Quando l’ascensore sociale arriva sottoterra non è il caso di mollare. Nel popolo dei senza lavoro c’è chi riesce a ripartire dal piano meno uno, da una cantina sgangherata, da un box adibito a ufficio. E magari ce la fa, con un po’ di fantasia, tanto Internet e non poca scaltrezza. Qualcuno, magari, fa anche affari d’oro. Ma la risalita non è mai una passeggiata, non è un hobby. Quando è reale è sudore, paura e speranza. Il riscatto può partire ad esempio da un’attività di sgombero come quella di Alessandro Sichera, 38 anni, da giornalista a rigattiere 2.0. Lo incontri davanti all’ennesima cantina da svuotare su commessa e la prima cosa che ti colpisce è la giacca di velluto “perché anche il rigattiere ha la sua dignità”.

Una volta preso coscienza che la girandola di cv non serve a un bel niente il lavoro se l’è trovato da solo, a modo suo. Nella geometria degli svuota cantine c’è infatti un angolo poco esplorato che permette di fare di un mestiere di fatica un lavoro imprenditoriale. “Bisogna puntare sulla qualità dello sgombero”. Gli espedienti per un “lavoretto scientifico” sono molti, come le imbeccate di notai e pompe funebri che provi a ingraziarti, magari con qualche lavoretto gratis. Nel volantinaggio è meglio puntare a zone di un certo valore, sui quartieri residenziali del centro. “Lì capita di trovare la madia antica e il servizio di porcellana che vale ancora dei soldi, insieme a tanta cianfrusaglia che il benestante di turno non si cura di recuperare”.

Ovviamente la rete è la grande piazza su cui vendere e il settore del modernariato, del riciclo e dell’antiquariato non conosce crisi. Lo confermano i dati di eBay, la grande piazza virtuale dell’usato. La crisi sta svuotando le cantine, con gli italiani che si mettono a vendere in rete quello che non gli serve più. Secondo una ricerca condotta proprio sui clienti di eBay Italia le famiglie italiane hanno in casa oggetti inutilizzati per un valore medio di 4mila euro. E le vendite corrono. Nella sezione “collezionismo” ci sono 6,6 milioni di inserzioni, nella categoria “arte e antiquariato” 1,2 milioni. Nel 2012 la categoria collezionismo ha venduto un oggetto ogni 18 secondi, con un aumento del 21% rispetto al 2011. Tra i più gettonati cartoline, figurine e collezionismo cartaceo (calendari, santini eccetera…). Ma anche la categoria “Arte e Antiquariato”, che ha pezzi e prezzi ben più pesanti, va forte. Nel 2012 ha venduto in media un oggetto al minuto, mantenendo la media degli anni precedenti. Per la maggiore vanno quadri, oggetti in argento e arredamento. Alcuni sono ricercatissimi. Della mitica Olivetti Lettera 32 sono in vendita ora 70 esemplari e negli ultimi 90 giorni se ne sono venduti 41 pezzi. Macchina italiana, clienti in tutto il mondo: il 50% degli acquirenti sta nel Regno Unito, il 19,3 negli States e il 14,2 in Australia e il resto in Italia. Prezzo massimo del venduto 154 euro. Chi la trovasse a meno sulle bancarelle sotto casa ora sa che questa è la soglia dell’affare.

“Se è in buone condizioni lo compro al volo e la rivendo al doppio dall’altra parte del mondo”. Parola di Andrea Moscardi, 30 anni, ex designer che la crisi ha lasciato a terra, anzi qualche metro sotto. Lo racconta dal suo box di 15 metri quadri in zona Bicocca trasformato in deposito e studio fotografico per oggetti da collezione di design italiano. “Sono stato licenziato per i tagli in azienda. Allora mi è venuto in mente di usare diversamente la mia competenza e metter su un’attività di procacciatore di pezzi rari che ora va a gonfie vele. Vendo in rete oggetti vintage ricercatissimi. I pezzi unici li tengo per la mia collezione, che ho messo anche online (www.noleggiocose.it) e affitto a produzioni televisive internazionali e agenzie pubblicitarie che ambientano produzioni e spot in contesti d’epoca, dagli anni Trenta in su”. E i soldi arrivano, eccome. C’è il cliente vietnamita appassionato di ventilatori italiani anni Sessanta. Andrea si sveglia di buon’ora e batte tutti i mercatini della provincia milanese per trovarli. E non solo quelli. “Quando trovo una macchina del caffè tipo Caravel in buone condizioni, contratto e se riesco a prenderla a un certo prezzo so già che la piazzerò al doppio o al triplo. E allora l’acquisto è sicuro”.

Quelli di Ebay forniscono i numeri precisi alla scienza di Andrea che passa per il fiuto del mercante e l’occhio dell’esperto. La Caravel nell’ultimo mese è stata venduta in 21 esemplari, il 14,9% ora si trova in Francia e Usa, il 9,52% in Australia. Il prezzo massimo raggiunto all’asta è stato di 270 euro. Ma anche una buona lampada Sarfatti sotto un certo prezzo è un affare: su Internet c’è chi l’ha pagata 600 euro. “C’è un cliente giapponese appassionato di battipanni in plastica della Kartell che da noi non hanno avuto fortuna. Me li paga 80 euro, io li prendo per pochi spiccioli”. La passione non conosce crisi.

Un altro che ci ha costruito un mondo stando sottoterra è Marco Massari. Un ragazzone di 40 anni che di mestiere intagliava diamanti, guadagnava bene ma si è stufato del lavoro in laboratorio, sotto la luce artificiale e con la massima aspirazione di far felice qualche signora. Il richiamo della strada lo porta a vendere dischi usati sulle bancarelle, a partire dai suoi. E bancarella dopo bancarella oggi è il responsabile della Fiera del Disco di Genova, il primo store online di vendite di dischi usati d’Italia, il primo a sbarcare su Ebay con 32mila pezzi, l’unico che ti fa girare un disco da 5mila euro e te ne racconta vita, morte e miracoli. Lo chiamano ormai da tutta Italia, spesso è all’estero. “Ci sono giorni che ti svegli, apri la posta e scopri che nella notte hai fatturato migliaia di euro. E dici ‘buongiorno'”. Anche il rigattiere del duemila ha però la sua etica. Marco un giorno ha comprato dischi rari a un prezzo talmente basso rispetto al loro valore che è tornato indietro a dare la differenza allo sprovveduto venditore. “Un signore di Novara che aveva la mamma malata un giorno mi chiama e mi dice che vuole liberarsi dei dischi di una vita, a quattro euro al pezzo. Tra i tanti aveva un disco rarissimo dei Teoremi, che allora era quotato 500 euro. Io glieli ho comprati tutti i dischi, ma poi ci ho pensato e sono tornato indietro, gli ho dato altri 350 euro perché non si poteva pagare quel disco 4 euro”. Perché non ce n’è, quando tocchi il fondo e riparti da una vecchia cantina ne esci con un codice d’onore e una moralità che anche in superficie, spesso, scarseggia.

di Franz Baraggino e Thomas Mackinson 

 

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