Il professor Monti e i suoi tecnici avevano previsto un introito di 170 milioni di euro, ma lo Stato ne incasserà solo una sessantina. Secondo i calcoli dell’ Unrae (l’unione dei rappresentanti dei veicoli esteri) si tratta della “conseguenza della fuga dei clienti di alto livello”. L’introduzione del superbollo calcolato in base alla potenza (non in base al valore effettivo dell’auto) non solo si è rivelata un flop, ma ha anche causato un danno per il momento non calcolabile per l’erario: ha sostanzialmente distrutto il mercato delle auto potenti e ha fatto registrare la conseguente perdita dell’Iva e dell’Ipt. Non solo: ha anche ucciso una passione tutta italiana. E un settore che su quella passione si sosteneva.

Un’auto potente, frutto dell’acquisto in libero arbitrio di un cittadino che fa i suoi conti di bilancio, infatti, consuma più benzina e più gomme, ha bisogno di manutenzione frequente, necessita di pezzi di ricambio costosi e di officine specializzate. E il suo proprietario paga anche polizze assicurative più alte. Insomma, il settore dei bolidi muove un indotto non indifferente. Chi ama questo tipo di auto, inoltre, oltre a esborso alto al momento dell’acquisto e manutenzione costosa, deve fare i conti non tanto con il redditometro (che ha già messo in preventivo), bensì con la percezione – sempre più diffusa nell’era dei tecnici – di essere visto come un evasore fiscale a causa dell’assioma “auto di lusso uguale tasse non pagate”. Da qui l’iniziativa di un concessionario Porsche di Brescia – uno dei più importanti d’Italia -, che ha fatto stampare per i propri clienti piccoli adesivi da incollare accanto al contrassegno dell’assicurazione in cui è scritto “Io pago le tasse“.

Percezione negativa della gente, superbollo e controlli sempre più pressanti dell’Agenzia delle Entrate tuttavia un effetto lo hanno avuto. E così gli italiani hanno reagito in modo rapido, vendendo semplicemente la maggior parte delle supercar presenti sul territorio. “Per non farsi vedere in giro e incorrere negli sguardi di riprovazione dei passanti” spiegano alcuni. Un fenomeno che i concessionari quantificano con dati che fanno impressione. La Porsche ha calcolato una ‘fuga’ di auto con il suo stemma di almeno mille esemplari al giorno, un crollo delle vendite in Italia vicino al 45% (a cui fa da contraltare un successo del marchio a livello mondiale con cifre record nel 2012) e una fortissima svalutazione dei modelli. Il trend, inoltre, è in costante picchiata.

Lo stesso accade anche per altri nomi di prestigio come Ferrari, Maserati, Lamborghini. Secondo la Federauto la Maserati ha perso il 77% di vendite nel marzo scorso, la Ferrari il 38% (anche in questo caso a fronte di ottime vendite all’estero e bonus extra agli operai di Maranello sulla falsariga della Volkswagen). Con queste percentuali gli effetti ricadono sui protagonisti del settore, con i concessionari costretti o a licenziare i venditori per risparmiare o, in casi estremi, a chiudere bottega. E le auto già presenti in Italia? Moltissime finiscono Germania (acquistate con valutazioni inferiori anche del 30% a quelle pre-crisi), altre in Francia, che di fatto è diventato il secondo mercato per i bolidi provenienti dall’Italia.

Proprio la valutazione affrettata e approssimativa, che poco ha a che vedere con il mercato delle auto, può essere alla base della decisione di legare il valore di un’auto alla sua potenza, senza considerare l’effettivo valore. Un piccolo esempio: una Porsche Panamera diesel del valore di 84mila euro (con alcuni accessori può sfiorare i 100mila) e con 184 kw – cioè uno in meno del limite dei 185 kw previsti per accedere alla soglia del superbollo – non paga la tassa. Non solo. Dopo l’invenzione del turbo e con la tecnologia attuale, tirar fuori cavalli da un piccolo motore non è così difficile, tanto che piccole auto potenti dal costo non proibitivo pagano più tasse della super berlina di lusso Porsche. Il paradosso, quindi, è che si potrebbe perfino configurare il superbollo come una tassa su una ‘qualità’ della macchina (la potenza) che non necessariamente ne determina il valore.

Il risultato è sotto gli occhi di tutti: si è provato a colpire le auto da ricchi, ma a pagarne le conseguenze è un settore che dà lavoro a migliaia di persone. In Francia, il governo Hollande secondo il quotidiano La Tribune, avrebbe in cantiere un provvedimento per incamerare quattrini dalle auto potenti, ma non attraverso un superbollo deciso ad acquisto già effettuato, il che equivale a cambiare le regole durante il gioco, ma semplicemente tassando le auto di grossa cilindrata al momento dell’acquisto. Basterebbe copiare.

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