Una Waterloo per la sinistra: la definizione ricorre a più riprese nelle ultime ore per le municipali in Francia. Come può reagire François Hollande? Il prossimo passo, atteso e voluto da tutti, è un rimpasto governativo: sostituendo il premier Jean-Marc Ayrault? O solo una lunga serie di ministri? Il presidente, l’eterno indeciso, lunedì mattina non aveva ancora trovato una risposta a queste domande. Intanto la Francia si è svegliata per oltre metà amministrata dalla destra a livello comunale. E con 15 municipi, per la prima volta nella storia, gestiti dall’estrema destra.

Verso un nuovo esecutivo – Domenica sera il premier in carica, Ayrault, ha parlato di “responsabilità collettiva” riguardo alla disfatta che i candidati socialisti hanno incassato in queste elezioni: un vero voto-sanzione nei suoi confronti, di Hollande e della gestione della sinistra del Paese. Quell’aggettivo “collettiva” è sembrato un modo per scaricare le responsabilità su tutti e cercare di salvarsi nel prossimo e scontato rimpasto. Tanto più che, al di là di tutto, Ayrault è un fedelissimo di Hollande, che fatica a separarsene. Ma un sondaggio Ipsos-Steria, reso noto domenica sera, indicava che non solo il 79% dei francesi vuole un cambiamento del governo ma il 69% anche della figura del premier. La principale alternativa a Ayrault sarebbe Manuel Valls, attuale ministro degli Interni, più giovane, che da sempre ha fatto della sicurezza (strano per uno di sinistra) la sua priorità, molto popolare e di sicuro meno “asservito” a Hollande.

Nelle ultime ore Ayrault starebbe resistendo facendo appello alla sinistra del Partito socialista e ai Verdi, alleati del Ps, che nei confronti di Valls sono estremamente diffidenti. Questi contrasti potrebbero premiare un “terzo incomodo”. Della lista fanno parte Bertrand Delanoë, che ha appena lasciato la carica di sindaco di Parigi, dopo 13 anni e una popolarità ancora elevata nei sondaggi, e Laurent Fabius, ministro degli Esteri, già Primo ministro fra il 1984 e l’86, politico “scafato”, spesso critico nei confronti di Hollande, rivalutato negli ultimi tempi dall’opinione pubblica per la sua esperienza in un governo che ha dato prova a più riprese di un certo dilettantismo.

Disfatta per la sinistra, vittoria (malgrado tutto) per la destra – Il risultato concreto delle municipali è che la sinistra ha perso l’amministrazione di 155 città con più di 9mila abitanti, tra cui centri importanti come Tolosa, Reims e Belfort. E che ormai oltre la metà dei comuni del Paese si ritrovano nelle mani dell’Ump, il partito di centro-destra, erede della tradizione neogollista. Questa formazione si è presentata domenica sera come “il primo partito di Francia”.

Se si vuole, è una situazione surreale, perché l’Ump, guidato da Jean-François Copé, è un partito diviso al suo interno, che ancora oggi non si è rimesso dall’uscita di scena di Nicolas Sarkozy. Anzi, l’Ump resta sospeso proprio al possibile rientro sulla scena dell’ex presidente, che su questa carta gioca con estrema ambiguità. Insomma, la vittoria dell’Ump è dovuta più alla rabbia dei francesi nei confronti dei socialisti, accusati di non sapere affrontare correttamente l’emergenza economica, che a una particolare strategia dell’Ump. Nel contesto della Waterloo per il Ps, vanno, comunque, segnalate due eccezioni. A Parigi al secondo turno della domenica appena trascorsa ha vinto il candidato socialista Anne Hidalgo (fino a poche settimane fa sembrava scontato, ma non negli ultimissimi giorni). E ad Avignone, dove al primo turno si era piazzato in testa il candidato del Front National, i socialisti sono ritornati al potere: la città era governata dall’Ump dal 1999.

La vittoria di Marine Le Pen (e qualche ombra) – Il secondo turno delle comunali ha sancito il successo dell’estrema destra, che aveva già caratterizzato il primo turno. Alle precedenti muncipali (nel 2008), il Front National era riuscito ad accaparrarsi appena un’ottantina di consiglieri in tutto il Paese, senza la gestione di nessun comune. Ora sono 15 i centri che saranno gestiti dal Fn, un record storico in un Paese che, con un sistema maggioritario a due turni, non premia certo un “terzo incomodo”, come il Front è diventato tra il Ps e l’Ump. Sono circa mille i consiglieri comunali del partito in tutta la Francia. Fra i centri con un sindaco dell’estrema destra, da segnalare due città importanti del Sud come Béziers e Fréjus.

Non solo: il candidato della Le Pen si è imposto anche nel settimo arrondissement (la circoscrizione) di Marsiglia, popolato soprattutto da immigrati, una vera sorpresa. Ma la vittoria del Front non è avvenuta proprio su tutti i fronti. Due personaggi fondamentali del partito sono stati sconfitti al secondo turno. Si tratta di Louis Aliot, compagno della Le Pen e soprattutto stratega del partito, che era candidato a Perpignan. E di Florian Philippot, vicepresidente dell’Fn, diplomato alla prestigiosa Ena (l’alta scuola di amministrazione) e già alto funzionario ministeriale, uno dei volti della “dédiabolisation” del partito, il suo sdoganamento, promosso dalla Le Pen. Era candidato a Forbach. Ma non ce l’ha fatta.

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