La Sardegna sta vivendo ore drammatiche. L’ennesimo evento meteo estremo ha messo ancora una volta in ginocchio una Regione italiana. Nel breve periodo sono molti gli eventi meteo estremi che hanno messo in ginocchio città o regioni italiane (Catania, Genova, le Cinque Terre): le cause non sono ovviamente solo ascrivibili ai cambiamenti climatici, anzi attribuire i singoli eventi ai cambiamenti climatici è un errore.

I cambiamenti climatici influenzano la frequenza con cui eventi meteo, in questo caso di pioggia, si susseguono: come affermato nel rapporto sugli eventi estremi e nel recente 5 Rapporto di Valutazione dell’Ipcc la probabilità di accadimento (la frequenza) di eventi meteo estremi è crescente.

La frequenza con cui aumentano gli eventi meteo estremi è un fenomeno globale: si veda infatti come Tifoni o Uragani di forza rara ed eccezionale si sono susseguiti negli ultimi 15 mesi: Sandy, Bopha e pochi giorni fa Haiyan.

Quest’ultimo, qui ai negoziati sul clima di Varsavia, ha prodotto una forte carica emotiva sulla prima settimana. Il delegato filippino è ancora in sciopero della fame, per spingere i suoi colleghi a prendere delle decisioni riguardo il meccanismo loss&damage, sul quale i paesi in via di sviluppo e l’unione delle piccole isole sono molto sensibili, soprattutto dopo il passo in avanti fatto agli ultimi negoziati di Doha dello scorso dicembre.

In questi momenti di crisi è assai facile generalizzare e fare associazioni non corrette: ciò che chiedono i paesi in via di sviluppo qui a Varsavia è ben diverso e molto più complesso di quanto si possa fare in Italia per prevenire gli impatti di eventi estremi sempre più frequenti.

La sfida dell’adattamento è grande. Occorre innalzare il grado di attenzione a livello locale perché agire e pianificare azioni di adattamento significa innanzitutto agire in prevenzione, sistemi di allerta (early warning system) e messa in sicurezza e prevenzione dei rischi. Tutte azioni che, in molti casi, non richiedono un lavoro senza basi di partenza ma si tratta di fare meglio ciò che si sta già mettendo in pratica e in modo coordinato. Adattamento può essere interpretato come “azione condivisa” o più in generale “gestione sostenibile del territorio” come sommatoria dei fattori che insistono ed operano su di esso.

Politiche condivise portano a co-benefici: la messa in sicurezza del territorio e la riduzione del rischio idrogeologico comporta anche a ricadute su alcuni settori strategici per il nostro Paese quali ad esempio il settore agroalimentare e il turismo, la predisposizione di sistemi di allerta andrebbe a pianificare meglio le azioni di Protezione Civile e le modalità di risposta del sistema sanitario per supportare l’emergenza che deriva da questi eventi.

La parola chiave è quindi pianificare e programmare. Le possibilità che l’Unione Europea ci offre, con  la Strategia di Adattamento adottata ad Aprile e le risorse previste nella nuova politica di coesione 2014-2020, sono notevoli: compito del nostro Paese è quello di sfruttare al meglio le possibilità che il prossimo semestre di Presidenza Europeo ci pone per indirizzare gli investimenti strutturali nella giusta direzione. 

Articolo Precedente

Alluvione in Sardegna: non è morale parlare di ‘fatalità’

next
Articolo Successivo

Greenpeace, il console italiano in Russia: “D’Alessandro rilasciato entro tre giorni”

next