Ci è già riuscito nella campagna elettorale delle Politiche di febbraio, dopo le quali il Pd – da vincitore in pectore – alla lunga si è ritrovato costretto alle larghe intese con Berlusconi. Ha poi continuato spaccando base e vertici del centrosinistra sul nome di Stefano Rodotà come candidato al Quirinale. Ora che il terreno si è fatto fertile ecco la dichiarazione di intenti di Beppe Grillo. “Chiediamo agli elettori del Pd di cercare di fare un percorso insieme” come dice durante un comizio a Cinisello Balsamo, in provincia di Milano, dove ha fatto tappa per il tour in vista delle amministrative delle prossime settimane. In serata va anche oltre. Su Twitter scrive: “C’è ancora gente iscritta al Pd. Nonostante anni di inciucio e finta opposizione. Ma stracciate la tessera e tornate a essere cittadini!”.

Il leader del Movimento Cinque Stelle ancora una volta cerca di svuotare da dentro il bacino elettorale del centrosinistra, occupando proprio il terreno sul quale il Pd dovrebbe trovarsi più forte. Va in questa direzione, per esempio, l’adesione convinta dei Cinque Stelle alla manifestazione della Fiom, laddove i democratici hanno balbettato e si sono presentati solo in ordine sparso (e per inciso ancora una volta smarcandosi da personalità emblematicamente di sinistra come lo stesso Rodotà). E quindi riecco l’offensiva: sul taglio dell’Imu definito come zuccherino, su quelli che definisce bluff di Pd e Pdl tutti impegnati nell’inciucio.

Non solo, sottolinea una presunta mancanza di autorevolezza dei democratici nel governo e prova ad approfittare dei dubbi già esistenti della base di centrosinistra sulla Grossa Coalizione: “Questo non è il governo di Letta, è il governo di Silvio Berlusconi“. Grillo ha ribadito che “è stato fatto un ‘golpettino‘” perché “in tre si sono incontrati di notte e si sono messi d’accordo per salvarsi il culo”. Tanto poco varrà il Pd che la prossima sfida elettorale, ribadisce Grillo per l’ennesima volta, sarà solo tra Cinque Stelle e centrodestra.

Infine l’assalto finale. “Ora gli elettori di sinistra si vergogneranno a votare Pd – vaticina il comico genovese – perché li hanno presi per il culo e hanno la mia commiserazione, ma purtroppo la sinistra è una religione e quando la religione non esiste più diventeranno atei, non avranno la forza di votare noi”. Grillo ha sottolineato che gli elettori del Movimento 5 Stelle hanno “le stesse idee degli elettori di sinistra”. E poi ancora una volta rivendica il ruolo di collettore di una protesta che potrebbe diventare pericolosa come in altri Paesi europei, primo di tutti la Grecia: “Se crolliamo noi in questo Paese si rompono le dighe, per questo chiediamo agli elettori del Pd di cercare di fare un percorso insieme“.

Grillo dimostra di sentire la responsabilità di dover gestire anche i voti in uscita da sinistra: “Siamo l’unica opposizione che esiste – dichiara – e sento un odio pazzesco nei nostri confronti anche da parte dei mezzi di informazione”. Tanto che potrebbe cambiare la strategia comunicativa del Movimento Cinque Stelle: “Forse in televisione ci andrò anch’io – spiazza Grillo – Abbiamo peccato sulla comunicazione perché la stampa non perdona nulla”.

Poi, però, il leader del Movimento non rinuncia a un tema a lui caro, quello dell’immigrazione, anche qui seguendo il sentire di una parte dell’elettorato di centrosinistra che non sempre segue con interesse le aperture (che restano tali, visto che di provvedimenti non se ne vede l’ombra) in fatto di estensione dei diritti civili per i “nuovi italiani”. “Non si riesce a parlare di immigrazione con la sinistra perché dicono che sei razzista – dice Grillo – e che sei della Lega, ma io non voglio lasciare queste battaglie in mano alla Lega”. E torna a parlare del triplice omicidio avvenuto a Milano, nel quartiere Niguarda, nel giorno in cui si celebrano i funerali delle vittime. “Nessuno sapeva perché l’autore era lì quando non aveva il permesso di soggiorno – ha sottolineato – Io voglio parlare di queste cose e aprire un tavolo, perché l’immigrazione è un problema europeo e non solo italiano”.

Insomma, per dirla con il deputato del Movimento Dino Alberti: “Noi l’abbiamo sempre detto: il Pd è la stessa cosa del Pdl. Loro hanno ormai smesso di essere i punti di riferimento dei lavoratori, della sinistra”. Alberti che con una delegazione di parlamentari 5 Stelle, tra cui i componenti della commissione Lavoro Davide Tripiedi e Claudio Cominardi, ha partecipato al corteo della Fiom di Roma. A chi gli chiede di commentare le parole rivolte al Pd da Maurizio Landini (“Non capisco come si può essere al governo con Berlusconi e aver paura di essere qui”), Alberti risponde: “Noi non siamo né sinistra né destra, siamo altro. Ma oggi sembriamo essere noi quel punto di riferimento che il Pd non è più, per il semplice fatto che siamo in mezzo alla gente. Si facessero vedere anche loro in mezzo alla gente”. 

Grillo bussa: c’è qualcuno che ascolta? Il segretario del Pd Guglielmo Epifani che non va alla manifestazione della Fiom dimostra di no, ma nega che sia un problema all’ordine del giorno: “Ma perché un partito deve avere paura? Un partito deve avere paura se non fa, se non ha le idee chiare. Il Pd ce le ha. E’ in una fase di difficoltà, ma ha le idee chiare”. “Veniamo da settimane di lacerazione e divisione – ammette il segretario – Dobbiamo quindi ristabilire un clima di concordia ed è il primo lavoro che sto facendo e qualche risultato già si vede”.

“Poi bisogna aprire la nostra discussione con i circoli e gli iscritti – ha aggiunto – e con gli elettori perchè alcuni passaggi non sono stati nè discussi nè compresi. Poi, insieme, partire per la preparazione del congresso, cambiando le regole e facendo un congresso di discussione. Non dobbiamo fare un congresso per eleggere qualcuno, ma che riprenda la discussione sui temi politici, su come rilanciare l’azione del partito. Si sceglierà il segretario più opportuno, ma il problema non è il chi ma il come”.

Certo, qualcuno ci prova a mettere al centro la questione, a lanciare un flebile allarme. “Oggi i sondaggi ci danno al disotto il 20% – spiega Gianni Pittella, vicepresidente dell’Europarlamento e candidato alla segreteria del Pd – Dobbiamo assolutamente richiamare non solo i nostri iscritti, ma anche coloro i quali non ci hanno votato”. Secondo Pittella, in primo luogo, serve “un comitato per le regole, dove vanno rappresentate non tanto le presunte aree, che formano una geografia ormai superata, quanto i rappresentanti dei candidati che hanno già annunciato la propria candidatura”. In secondo luogo, “fissare le date dei congressi regionali – ha aggiunto – perché non possiamo rimanere con intere regioni commissariate”. Infine, ha spiegato il candidato alla segreteria, “bisogna aprire la fase del congresso, che deve essere il più aperto possibile, e coinvolgere non solo gli iscritti, ma tutti i cittadini, perchè questo è il modo giusto per riconquistare la fiducia che stiamo perdendo”.

E il messaggio di mayday arriva anche da Nichi Vendola che contesta a Epifani di non essere sceso in piazza con i metalmeccanici. Vendola parla delle amministrative (e delle alleanze) di Ancona, ma il discorso vale tale e quale per il livello nazionale: “Il Pd non ha purtroppo saputo accogliere questo profondo bisogno di rinnovamento e di discontinuità nelle idee e nei programmi e, sul piano politico, continua, come già è accaduto in Regione, ad allearsi all’Udc e alla lista Monti con il solito torcicollo verso il centro, nonostante il terremoto elettorale e sociale che si è espresso in tutta Italia”. 

B.COME BASTA!

di Marco Travaglio 14€ Acquista
Articolo Precedente

Pdl, Alemanno: “Stride un po’ il doppio ruolo” di Alfano segretario e ministro

next
Articolo Successivo

“Con questi dirigenti non vinceremo mai”

next