Mentre Silvio Berlusconi si lancia in promesse mirabolanti a Lampedusa, il sottosegretario Alfredo Mantovano lascia il suo incarico. E, dopo poche ore anche il sindaco di Manduria, Paolo Tommasino, a capo di una giunta di centrodestra, sbatte la porta e si spoglia della fascia tricolore. Il dramma degli immigrati che incessantemente sbarcano sull’isola e la decisione di trasferirne altre migliaia a Manduria, in Puglia, crea il caos nel Governo. Il sottosegretario all’Interno, dopo l’annuncio trionfante del premier (“libereremo l’isola in due giorni”), non ce la fa ad essere smentito così platealmente, dopo che per giorni ha cercato di rassicurare il “suo” Salento sulla possibilità di mantenere in dimensioni contenute la tendopoli tra le province di Taranto e Brindisi. Mantovano, che nelle scorse settimane ha fatto la spola tra la Puglia e Roma, sobbarcandosi il peso di rappresentare un Governo ostile per gli abitanti di Oria e Manduria, rassegna le dimissioni poco tempo dopo la sortita trionfalistica del presidente: perché se Lampedusa, come ha detto Berlusconi, “diventerà come Portofino”, le campagne salentine sono invece destinate a trasformarsi in una terra di nessuno, in cui verranno trasferiti tutti gli stranieri che partiranno dalla Sicilia. Al momento il campo pugliese contiene già 1.200 persone, ma altre 1500 sono state imbarcate a Lampedusa e sono in viaggio nel Mediterraneo, mentre nella tendopoli si lavora a ritmo frenetico per prepararsi ai nuovi arrivi.

“L’hotel Manduria”, infatti, si è già dimostrato assolutamente inadeguato ad ospitare l’enorme mole di immigrati che vi è destinata: l’area di 30.000 metri quadrati è delimitata da una recinzione alta due metri, che si scavalca con estrema facilità, e ha consentito la fuga di diverse centinaia di “ospiti”. Il numero delle forze dell’ordine, per quanto incrementato lunedì con altri 100 uomini, non è sufficiente a garantire la stabilità, i disperati che arrivano qui vogliono solo fuggire verso il Nord Europa e per farlo sono disposti a tutto. Anche la sbandierata sicurezza, dunque, è una chimera. Alfredo Mantovano ci aveva messo la faccia ma i fatti gli hanno dato torto. E oggi, a sbugiardarlo in via definitiva, ci si è messo anche il capo del Governo.

Gli ultimi giorni, per lui, sono stati un lungo calvario di incontri con cittadini e amministratori e di promesse puntualmente non mantenute. A partire da dieci giorni fa, quando il governatore pugliese Nichi Vendola per primo chiese notizie sull’ipotesi di allestire una tendopoli a Manduria. In quella circostanza il sottosegretario negò categoricamente, salvo dover tornare sui suoi passi a meno di 48 ore, dopo che il Consiglio dei ministri di giovedì ha dato il via libera al campo tarantino.

Mentre venerdì mattina tra le vigne in cui si coltiva il Primitivo arrivavano mezzi dei vigili del fuoco e della protezione civile, Mantovano lanciava altre rassicurazioni da Bari: nel sito saranno ospitate temporaneamente poche centinaia di profughi e contestualmente altri dodici centri di accoglienza saranno allestiti in tutta Italia. E ancora: “Ci saranno condizioni di assoluta sicurezza, con una recinzione, con un contingente di poliziotti e di carabinieri adeguato e aggiuntivo”. Il paese, insomma, sarà fortemente militarizzato”. Parole di nuovo cadute nel vuoto, di fronte all’evidenza del primo arrivo, domenica mattina, quando nel porto di Taranto sono sbarcati 547 immigrati, 136 dei quali scappati nella stessa giornata, in barba ai proclami sulla possibilità di tenere il luogo sotto controllo. Stesso copione è andato in onda lunedì, quando l’esponente di Governo, ospite del concitato Consiglio comunale di Manduria, ha di nuovo provato a dare i numeri: “L’area non conterrà più di 1200 persone”.

Una cifra limite, considerato il viaggio effettuato martedì dalla nave Catania, che ha trasportato 827 tra uomini e donne, saturando il campo e creando ulteriori problemi di gestione. Difficoltà che il primo cittadino di Manduria non ha potuto affrontare in alcun modo, non avendo avuto, fin dall’inizio, alcuna voce in capitolo, ma dovendo subire passivamente le scelte del ministero della Difesa che ha messo a disposizione l’ex aeroporto militare del suo paese per ospitare “temporaneamente”, fu detto al sindaco, “poche centinaia di extracomunitari”. Da pochi che dovevano essere, invece, oggi – al netto delle fughe che avrebbero toccato quota 500 – gli stranieri presenti sono circa 800 e questa cifra è destinata ad aumentare già domani, quando arriveranno i 1500 mandati direttamente da Berlusconi per allentare la pressione sull’isola siciliana. Solo i primi di una lunga serie, evidentemente, visto che al momento non sono stati individuati siti per allestire altre tendopoli e Manduria resta l’unico sfogo per un Governo che tira da una parte all’altra una coperta comunque troppo corta. Qui, nell’assolato Salento, del resto, i posti a disposizione sono ancora molti: centinaia di tende sono arrivate nei giorni scorsi ed è stato calcolato che possono essere ospitate fino a 4.800 persone. Troppe, davvero. Per i pugliesi e anche per Mantovano e per Tommasino. Anche se la decisione di trasformare la Puglia in una nuova Lampedusa è stata presa dal premier in persona.

di Chiara Spagnolo

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