Luigi Bisignani in una foto del 1992

L’inchiesta per la Loggia P4 si allarga. A interessarsene anche la Procura di Roma. A cui i colleghi di Napoli hanno inviato per competenza parte del fascicolo. Tre i casi capitolini contestati al lobbysta Luigi Bisignani: appalti poco chiari con enti pubblici come Eni e Poste, una trattativa riservata da cento milioni di euro per cedere un immobile alla presidenza del Consiglio, una presunta influenza su nomine e contratti in Rai. Intanto i pm partenopei continueranno a indagare sul coinvolgimento di diversi politici: dal sottosegretario Gianni Letta alle ministre Stefania Prestigiacomo e Mariastella Gelmini. La prima intercettata nell’ufficio di Bisignani, la seconda che ha ammesso i contatti frequenti con Bisignani durante la sua testimonianza.

Si allunga così anche la lista dei contatti del lobbysta, un tempo affiliato alla P2. Come l’ex direttore generale di viale Mazzini, Mauro Masi. Dalle intercettazioni contenute nel fascicolo degli inquirenti emergono gli stretti rapporti tra i due, che un giorno avrebbero discusso anche di Michele Santoro. E’ Bisignani a passare all’ex dg alcune notizie riguardo alle indagini della Procura di Trani sulle presunte pressioni di Silvio Berlusconi su Giancarlo Innocenzi, dipendente dell’Autorità garante per le comunicazioni, affinché facesse chiudere ‘Annozero’. Durante l’interrogatorio, entrambi hanno confermato. Ma Masi non sarebbe stato l’unico contatto di Bisignani adatto a influenzare la tv pubblica. Frequenti erano infatti i suoi rapporti anche con l’avvocato Salvatore Lo Giudice (che in passato era stato suo legale) consulente della presidenza del Consiglio in materia di giornali e tv. Lo Giudice, tra l’altro, scrive il Corriere della Sera, si occupa contratti di alcuni conduttori. I più scomodi per il Cavaliere, come Milena Gabanelli e Giovanni Floris.

Ma Palazzo Chigi è coinvolto anche in un altro capitolo dell’inchiesta passata a Roma dai magistrati campani che per primi indagano sulla presunta Loggia P4. Il nuovo filone riguarda anche le trattative, poi sfumate, per la vendita di un immobile alla presidenza del Consiglio da parte di Bisignani. Prezzo su cui accordarsi: circa cento milioni di euro. Contratto poi saltato forse proprio per l’apertura delle indagini. Ma il contatto c’è stato e la proposta di vendita pure: a confermarlo è lo stesso Bisignani durante il suo interrogatorio.

Ultimo filone di indagini, infine, i rapporti con diverse aziende pubbliche. Come l’appalto preso con la Ilte, società di Bisignani, per stampare la rivista dell’Eni. O la “concessione per la stampa delle bollette” delle Poste e “non soltanto”, tramite un’altra società, la Postel, crerata proprio con Poste italiane. E’ quanto riferisce nella sua testimonianza Alessandro Bondanini, collaboratore di una delle commercialiste del lobbysta. Rapporti, compresi quelli con i vertici dell’Enel, che emergono anche da altre testimonianze ascoltate dagli inquirenti. Che adesso voglio essere sicuri che si tratti di appalti puliti e che Bisignani, con le sue conoscenze, non abbia influenzato contratti o sponsorizzazioni in aziende pubbliche.

Articolo aggiornato alle 13.00 del 20 giugno 2011

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