Esegesi del pezzo di bravura giornalistica della Oppo (giornalista de L’Unità), da più parti difeso e acclamato come intoccabile emblema del diritto di critica. L’incipit è tutto un programma.

“Ogni giorno una pagliacciata: così gli eletti a 5 stelle pensano di rendersi degni del loro capo”.

Secondo la Oppo tutti i parlamentari pentastellati, nessuno escluso, sono dei pagliacci, cioè persone poco serie. Così come sono poco seri gli oltre 8 milioni di italiani che hanno votato M5S e per “miracolo” hanno trasformato in parlamentari “un brulichio di piccoli fan” di Grillo (parole della democraticissima Oppo). I pentastellati, secondo la Oppo, primeggiano per pagliacciate (una al giorno per nove mesi fanno centinaia di pagliacciate): i dati reali dimostrano invece che i parlamentari M5S primeggiano per numero di presenze in aula, ordini del giorno, proposte di legge, emendamenti, eccetera. 

“Sui tetti ci sono già saliti, ora non resta che tentare la via dei sotterranei, dove però le telecamere avrebbero qualche difficoltà a inquadrarli”.
Frase di ardua interpretazione: la Oppo sembra però suggerire che il posto giusto per i pentastellati siano le fogne. Una critica costruttiva.

“Ma, per fare casino in aula e fuori, i soldi pubblici che i deputati grillini si sono tenuti sono comunque troppi, anzi dovrebbero essere loro a pagare noi spettatori contribuenti per il disturbo; per non parlare della pubblicità gratuita che si fanno a spese delle reti tv. Anche se è tutta pubblicità negativa, visto che gli eletti a 5 stelle quotidianamente dimostrano di non saper fare e non aver ancora fatto niente di utile per il popolo italiano”.

Grazie al “casino” che il M5S fa in aula, in particolare con l’ostruzionismo dello scorso luglio, è stato possibile evitare che il governo Letta e il Parlamento approvassero l’immonda deroga all’art.138. Dopo l’acclarata incostituzionalità del Porcellum, è evidente quanto sia stato grottesco il tentativo di grande riforma della Costituzione, proprio da parte di un Parlamento per più motivi illegittimo.
Se la Oppo avesse seguito le dirette a cui fa riferimento, saprebbe che il vero “casino in aula” lo fanno i parlamentari dei partiti, i quali sistematicamente disturbano gli interventi dei pentastellati. Lo dimostra un video con Nicola Morra, costretto a interrompere il suo discorso. Non si tratta di un caso isolato: è la norma. E talvolta si arriva persino alle minacce e alle mani.

“Così, si sono accodati perfino alla vergognosa campagna contro i senatori a vita, accusati di non essere «meritevoli» da ingegni alla Gasparri. E qui i grillini hanno davvero toccato il fondo, rivelandosi sempre più succubi di Berlusconi, cui offrono in omaggio le offese rivolte al presidente della Repubblica e gli attacchi a Laura Boldrini.”
Qui la Oppo è così annebbiata dal suo travaso di bile da infilare tre corbellerie in tre righe. I pentastellati non si sono “accodati” a Forza Italia: l’abolizione dei senatori a vita è sempre stata nel programma del Movimento 5 Stelle. I grillini sono così “succubi di Berlusconi” da aver lottato per votare con scrutinio palese e da aver spinto per votare la decadenza il prima possibile (sarebbe stato possibile votare il 5 novembre scorso  invece del 27, se il Pd non si fosse opposto). Senza M5S in Parlamento, Pd e Pdl avrebbero rimandato la decadenza di Berlusconi al duemilaecredici. I discorsi di Paola Taverna contro Berlusconi li hanno visti e ascoltati tutti.
I ripetuti tentativi di accostare M5S a Berlusconi sbattono il muso contro fatti storici incontrovertibili. Non è chiaro poi perché Berlusconi dovrebbe ritenere un omaggio “le  offese rivolte al presidente della Repubblica”, nel momento in cui è stato felicissimo di eleggerlo per la seconda volta come presidente della Repubblica. Infine, è stato Napolitano a insultare il Movimento 5 Stelle, accusandolo di fregarsene del Paese (parole inconcepibili, da parte di un Capo dello Stato, nei confronti di qualsiasi forza politica).

“Perché la presidente della Camera disturba, cercando di far rispettare le regole e far funzionare le istituzioni democratiche”.
Lascio rispondere il deputato Villarosa (M5S). 

In definitiva, la Oppo ha soltanto vomitato rabbia contro il Movimento 5 Stelle, così accecata da calpestare i principi di verità e di continenza che tracciano i confini del diritto di critica. Non sono state divulgate legittime opinioni su fatti veri, ma insulti gratuiti basati su informazioni errate.

Resta il terzo pilastro del diritto di critica, l’interesse pubblico: ma la Oppo, più che servire l’interesse pubblico, sembra voler accarezzare l’interesse privato del partito di cui L’Unità è fedele ancella (questa è la continenza: scrivere “fedele ancella” invece di “schiava ben pagata”. Capito, Oppo?).

Una cosa però è vera: puntare il dito contro i giornalisti che esondano dal diritto di critica non dovrebbe essere compito del blog di Beppe Grillo. Eppure è costretto a farlo, perché chi di dovere non sanziona e anzi protegge.

Dovrebbe essere l’Ordine dei giornalisti a occuparsene. Ed è un peccato che non lo faccia: potrebbe almeno lasciare un bel ricordo di sé, in questi suoi ultimi mesi di esistenza.

Di Francesco Manna (@FrancescoLamana)

 

Cari amici di Pressappoco,

questo web giornale non è mai stato tenero con l’Ordine dei Giornalisti e, come sapete, ha sempre cercato di raccontare i vizi dei media e degli editori italiani. L’intervento che voi invocate da parte dell’ordine nei confronti di Maria Novella Oppo ha però il cattivo sapore di una richiesta di censura. Il suo articolo è con tutta evidenza un articolo di opinione e se davvero eccede, come sostenete, il diritto di critica, Grillo o gli aderenti del M5S lo possono querelare. Sarà poi un giudice a stabilire se la denuncia è fondata o meno.
L’ordine dei giornalisti dovrebbe occuparsi di tante cose, ma non di questa.

Per quanto invece riguarda ilfattoquotidiano.it, noi qui continueremo a seguire un principio illustrato da una celebre frase da molti attribuita a Voltaire: “Non condivido quello che dici, ma mi batterò fino alla morte affinché tu lo possa dire”.

Peter Gomez 

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