Il venditore è un fenomeno oppure il mercato delle auto blu funziona al contrario, con cento vecchie ne compri mille nuove. Renzi ha annunciato così la dismissione delle prime 100 auto di servizio della pubblica amministrazione. Saranno su eBay dal 26 marzo al 16 aprile, con previsioni d’incasso alquanto incerte ma sicuri ritorni d’immagine. In ultimo è arrivato pure il commissario Cottarelli, con le sue tabelle: “massimo 5 vetture e solo per i ministeri”. E’ la definitiva rottamazione del simbolo del potere? Non proprio. Nessuno, forse, ha informato premier e commissario che mentre loro rivendono le auto usate sul web lo Stato si prepara a comprarne di nuove nei concessionari: 210 vetture pubbliche, tutte blindate, con una possibilità di spesa fino 25 milioni di euro in due anni. Non è uno scherzo. E neppure una novità, visto che la gara Consip per l’acquisto è partita a dicembre e il termine per le offerte era il 27 febbraio scorso, giusto un paio di settimane prima della roboante serie d’annunci e cinque giorni dopo l’insediamento di Renzi. Non solo. E’ addirittura in corso, pienamente operativa da tempo, un’altra convenzione per l’acquisto centralizzato di 1100 tra berline e utilitarie. Valore della convenzione, 15 milioni di euro. E’ tutto? No, a ben vedere ce n’è anche un’altra per veicoli green, autovetture elettriche e ibride, valida fino al 2016. Ci sono infine i centri d’acquisto periferici che continuano le prenotazioni: a metà gennaio, in piena bufera per l’inchiesta delle Procura di Palermo sulle spese pazze dei gruppi, la Regione Sicilia pubblicava un bando per il noleggio di sette auto blu blindate. Già, perché c’è anche il noleggio, oggetto di una quarta convenzione Consip attiva da due anni e fino al 2015: 4.045 autoveicoli per tutti i gusti. Elettrico, benzina, metano e Gpl. Cinque lotti per un valore totale di 40 milioni di euro.
 
Insomma, gli annunci sulle auto blu sono definitivamente entrati in cortocircuito con la realtà. Ma la domanda dalle cento pistole è: si possono interrompere gli acquisti? La risposta è si, le convenzioni sono revocabili, a condizione di sapere che ci sono. E nessuno, per ora, le ha revocate. A spiegare il meccanismo è il responsabile del procedimento dell’ultima gara chiusa, quella da 210 vetture ora all’esame della commissione che selezionerà il vincitore. Consip stipula contratti quadro dopo aver rilevato il fabbisogno delle amministrazioni. Quando la convenzione è attiva quelle che hanno titolo possono usufruirne per rinnovare il proprio parco veicoli all’interno del massimale e dei prezzi unitari indicati nella convenzione. Ma il governo può interrompere gli acquisti? “Come per tutte le convenzioni non è un’acquisto diretto”, spiega il responsabile Maurizio Ferrante. “Se subentra una norma che inibisce l’acquisto per ragioni di contenimento della spesa non c’è alcuna penalizzazione, le gare non prevedono un impegno all’acquisto, neppure per un veicolo”. Ma la norma non è subentrata, nessun decreto a firma di Renzi che blocchi o restringa la possibilità delle amministrazioni di ordinare veicoli nuovi nei prossimi 2 anni. 
 
E qui sta il rischio, il trucco, la breccia che fa rientrare l’auto blu dalla finestra. La spending review di Monti e la legge di Stabilità di Letta avevano inibito fino al 31 dicembre 2014 l’acquisto di autovetture a tutte le amministrazioni dello Stato, periferiche e centrali, ad eccezione di tre categorie: Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco, servizi istituzionali di tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica, servizi sociali e sanitari volti a garantire i livelli essenziali di assistenza. La seconda categoria, a ben vedere, è ampiamente compatibile coi servizi scorta e col tradizionale scarrozzamento in auto blu. Benché il bando non sia una gara su delega per gli Interni e la Giustizia, c’è da ritenere che vetture blindate sotto il profilo balistico siano rivolte essenzialmente ai due ministeri. Del resto chi controlla la destinazione finale dell’acquisto? Consip mette a disposizione il servizio e fa esperire la gara pubblica abilitando le stazioni appaltanti che (a qualsiasi titolo) possono accreditarsi. Le verifiche sulla reale destinazione d’uso spettano poi alla Corte dei Conti e alla Guardia di Finanza. Che come si muovono riscontrano illeciti a dimostrazione che la galleria per far passare le auto pubbliche, volendo, si trova. Così succede, del resto, per l’uso improprio che è l’altro male duro a morire. Lo conferma la quantità di consiglieri regionali recentemente indagati per le spese pazze e i rimborsi gonfiati sotto la voce “spese di trasporto”. Eccoli i due binari che hanno creato negli anni il parco di auto pubbliche più grande d’Europa (52mila secondo l’Espresso). 

La scoperta che mentre si vende in realtà si compra lascia interdetti per primi i potenziali beneficiari, quei sindacati delle Forze dell’Ordine che per anni hanno chiesto uomini e mezzi. E ora arrivano i mezzi e tagliano gli uomini. Massimo Blasi, segretario confederale della Cisal, prova a usare l’ironia: “Il rischio, se si prendono per buone le tabelle di Cottarelli sugli organici delle forze dell’ordine, è che ci arrivino le auto e nessuno le possa guidare”. Da qui, l’informativa urgente a Renzi: “Attenzione Matteo, dici che le vendi ma guarda che le stai comprando”. E con 100 usate sarà poi difficile prenderne 1000 nuove, anche per il più micidiale dei venditori. 

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