Renata Polverini lascia: “Comunico ciò che ho detto ieri a Napolitano e poi a Monti le mie dimissioni irrevocabili da presidente della Regione Lazio”. La decisione è stata presa dopo gli sviluppi che rendono concreto il raggiungimento dei 36 consiglieri dimissionari, con l’Udc che ha annunciato alla presidente della Regione l’intenzione di ritirare la fiducia dei suoi consiglieri, quello di Fli si è dimesso e quello dell’Api ha dato la sua disponibilità. Ma non solo: sarebbero spuntati anche alcuni documenti che dimostrerebbero come la governatrice non potesse non sapere l’entità del denaro riservato ai gruppi consiliari. La presidente ha già comunicato la sua decisione alla giunta. Secondo quanto scrivono le agenzie di stampa la Polverini darà l’annuncio pubblico a breve.

A questo si aggiunge l’intervento del leader dei centristi Pier Ferdinando Casini: “Domani mattina faremo una riunione, io credo che dopo il marcio che è emerso, dopo la cupola che ha fatto venire fuori uno schifo, la cosa migliore, ma è la mia opinione e potrò andare in maggioranza o minoranza è che bisogna restituire parola ai cittadini”. “Mi auguro – prosegue Casini – che Polverini non ascoltichi le dice di rimanere ancora lì. Gli italiani apprezzeranno. Mi auguro che il presidente Polverini e chi ha collaborato con lei in modo serio capisca che con questa marea di fango che si è alzata resituire la parola agli elettori significa essere dignitosi”. Infine conclude: “I cittadini devono sapere la verità: l’indignazione dell’opposizione è ridicola. Se c’è stata una bufala ne hanno beneficiati anche gruppi opposizione. Non ci sono buoni o cattivi”. 

Un’altra giornata di terremoto per la governatrice
Il terremoto politico seguito allo scandalo della gestione dei fondi del Pdl alla Regione Lazio ha registrato oggi la scossa più violenta degli ultimi giorni, con la governatrice che ieri sera ha voluto vedere anche il presidente del Consiglio Mario Monti. Una giornata convulsa, l’ennesima. Mentre la Polverini va a Palazzo Chigi, infatti, tutti i consiglieri dell’opposizione, a cominciare dal Pd, si dimettono, e il sindaco di Roma Gianni Alemanno chiede di “azzerare” il centrodestra e di rifondarlo su comportamenti e valori. E sono in tanti ormai a prevedere per oggi stesso lo show down. Gli occhi sono puntati sull’Udc, considerato l’ago della bilancia. Fino a ieri sera ha giurato fedeltà alla presidente. Ma pesano le prese di posizione – nell’ordine – del cardinale Angelo Bagnasco, del presidente del partito Rocco Buttiglione e del leader Pier Ferdinando Casini (che il giorno del primo discorso della Polverini alla Pisana aveva sostenuto con decisione, su Twitter, la presidente). La Chiesa, intanto, torna a parlare degli scandali: “Indigna – dice il presidente della Cei Angelo Bagnasco – che la politica sottovaluti il malaffare”. In mezzo a tutto questo Fiorito, che oggi è stato interrogato per 4 ore dai pm di Viterbo, ha confermato che, in caso di nuove elezioni, si ricandiderà.

Polverini vuole dimettersi, il Pdl la frena di nuovo
La Polverini era già determinata a dimettersi dalla presidenza della regione Lazio. Poi l’incontro con Alfano, alla Camera, presente per alcuni minuti anche Gianni Letta, e si sarebbe lasciata persuadere a tornare sui suoi passi, almeno finché il piano generale di tagli da lei stessa predisposto non sarà definitivamente approvato in Regione. Secondo quanto si apprende da fonti pidielline citate dall’Agi la governatrice già ieri al premier Monti aveva espresso i suoi dubbi e la tentazione di rassegnare le dimissioni. Poi, una telefonata serale con Silvio Berlusconi, durante la quale l’ex premier era tornato a chiederle di non fare passi affrettati e non far precipitare la situazione. Ma la governatrice – anche alla luce della richiesta di sfiducia da parte dell’opposione e i tentennamenti dell’Udc – questa mattina sarebbe tornata a manifestare con i suoi e con il Pdl la volontà di lasciare. Da qui, viene spiegato, l’incontro con Alfano che, almeno per il momento, avrebbe “guadagnato” tempo e ottenuto il risultato di evitare dimissioni imminenti. 

La Polverini avrebbe utilizzato parole molto dure: “La misura è colma. Non ci sto a farmi sparare addosso, a farmi umiliare per colpe che non ho” racconta l’agenzia Dire. Più uno sfogo che un chiarimento, insomma. A “fronteggiare” l’ex segretaria dell’Ugl Alfano e Cicchitto. Ma anche loro hanno potuto poco, fuorché ascoltare tutta l’amarezza che la governatrice ha voluto condividere con loro. Uscita dalla riunione, Polverini ha preferito non parlare con i cronisti, pur non nascondendo tutta la sua rabbia. Dal Pdl dicono che Alfano l’abbia convinta ad attendere ancora qualche ora. Forse un giorno o due nella migliore delle ipotesi.

Gli appelli all’Udc del Pd, di Buttiglione, della Chiesa
Ancora oggi il capogruppo del Pd Esterino Montino ha lanciato un appello ai centristi, a quelle che definisce “le forze migliori della maggioranza della Polverini” che si sono distinte “per l’alto profilo e il senso di responsabilità”. La settimana politica decisiva per la Regione si è aperta con la riunione dei capigruppo convocata per la formazione delle nuove commissioni dopo la decisione di azzerare le tre speciali e dimezzare le altre (da 16 a 8).  E l’offensiva continuerà anche lì: il Pd ci sarà solo “per chiedere la convocazione del consiglio mercoledì dove discutere della mozione di sfiducia alla Polverini”, perché da oggi non parteciperà più a nessuna riunione di Commissione, Consiglio o qualsiasi altro livello istituzionale regionale”.

Da Montino anche un allarme: “Ho il sospetto che Renata Polverini voglia fare come Berlusconi in Parlamento, cioè che per salvarsi cominci a comprarsi qualche consigliere. Spero che ci sia qualche defezione nelle file della maggioranza per arrivare a quota 36 firme, necessarie per lo scioglimento del Consiglio Regionale. Non vorrei assistere anche a questo sconcio ma mi sono arrivate strane voci in questo senso”.

Ma a fare pressione sui consiglieri Udc è di nuovo il presidente del partito, Buttiglione: “Pur non avendo nessuna responsabilità in questo scandalo, i consiglieri dovrebbero dimettersi” insiste. “Bisogna stabilire un confine netto tra la politica e l’antipolitica vera, che non è quella di Beppe Grillo – prosegue Buttiglione – L’antipolitica vera è quella di chi ha fatto della cosa pubblica lo strumento per l’affermazione dei suoi vizi privati. Capisco le resistenze di alcuni nostri consiglieri, ma le dimissioni sarebbero un segnale che noi con questo tipo di politica non abbiamo e non vogliamo avere niente e a che fare”.

Di più. La Chiesa torna a parlare con toni duri. Prima con il cardinale Agostino Vallini, vicario della diocesi di Roma a dire che Roma oggi è una città “dove iltessuto sociale è irritato per gli scandali, i privilegi e i ripetuti spietati delitti”, nella quale “c’è gente che sta bene e tanta sta male”. Poi ancora una volta con il presidente della Cei, Bagnasco. Anche “dalle Regioni sta emergendo un reticolo di corruttele e scandali”, il “decentramento” a volte “coincide con una zavorra”. E’ “motivo di rafforzata indignazione che la classe politica continua a sottovalutare” il fatto che “immoralità e malaffare siano al centro e alla periferia”. 

Un partito da rifondare
Ma le scosse telluriche dal gruppo regionale del Lazio si estendono all’intero partito, il Pdl. Lo aveva già detto ieri sera il sindaco di Roma Gianni Alemanno usando il termine “azzerare”. Oggi Daniela Santanché parla di “rifondare”, intervistata dal Corriere della Sera. “Ho deciso di andare ad Arcore – spiega – per chiedere a Berlusconi di chiudere questa fase del Pdl, avviare una rifondazione totale e, come ultima ipotesi, pensare anche alla nascita di un nuovo partito, che sia eventualmente federato ad altri”. La fusione tra Forza italia e An, prosegue Santanchè, fu “un’idea geniale di Berlusconi per affrontare una complessa campagna elettorale”, ma nessuno “è stato disposto a fare un passo indietro, le catene di comando sono rimaste autonome, guardandosi a volte con sospetto, a volte addirittura con ostilità. La stessa scissione di Fini fu scatenata da una rivalità personale, umana e di puro potere con Berlusconi”. Situazioni che secondo Santanchè sono diffuse sul territorio e rendono fragile il partito. Come nel Lazio, “una guerra per bande tra ex An ed ex Fi, una roba bassissima, di lestofanti, di malfattori. E io dovrei perdere la faccia – sottolinea Santanchè – per colpa di un furbastro di provincia che si fa chiamare Batman. Non me ne importa niente di perdere il Lazio. Perdiamo pure una regione ma riconquistiamo l’onore”. E Berlusconi? “Si sente profondamente tradito, è sconfortato, allibito, disgustato da tutto quanto sta accadendo”.

Rincara la dose il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi: “Una vergogna, certamente, come nonsi può non dar ragione al cardinale Bagnasco” ammette. Al Messaggero si dice “disgustato” dallo scandalo. “Il punto vero – sottolinea – è il tema della politica e dei partiti. Impressiona che nel Consiglio regionale del Lazio tutti fossero d’accordo. E’ uno scandalo che ogni consigliere abbia centomila euro a disposizione per fare attività politica sul territorio. I parlamentari del Pdl hanno 5 mila euro”. “Ho sentito le interviste di Fiorito dove si rappresenta una vita interna al partito in termini di faide – prosegue Lupi – Ma si può tollerare questo? Mi chiedo dove formiamo, selezioniamo e educhiamo la nostra comunità politica”. Lupi sottolinea che occorre azzerare il Pdl: “Ora Angelino ha la grande occasione per farlo. Senza vittime e carnefici, tutti siamo responsabili e diamo un segnale forte di ripartenza”.

La reazione a catena arriva lontano. All’Emilia Romagna (due consiglieri si sono autosospesi), alla Lombardia: “Io penso che sia una porcheria averla candidata. Che sia una porcheria che dinanzi al segretario politico Alfano che la invita a dimettersi, lei non si dimetta”. In questo caso a parlare è l’ex ministro degli Esteri Franco Frattini e l’oggetto del discorso è la consigliera regionale Nicole Minetti che giusto ieri ha sfilato a Milano in costume da bagno.

E un centrodestra da rifondare
C’è poi chi del Pdl frega fino a un certo punto. Più importante ripensare il centrodestra. Il caos nel partito di Berlusconi fa gongolare il presidente della Camera Gianfranco Fini e gli dà il destro per ribadire ciò che sostiene da tempo lui (e con lui il suo partito e, perché no, altri moderati come qualcuno dell’Udc): “Bisogna rifondare il centrodestra, perché la situazione attuale è una caricatura e non aiuta il sistema politico italiano”. Spiega di provare per ciò che accade nel Pdl, anche tra ex An, “tanto dolore, come tutti coloro che hanno condiviso una certa storia politica e certi valori”. “C’è stata una degenerazione – conclude Fini – perchè in troppi e troppe volte hanno scelto ciò che era utile invece di ciò che era giusto. Anche Alemanno ora dice che bisogna azzerare tutto, ma forse questa riflessione andava fatto qualche tempo fa”. Serve, insomma, uno scatto di reni e che le mele marce vengano individuate e punite”. Quindi non bastano “indignazioni fine a se stesse e buoni propositi”, anche perché “mentre la Regione era costretta a ridurre servizi nella sanità e metteva ticket ai disabili, i gruppi consiliari spendevano fiumi di denaro nel modo che è sotto gli occhi di tutti”.

Infine un messaggio alla Polverini: “Non mi permetto di dare consigli anessuno, ma se io fossi il Governatore del Lazio, farei una sola cosa: direi che nel 2013 la Regione Lazio non dà un solo centesimo di contributo ai gruppi. Se ci stanno bene, altrimenti le dimissioni sono doverose, perchè non si può andare avanti così per molto tempo ancora”. 

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