Il direttore ed editore di Flash Art Giancarlo Politi

Da Internet a un’aula di tribunale. Il duello tra il direttore di Flash Art, Giancarlo Politi, e Caterina De Manuele continua. Perché la giovane designer di interni, che tre settimane fa aveva scritto via email tutta la sua indignazione per un’offerta di stage gratuito e in risposta si era vista dare della “mignotta”, ha deciso di querelare Politi per ingiuria.

“Perché i miei genitori o chi per essi dovrebbero pagare perché io lavori per lei?”, aveva chiesto Caterina al direttore ed editore della rivista d’arte. E gli aveva elencato tutte le sue competenze. Politi aveva replicato: “Ora anche le mignotte debbono parlare quattro lingue, conoscere l’arte e inDesign”. Parole che ora, nell’atto di citazione a giudizio presentato giovedì scorso al giudice di pace di Milano, vengono definite “gravemente offensive e ingiuriose”. Aggiunge l’avvocato Niccolò Vecchioni, che segue Caterina: “Il linguaggio del Politi deliberatamente ‘alterava’ il registro di una discussione che, sino ad allora, si era mantenuta su toni accesi ma mai così ineleganti”. Secondo il legale, il direttore ha “volontariamente associato i requisiti professionali” che Caterina aveva dichiarato di possedere “a quelli che, a suo dire, sono propri di una mignotta”. Il risultato è stato una “espressione oggettivamente offensiva”. Un’ingiuria, insomma.

Il botta e risposta tra Caterina e Politi diventa così un caso giudiziario. Dopo essere stato un caso in Rete. Ne ha parlato anche il quotidiano inglese The Indipendent, mentre l’articolo su ilfattoquotidiano.it è stato condiviso da più di 22mila persone su Facebook. E proprio sul social network è avvenuto il primo incontro tra Caterina e l’avvocato Vecchioni. Che sulla bacheca della pagina di Flash Art, poi chiusa per le critiche piovute in pochi giorni, ha offerto assistenza gratuita alla ragazza. Anche lui, nei suoi 29 anni (uno in più di Caterina), “colpito dall’arroganza” delle risposte di Politi. E dai “toni fastidiosi” di un annuncio in cui si proponeva per uno stage di 8-10 mesi un rimborso “minimo, quasi inesistente”. E si chiedeva di rispondere solo “a chi possiede i requisiti richiesti e a chi può mantenersi per parecchi mesi a Milano”.

Nell’atto di citazione si sostiene anche che Politi ha amplificato la “nocività del grave insulto ricevuto” con un comunicato in cui Caterina è stata descritta come “una interlocutrice particolarmente aggressiva e subdola”, che avrebbe “manipolato e modificato” la sua risposta. Non solo. Nel comunicato Politi avrebbe messo in atto, cercando di giustificare la sua frase sulle ‘mignotte’, un “goffo tentativo di minimizzare i fatti”. Le considerazioni del direttore di Flash Art sono state poi ripetute in una seconda nota, intitolata ‘Breve risposta a una manipolazione e speculazione su una seria offerta di lavoro’, una frase definita “eloquente”.

Il direttore di Flash Art, contattato da ilfattoquotidiano.it, avverte che anche i suoi avvocati si stanno muovendo. Per il resto “non c’è più nulla da aggiungere”, dice prima di mettere giù la cornetta. La decisione di andare per via legale, spiega l’avvocato Vecchioni, è stata presa “non per speculare sulla vicenda, ma per fare sì che questa non cada nel vuoto”. Un’azione con un valore simbolico, quindi. Come simbolica è la pena a cui rischia di essere condannato Politi: una multa intorno ai 500 euro, le spese legali e un risarcimento che difficilmente supererà i mille euro. Un adeguato rimborso spese allo stagista, con ogni probabilità, sarebbe costato di più.

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