L’inchiesta sul caso Ruby, la giovane marocchina che all’epoca dei fatti aveva 17 anni e che ha parlato di incontri nella villa di Arcore di Silvio Berlusconi, nasce dai sospetti di alcuni investigatori su quella ormai famosa notte, tra il 27 e il 28 maggio scorsi, trascorsa dalla ragazza in questura a Milano e conclusasi poi con l’affidamento alla consigliera regionale lombarda Nicole Minetti, dopo due telefonate di Palazzo Chigi.

Il premier è indagato per prostituzione minorile e concussione. Prostituzione minorile perché, secondo le indagini, sarebbe stato cliente di una prostituta minorenne. Ruby, però, ha sempre detto di non avere mai avuto rapporti sessuali con lui. L’accusa di concussione, invece, è legata al fatto che Berlusconi, secondo gli inquirenti, per nascondere il suo rapporto con la prostituta, andato avanti per numerosi weekend, e per evitare che la vicenda venisse alla luce avrebbe abusato delle sue funzioni di primo ministro telefonando in Questura la notte tra il 27 e il 28 maggio per fare affidare Ruby alla Minetti.

La consigliere regionale è indagata per favoreggiamento della prostituzione, come il direttore del Tg4 Emilio Fede e l’agente di spettacolo Lele Mora, che avrebbero fatto da tramite nei rapporti tra il premier e la prostituta. La Procura di Milano, nei mesi scorsi, aveva comunicato che le procedure di affidamento della giovane marocchina, scappata diverse volte dalle comunità per minori, e finita in Questura perchè accusata di furto, si era svolto correttamente. Lo stesso aveva precisato il Ministero dell’Interno, mentre la pm dei minori Anna Maria Fiorillo aveva contestato questa versione.

L’inchiesta sul caso Ruby, affidata ai procuratori aggiunti Ilda Boccassini e Pietro Forno e al pm Antonio Sangermano, anche dopo le precisazioni sulla correttezza dell’affidamento, si èconcentrata però negli ultimi mesi proprio sulle telefonate partite da Palazzo Chigi per ottenere il rilascio della ragazza.

La storia di Ruby comincia la notte tra il 27 e il 28 maggio. Quando una ragazzina non ancora 18enne, dopo essere stata fermata con l’accusa di furto, viene lasciata andare e affidata a Nicole Minetti, consigliere regionale Pdl, dopo una telefonata del premier che chiedeva appunto di lasciarla andare. Questa la ricostruzione ora per ora del “caso Ruby”.

Ore 18.15: La segnalazione

È il 27 maggio. Siamo in corso Buenos Aires. Ruby è in un centro benessere. Caterina P., ballerina, la riconosce per la ragazza ospitata in casa qualche sera prima e che la mattina dopo scompare portandosi via 3.000 euro e diversi gioielli. Caterina chiama il 113. Interviene la volante del commissariato Monforte che la porta negli uffici di via Poma.

Ore 22.25: l’arrivo a via Fatebenefratelli

Ruby viene trasferita in questura. In realtà si chiama Karima ed è nata in Marocco il 1° novembre 1992. Dagli accertamenti emerge una denuncia per scomparsa (maggio 2009) fatta dai genitori e dalla casa famiglia di Letojanni dove ha vissuto per qualche tempo.

Ore 23.00: “In comunità”

La volante entra in Questura. Ruby viene accompagnata nello stanzone per il fotosegnalamento. Le vengono prese le impronte digitali. Nel frattempo, gli agenti attendono le decisioni del Tribunale dei minori. Quella notte di turno c’è la dottoressa Fiorillo che decide: la ragazza va affidata a una comunità.

Ore 23.40: “Resta qui”

Entra in scena un commissario capo. Dal primo piano, il dirigente scende al fotosegnalamento. Davanti agli agenti conferma: la ragazza deve essere affidata a una comunità. Ma se questo non è possibile, vista l’ora tarda, Ruby dovrà passare la notte negli uffici della questura. Così sarà: un lungo giro di telefonate a diverse strutture di accoglienza dà esito negativo. Bisogna attendere la mattina del 28 maggio. L’ordine è categorico: la 17enne non si deve muovere da via Fatebenefratelli.

Ore 23.50: si muove il governo

La scena cambia. Il commissario capo si presenta trafelata agli uffici della 3a sezione dell’Ufficio prevenzione generale, dove Ruby è in attesa. “La ragazza va rilasciata”. L’ordine arriva da Pietro Ostuni. Gli agenti chiedono spiegazioni. Per la prima volta viene nominata la presidenza del Consiglio. Da lì qualcuno ha chiamato. Ostuni ha risposto. Risultato: Ruby deve andare via. Perché Ruby è parente del presidente egiziano Mubarak. Chi ci crede? Ora nessuno. Ma in quei momenti di concitazione, gli agenti non si fanno domande. Del resto l’ordine arriva addirittura da Berlusconi. Questo, infatti, lascia a verbale Ostuni. “Dottore – dice il Cavaliere – conosciamo questa ragazza”. Dopodiché il premier in persona fa filtrare la balla della parentela con il leader egiziano.

Ore 00.00: l’arrivo della Minetti

Mentre il capo di gabinetto Ostuni continua a telefonare per far rilasciare la ragazza, all’ingresso della questura si presenta Nicole Minetti. La giovane consigliere regionale, che si apprende avere anche un incarico presso la presidenza del Consiglio, non è sola. Con lei c’è Michelle, modella brasiliana che da qualche giorno ospita Ruby. È stata lei, poche ore prima, a contattare il Cavaliere avvertendolo del fermo di Ruby. Nel frattempo la Minetti si offre di prendere in affidamento la minorenne.

Ore 00.45: rebus e inganno

È in questo momento che si consuma il presunto inganno della questura. La presenza della Minetti cambia le carte in tavola. Che fare? Il commissario capo chiede agli agenti di chiamare il pm. Il magistrato conferma l’affido in comunità. Ordine che muta in pochi minuti. La funzionaria parla con il pm che cambia idea: la ragazza può essere affidata al consigliere regionale solo dopo la sua identificazione.

Ore 2.00: il rilascio e la fine

Dieci minuti dopo Ruby è già in strada. La Minetti stranamente se ne va subito, lasciandola con l’amica e al telefono con il premier. Passa una settimana e la minorenne è di nuovo in questura. Ha litigato con Michelle. Questa volta, però, il telefono della Minetti squilla a vuoto. Poche ore e Ruby parte per la comunità di Sant’Ilario.

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