Uno degli scatti di Zappadu a Villa La Certosa pubblicati da El Pais nel giugno del 2009

Primo scatto: una sorta di gazebo a pianta ottagonale sormontato da una sfera. Secondo scatto: quaranta sedie antropomorfe allineate  su due file parallele in un giardino. Terzo scatto: le stesse sedie, con i loro schienali a forma di corpo umano stilizzato, poste intorno a un tavolo circolare in mezzo al quale si scorgono altre sedie dello stesso tipo che cicondano a loro volta un pozzo ricoperto di mosaici. Il tutto in un ambiente chiuso, forse un sotterraneo, con mura come sorrette da colonne. Quarto scatto: dodici ampolle con misteriose scritte latineggianti appoggiate su una serie  di nicchie. E poi ancora tante altre foto che sembrano raccontare i segreti (erotici e iniziatici) di villa La Certosa, il buen retiro sardo dove il premier, Silvio Berlusconi, si è rifugiato senza dire una parola anche lo scorso fine settimana, mentre in Italia e in tutta Europa cominciava a spirare forte il vento della crisi delle borse. Ambienti da sogno, o da incubo. Una sorta di via di mezzo tra un club per scambisti (si vedono pure un letto, un divano a forma di bocca e una grande vasca per idromassaggi di gruppo), e un tempio pagano.

Eccole le immagini che venerdì 8 luglio il fotoreporter Antonello Zappadu ha presentato alla procura di Tempio Pausania per denunciare quello che a suo avviso è un nuovo, presunto, abuso edilizio nella residenza del premier in Costa Smeralda. Foto che ilfattoquotidiano.it ha potuto in parte esaminare: una quarantina di scatti, selezionati tra gli 800 che Zappadu sostiene di aver ricevuto in forma anonima all’indirizzo elettronico della “Ecoprensa” di Bogotà, l’agenzia fotografica di cui è socio, tra  il 2008 e il 2009.  Fotogrammi che riprendono l’ormai celebre orto botanico, ma che soprattutto mostrano gli interni di un immobile sottostante dai dettagli sconcertanti.

Una sorta di bunker ricco di elementi architettonici che fanno tornare alla memoria la grande passione di Berlusconi per la simbologia o meglio, per la massoneria. Una passione nata negli anni Settanta, quando il futuro premier si iscrive alla Loggia P2 con la tessera n° 1816  e viene iniziato, stando ai racconti del Venerabile Maestro, Licio Gelli, “con la cerimonia della spada”.

Ma andiamo con ordine. Cosa si vede esattamente nelle fotografie esaminate dal fattoquotidiano.it (ve ne sono altre che a detta di Zappadu raffigurando il tunnel sotterraneo che porta al mare e una serie di animali esotici, ndr)? Innanzitutto una voragine nel terreno del parco accanto al campo da calcio. Poi tre immagini che mostrano un grande gazebo a pianta ottagonale collocato esattamente al centro dell’orto botanico, un giardino la cui pianta, ha scritto l’Espresso, ricalca esattamente quella del mitico Tempio di Re Salomone. Ma ecco che in una delle foto, un cerchio rosso evidenzia l’esistenza di un buco, evidentemente la voragine vista in precedenza, ma questa volta dall’alto. E cosa contiene questo buco? La risposta, secondo l’esposto presentato ai pm da Zappadu, è nella serie di immagini seguenti.

Sono scatti di interni, presumibilmente di un unico immobile suddiviso in più spazi in cui la stanza principale, sottostante al gazebo (o tempio?), presenta la stessa pianta. Il soffitto che riproduce la volta celeste (ma che può cambiare colore diventando rosa o amaranto) è retto da otto colonne distanziate tra loro da pareti in cui trovano spazio dodici nicchie. E’ ancora un’altra foto a mostrare cosa riempe le nicchie: dodici ampolle grandi affiancate ognuna da due bottiglie più piccole per un totale di 26 “anfore”. Sopra a ognuna, una scritta indicante il contenuto: “Ilior albor”, “Alter semper”, “Ribomia”, “Lini Seminu” e altre parole non facilmente  leggibili.

Ma le sorprese non finiscono qui. Perché le quaranta sedie antropomorfe (sembrano sagome umane in legno), che vediamo prima in una foto esterna del giardino in fila parallela, vengono mostrate in un altro scatto all’interno del tempio intorno a un tavolo circolare. E al centro, come in un sistema di cerchi concentrici, un pozzo ornato con un mosaico color oro e azzurro acceso.

Insomma, le foto mostrano un ambiente bizzarro, ricco di elementi simbolici, legati all’antica passione del premier  per l’occulto e il simbolismo. Una passione mai del tutto abbandonata. Basti pensare i vertici del Biscione per anni sono stati soliti ritrovarsi assieme a Berlusconi per delle letture in comune de “L’Elogio della Follia” di Erasmo da Rotterdam, il teologo e umanista olandese considerato tra i firmatari della Carta di Colonia del 1535, un discusso manoscritto che testimonierebbe l’esistenza della massoneria fin dal xv secolo.

Le foto paiono confermare  quello che numerosi osservatori hanno sempre sempre su Villa La Certosa, ossia che Berlusconi – e con lui l’architetto Gianni Gamondi – abbiano sin dall’inizio concepito la residenza sarda come un luogo iniziatico. Anche se i simboli appaiono mescolati alla rinfusa e ben oltre il limite del kitsch.

La prova evidente di questa mescolanza tra sacro e profano sta in un altro gruppo di foto che ilfattoquotidiano.it ha potuto vedere. Foto da cui emerge una profonda attenzione per l’elemento erotico, per il doppiosenso a sfondo sessuale. Perché le colonne, la volta celeste, le sedie e le ampolle possono far pensare alla volontà del costruttore di edificare una sorta di Tempio. Ma i colori (rosa shocking, azzurro elettrico, giallo-oro), i tubi fluorescenti che ornano il pavimento come a  voler accompagnare l’avventore in un ipotetico percorso, ma soprattutto il divano a forma di labbra con davanti la proiezione di un rettangolo luminoso azzurro elettrico (non quello disegnato da Salvador Dalì in onore della bocca carnosa di Mae West, formosa pin-up degli anni Trenta, celebre per le sue curve), il grande letto matrimoniale fucsia sormontato da quindici cuscini di varie dimensioni e colori e la piscina mosaicata con sirenetta disegnata sul fondo, richiamano alla mente una della tante suite a tema di quel motel nel pavese, a pochi chilometri dalla A1, dove le stanze hanno nomi esotici ed evocativi – ‘Amazzonia’, ‘Antigua’, ‘Costa Careyes’, ma anche ‘Alcova’, ‘Notte araba’, ‘Cupido’ – e la prenotazione avviene a ore. O, il privè di una discoteca brianzola.

A villa La Certosa, del resto, il ricchissimo presidente del Consiglio non si è fatto mancare niente. Finora chi aveva visitato il suo buon retiro aveva parlato di una serie di opere degne di un sultano arabo talmente numerose da essere quasi impossibili da elencare. In villa, per esempio, ci sono una grande piscina a forma di palma con acqua di mare circondata dalla collezione di cactus e di piante grasse;  un lago artificiale con tanto di isoletta al centro;  un’Agorà, ossia il polo architettonico dove attorno al pozzo di pietra, a raggiera, si slanciano dodici dolmen; una collinetta artificiale (detta “dei pensieri”) con gli ulivi secolari finita nel mirino della magistratura nel 2006; un parco di 600 mila metri quadrati con un teatro finto greco-romano per le esibizioni di Apicella; una statua in simil bronzo che raffigura un cavallo con il volto di donna proteso verso il cielo; un finto vulcano in grado di eruttare. Più otto pezzi di meteorite tratti da un esemplare più grande caduto in India nel 2003 e che ora, nella loro nuova forma, costituiscono il fulcro di quella che Berlusconi chiama la “Piazza dell’altro mondo”, dove i megaliti venuti dallo spazio svettano al centro di uno spiazzo circolare uno accanto all’altro, con forme che possono sembrare falliche, ma che in realtà dovrebbbero richiamare le cosiddette ‘uova cosmiche’.

Adesso però la dimora sarda del Cavaliere, equiparta per legge alle residenze di Stato e per questo protetta (a spese dei contribuenti) da frotte di carabinieri, si arrichisce dei sotterranei del  “Tempio di Salomone”.

Insomma, dopo 30 anni, Silvio Berlusconi, nel frattempo diventato presidente del Consiglio, non ha dimenticato l’antico amore per l’esoterismo. E nelle sue abitazioni, da Villa San Martino ad Arcore (sede del celeberrimo mausoleo disegnato dallo scultore Piero Cascella) a Villa La Certosa in Sardegna, continua a contornarsi di triangoli, sfere e piramidi, e poi ancora compassi e squadre, tradizionali simboli massonici. Ma anche di elementi molto poco mistici e tanto “Bunga bunga”. Perché attorno al tavolo circolare, seduti su quelle sedie antropomorfe, più che i “Liberi muratori”, è più facile immaginare le ospiti delle “cene eleganti”. Magari impegnate nell’ormai celebre rito del bacio alla statua di Priapo.

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