Partido Popular spaccato sulla contro-riforma dell’aborto, ribattezzata “Legge dei diritti del concepito e della donna incinta“. Un provvedimento fortemente restrittivo che prevede l’aborto solo in casi di violenza sessuale (che dovrà essere denunciata non oltre le 12 settimane dal concepimento), e quando è accertato il “pericolo grave per la salute fisica e psichica” della madre che dovrà essere “serio e durevole”. La presenza invece di malformazioni fetali, anche gravi, secondo il testo approvato dal Consiglio dei ministri, non sarà più considerato sufficiente per interrompere la gravidanza. La nuova legge annulla la precedente normativa varata dal governo Zapatero e dovrebbe passare in Parlamento con i voti della maggioranza assoluta del solo partito di Mariano Rajoy. Il provvedimento, accolto con entusiasmo dalla chiesa spagnola, ha scatenato le critiche delle opposizioni, delle associazioni dei medici e delle organizzazioni di difesa dei diritti delle donne.

Ma nonostante i tentativi del premier di soffocare il dibattito interno ai popolari, il ddl – che porta la firma del ministro di giustizia, Alberto Ruiz-Gallardon – è stato al centro dell’ultima riunione del comitato esecutivo nazionale del Pp, tenutasi mercoledì, dove sono aumentate le tensioni all’interno dei popolari. La più critica nei confronti della legge è il vicepresidente del Congresso, Celia Villalobos, nota per le sue posizioni moderatamente progressiste, e che ha dato voce al malessere covato da settimane nelle file più moderate del partito. “Rappresento molti che non sono d’accordo con la riforma presentata”, ha detto Villalobos, prima di chiedere “libertà di voto”, e il voto segreto, sulla controversa legge, secondo fonti al corrente della riunione citate dai media. Prima della vicepresidente del Congresso, è stato il presidente dell’Estremadura, José Antonio Monago, a esigere “uno sforzo di consenso” e mitigare la contro-riforma, che resuscita la normativa vigente nel 1985 e considera l’aborto un delitto.

Il punto più controverso è però l’eliminazione della possibilità di abortire in caso di malformazione del feto. Solo nel caso in cui sia “incompatibile con la vita”  l’interruzione della gravidanza sarà legale. La legge Gallardon ripristina il divieto per le minorenni di abortire senza il consenso dei genitori o dei tutori; l’obiezione di coscienza per i medici, che saranno processati in caso di aborto illegale, mentre alle donne sarà inflitta una sanzione amministrativa, non ancora specificata dal ministro di giustizia. Inoltre sono stati eliminati tutti i vincoli temporali entro i quali era possibile interrompere la gravidanza. 

Tuttavia, la promessa elettorale fatta da Gallardon nel novembre 2011, che rispecchia la svolta dell’esecutivo di Rajoy per recuperare l’elettorato ultraconservatore del Pp, rischia di ritorcersi contro come un boomerang. Oltre all’ondata di critiche ricevute in Europa, la vicenda mette a rischio la tenuta della maggioranza. Alla difesa della legge, sostenuta oggi nel comitato esecutivo dal ministro Gallardon, hanno fatto da controcanto, fra gli altri, i presidenti di Galizia, Alberto Nuñez Feijoó, la Rioja, Pedro Sanz e Castilla y Leon, Juan Vicente Herrera, che hanno chiesto “un dibattito” sulla normativa. O anche il suo rinvio fino al pronunciamento della Corte costituzionale sul ricorso presentato all’epoca dal Pp contro la legge Zapatero. In conferenza stampa, al termine della riunione, la numero due dei Popolari, Maria Dolores de Cospedal, ha definito il dibattito “un arricchimento”. Ma, sulla possibilità del voto segreto, proposto dalla Villalobos, ha tagliato corto: “Al momento – ha detto – la questione è fuori discussione”.

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