La Guardia di finanza di Torino ha individuato 115 incongruenze tra gli scontrini di Roberto Cota, presidente della Regione Piemonte, e le celle a cui erano agganciate i suoi telefonini. Cosa significa? Significa che il governatore leghista non era lì, nei negozi, nei bar e nei ristoranti, al momento dell’acquisto e quindi quei 115 scontrini potrebbero non essere suoi, ma di altre persone. Per 191 è stata rilevata la corrispondenza, per gli altri 286 invece non è stato tecnicamente possibile. Lo si legge in un’annotazione del Nucleo di polizia tributaria dello scorso luglio, presente negli atti dell’indagine sulla “Rimborsopoli” piemontese, in cui Cota e altri 42 consiglieri sono indagati. Nei confronti del presidente l’accusa è di peculato. L’ammontare delle sue spese ritenute illecite è di 25.410 euro.

Tra i casi dubbi i finanzieri ne sottolineano alcuni. C’è una ricevuta da 282,40 euro per pasti al ristorante “Queendici” a Torino l’11 giugno 2011, ma in quel giorno un telefono di Cota si aggancia alle celle in Lombardia. Una settimana dopo spende 170 euro al ristorante “La Piazza”, sempre nel capoluogo torinese, ma dalle celle lui risulta sempre fuori città. E così ancora altre volte: scontrini di ristoranti torinesi mentre lui era in giro nel Nord Italia. Cota, assistito dall’avvocato Domenico Aiello, è già stato sentito due volte dai magistrati. La prima volta, come persona informata sui fatti, risale all’11 gennaio 2013: “Mi sono presentato spontaneamente perché si sta scatenando sui mezzi di informazione una specie di tritacarne in cui si rischia di finire tutti e di essere indistintamente fatti a pezzi”, fa mettere a verbale.

Di fronte al procuratore capo Gian Carlo Caselli, all’aggiunto Andrea Beconi e al sostituto Enrica Gabetta, titolare dell’indagine, spiegava la sua opera politica improntata alla “riduzione dei costi della politica, nell’esigenza di contenere la spesa pubblica”. “Non ho mai inteso la politica come strumento di arricchimento. Potete guardare la mia situazione patrimoniale ed estratti conto che sono perennemente in rosso”. Tanto in rosso che ammette: “Per fortuna mia moglie lavora, altrimenti saremmo in bancarotta”. Ai pm Cota dichiara: “Come presidente della Regione non possono nascondervi nulla, tengo al vostro giudizio, né posso permanere in questa carica anche solo con l’ombra di un avviso di garanzia, soprattutto in un momento come questo quando la gente sta male”.

Ora, a indagine conclusa, Cota respinge ogni idea di dimissioni. Poi, nel merito dei rimborsi, mette le mani avanti: “Non curavo in prima persona i meccanismi di rimborso, né mi curavo delle modalità di rimborso per missioni”. Il 16 aprile torna per più di cinque ore davanti ai pm come indagato. Negli scontrini risultano spese che non riguarderebbero l’attività del gruppo consiliare della Lega Nord: la custodia per l’iPad, un alberello portafoto, 530 euro di foulard per la portavoce e per i suoi collaboratori, 1.500 euro in eleganti penne da regalare in occasioni ufficiali e regali di rappresentanza. Poi ancora molti ristoranti. C’è una ricevuta del ristorante “Celestina” a Roma, zona Parioli, per il pasto con la sua portavoce romana e col giornalista del Tg1 Francesco Giorgino. Che tipo di attività del gruppo consiliare è questa?, chiedono i pm. “Faccio politica non solo in Piemonte…mi muovo in quanto uomo politico anche a livello nazionale”.

Per altri scontrini anomali dà la colpa alla sua segretaria, Michela Carossa, figlia del capogruppo leghista Mario. Sono suoi, ad esempio, alcuni scontrini di spese a San Lorenzo al Mare o ad Alassio. È la sua segretaria che si è occupata del vassoio d’argento regalato all’assessore Michele Coppola in occasione del matrimonio: “Ho pensato di fare un regalo di rappresentanza come uomo politico”. Stesso motivo per il regalo di nozze al vicepresidente del consiglio comunale di Torino Silvio Magliano, un dono “fatto da me come presidente della giunta a titolo di rappresentanza”. Con tutti questi regali i pm chiedono a Cota se lui abbia mai ottenuto doni da queste persone. Lui, candidamente, risponde: “Ho sempre riciclato i regali”.

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