acquistato 130mila azioni a a 7,573 euro l’una per un corrispettivo di 975mila euro. Nonostante lo sforzo dei vertici, però, nessun rimbalzo: Fiat ha chiuso anche la seduta dell’8 maggio debole, a -0,53%. Oltre 30 milioni le azioni passate di mano, pari al 2,4% del capitale, dopo gli 86 milioni scambiati ieri. Vendite anche su Exor, che cede lo 0,62%, e Cnh Industrial (-0,36%) dopo la diffusione dei conti del trimestre che hanno visto l’utile netto calare a 101 milioni di dollari e l’indebitamento salire a 4 miliardi di dollari.

Il Wall Street Journal dell’8 maggio sottolinea che il mercato ha “scaricato le azioni del gruppo con tanta veemenza che il titolo è stato sospeso in Borsa per eccesso di ribasso”, mentre per gli analisti il piano di Sergio Marchionne “non è chiaro” in quanto non spiega “dove troverà i 55 miliardi di euro per centrare i suoi obiettivi”, “a meno che non metta sul mercato nuove azioni”. Sulla stessa linea il Financial Times, secondo il quale gli investitori “mettono in dubbio la credibilità del piano di Marchionne”, chiedendosi come l’amministratore delegato di Fiat-Chrysler riuscirà a finanziarlo. “La realtà è molto più dura di una presentazione con PowerPoint”, dice all’Ft un analista di Nomura. 

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