Uscendo dall’ufficio di Luigi Zanda, dopo l’incontro tra Pd e Pdl, a Simone Baldelli scappa la parola “giustizia”. È la richiesta della testa di una commissione in cambio di un accordo sui presidenti di Camera e Senato? “Per carità – risponde il ‘pontiere’ del Pdl al Fatto – niente del genere, è stato un incontro sul metodo, nessuna istanza in particolare”. Per ora l’ordine di Berlusconiè quello di non fidarsi dei giochi di Palazzo che tendono a escluderli. “Riporteremo tutto e decideremo cosa fare” dice Baldelli. Ma la parola “giustizia” è il filo conduttore della giornata. 

DOPO LA “MARCIA” di lunedì sul Tribunale di Milano, ieri mattina il segretario Pdl Angelino Alfano e i due ex capigruppo, Maurizio Gasparri e Fabrizio Cicchitto, sono stati ricevuti al Quirinale da Giorgio Napolitano. Nell’incontro “chiaro e schietto”, come lo definiscono a via dell’Umiltà, la delegazione ha manifestato preoccupazione per l’escalation giudiziaria contro il leader Silvio Berlusconi, chiedendo di porre un freno agli attacchi dei pm. Probabilmente nemmeno loro avrebbero scommesso sul risultato positivo del colloquio e infatti per tutto il giorno hanno studiato delle contro-mosse “clamorose”, minacciando “l’Aventino” e lo slittamento dell’inizio dei lavori parlamentari di una settimana. “Berlusconi ha paura di fare la fine di Bettino Craxi, ma invece sarebbe la sua fortuna” aveva detto in mattinata Beppe Grillo, ipotizzando l’esito dei processi in corso.

Invece missione compiuta: l’appello del Pdl è stato accolto dal Capo dello Stato che ha convocato in tempi record il Comitato di Presidenza del Consiglio Superiore della Magistratura (il Vice presidente Michele Vietti, Ernesto Lupo e Gianfranco Ciani) e alla fine ha stilato una nota che è più di un armistizio: tregua da ambo le parti fino alla scadenza degli adempimenti istituzionali. Ultimo dei quali sarà proprio l’elezione del presidente della Repubblica, dal 15 di aprile. Fino ad allora il legittimo impedimento per Berlusconi sembra a questo punto garantito, e anche il suo ruolo nelle trattative appare protetto. Il messaggio ai giudici è chiaro: nessuna iniziativa precipitosa con l’intento di ricorrere alle aule di tribunale per fermare uno dei protagonisti dell’agone politico. Uno di quelli che può essere necessario a un governo “di scopo”, con Pd e centristi, guardato ancora con attenzione dal Quirinale.

Il timore più grande del Cavaliere era infatti quello di non essere coinvolto nel giro di poltrone di questa settimana e, soprattutto, negli accordi sul Quirinale: “Il centrodestra non ha bisogno di chiedere candidati in prestito perchè ha diritto a rivendicare un candidato diverso e di altra estrazione” aveva ricordato ieri pomeriggio. E per non rischiare l’esclusione era disposto a non opzionare il suo seggio fino all’ultimo giorno utile (è stato eletto in tutte le circoscrizioni) e ritardare l’inizio dei lavori delle Camere.

LA MINACCIA di bloccare le istituzioni si realizzava in più ipotesi, come quella di non rilasciare le impronte digitali per non permettere il voto elettronico (e fare anche uno sgarbo a Gianfranco Fini che ha personalmente voluto la regola contro i “pianisti”) e l’abbandono ripetuto dell’aula. Ma dopo l’appello di Napolitano, che ha chiesto a entrambi gli interlocutori di non alzare i toni dello scontro, questi sotterfugi non serviranno più.

Berlusconi ha invitato i suoi alla prudenza, però nel Pdl non si è nascosto l’entusiasmo per il risultato ottenuto (al punto di far trapelare nuovamente l’idea di una prosecuzione del mandato di Napolitano per un altro anno). “La differenza tra il senso delle istituzioni e della democrazia e un pericoloso approccio ideologico al rapporto tra giustizia e politica sta tutta nella distanza siderale che passa tra le parole del Capo dello Stato e quelle dell’Anm” ha dichiarato Gaetano Quagliariello in riferimento alla reazione dei magistrati sulla marcia di lunedì. “Da Napolitano considerazioni che devono essere motivo di riflessione per tutti. Abbiamo potuto esprimere con chiarezza preoccupazioni che troviamo ben considerate nelle iniziative assunte dal Presidente della Repubblica e nella sua nota con cui ha concluso la giornata” ha fatto eco Gasparri. E per Renato Brunetta “il Colle è l’unico punto di equilibrio”. O almeno quello a cui possono provare ad aggrapparsi per tornare a contare.

da Il Fatto Quotidiano del 14 marzo 2013

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