C’è forte interesse attorno al futuro dell’Aler di Milano. Alla luce di una prossima riforma è tornato d’attualità il suo forte deficit di bilancio; un risultato negativo che non impedisce però ai dirigenti dell’ente di continuare a portare a casa stipendi da centinaia di migliaia di euroL’istituto regionale al quale è demandata la gestione delle case popolari e che possiede un patrimonio di oltre 1600 immobili di proprietà, a cui vanno aggiunti i 500 e più che porta avanti su mandato del comune di Milano (per un totale di 28mila alloggi) , sarà al centro della riforma voluta da Palazzo Lombardia, che interesserà tutta la partita dell’edilizia popolare e agevolata e che con forte probabilità prenderà il via a inizio 2014.

Come primo passo la giunta regionale, guidata dal presidente Roberto Maroni, ha azzerato i consigli di amministrazione di tutte le Aler della Lombardia, presenti in ogni provincia della regione, e nominato dei commissari. Fuori da Milano ha dato adito a qualche polemica la scelta di Francesco Magnano, il geometra di Silvio Berlusconi, a guida dell’Aler di Monza.

Nel capoluogo lombardo dove c’è da mandare avanti uno tra gli enti gestori di immobili popolari più grandi d’Italia, secondo solo a quello di Roma, la partita è naturalmente più complessa. Qui Maroni ha nominato non solo un commissario ma un “ufficio commissariale”, di cui fa parte l’ex prefetto di Milano Gian Valerio Lombardi, affiancato da Mario Viviani – indicato dal Comune di Milano – e dalla dipendente regionale Maria Pia Redaelli. Quest’ultima è la funzionaria – ex direttore centrale dell’assessorato alla casa della Regione Lombardia – che si è sempre interessata alle vicende Aler, spulciando soprattutto nel bilancio dell’ente e segnalando, già dal 2010, i problemi che presentava.

Col tempo, quelle difficoltà si sono naturalmente aggravate. Come ha ricordato lo stesso Maroni: “Oggi, la situazione dell’Aler di Milano è grave”; tra entrate e uscite c’è una sperequazione, ai danni delle prime, di oltre 26 milioni di euro. L’idea di Maroni, a questo punto, è snellire l’ente, costituendo un’unica grande agenzia regionale e risparmiare nei costi di gestione.

Ma secondo Carmela Rozza, assessore ai lavori pubblici del Comune di Milano, che la partita delle case popolari l’ha seguita da sempre, il punto non è risparmiare sui consigli di amministrazione. “Se non si cambiano i benefici economici di cui può godere il management interno – dice infatti la Rozza – questa riforma è aria fritta”. Come reso noto dalla stessa Aler di Milano, che pubblica la tabella degli stipendi dei dirigenti sul proprio sito, il direttore generale, l’avvocato Domenico Ippolito, guadagna 190mila euro di retribuzione lorda annua. Sotto di lui ci sono poi 16 manager, tra architetti ma anche semplici geometri, che si portano a casa dai 90 mila ai 130mila euro lordi l’anno.

La convenzione tra Aler e Comune di Milano per la gestione del patrimonio immobiliare di quest’ultimo doveva scadere a fine giugno. È stata prorogata invece sino al prossimo autunno e il motivo pare siano proprio le garanzie ottenute da Palazzo Marino, da parte di Regione Lombardia, sul rinnovo e l’azzeramento dell’attuale dirigenza Aler. “Di cose da razionalizzare ce ne sono” aggiunge la Rozza, che spiega: “In Aler i dirigenti che vanno in pensione si fanno poi almeno un anno come consulenti. Detto questo – termina l’assessore di Pisapia – il fatto che il management sia in scadenza a fine anno, ovvero a ridosso della partenza della prossima riforma, mi fa sperare che la dirigenza venga azzerata, se non ridotta o per lo meno contenuta nei costi”.

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