Messina Denaro, nel covo abiti di lusso e viagra: sequestrati due cellulari e un’agenda. Il prestanome: “Casa comprata con i suoi soldi”

Il nascondiglio a Campobello di Mazara, nel Trapanese: c'erano anche profumi, preservativi, orologi e una tv di ultima generazione. Andrea Bonafede, l'uomo che gli ha prestato l'identità, è indagato e "collabora". Il procuratore De Lucia: "Indagini per cercare altri luoghi d'interesse"

Aggiornato: 22:40

  • 11:46

    Il chirurgo: “Non potevamo fosse lui”

    “Due anni fa Matteo Messina Denaro, con il nome di Andrea Bonafede è stato ricoverato nel nostro ospedale dove è stato operato per un tumore al colon. Sono stato io stesso a eseguire l’intervento insieme a due colleghi ma è difficile ricordarsi che persona fosse. Non potevamo mai pensare potesse essere un superlatitante. Il nostro compito è quello di curare il paziente. A noi non risultano altri accessi in ospedale, da noi ha fatto l’intervento e poi è andato via”. Lo dice a LaPresse un chirurgo dell’ospedale Abele Ajello di Mazzara del Vallo che ha operato il boss arrestato ieri. “Ieri sono venuti i carabinieri che hanno sequestrato le cartelle cliniche”, ha concluso.

  • 11:28

    Il medico indagato: “Per me era Andrea Bonafede”

    Alfonso Tumbarello, il medico di Campobello di Mazara, nel Trapanese, che aveva in cura Andrea Bonafede, alias Matteo Messina Denaro, risulta indagato nell’ambito dell’arresto del boss. Tumbarello, che è andato in pensione lo scorso dicembre, è stato interrogato dagli inquirenti. A quanto si apprende avrebbe dichiarato: “Non sapevo nulla. Per me lui era il signor Bonafede”. 

  • 11:21

    Ardita: “Ha avuto fortissime coperture”

    “La storia della mafia è quella di un potere criminale che cerca un rapporto con il potere pubblico. E’ chiaro che questo è accaduto perché altrimenti non si può restare libero tanto a lungo in un territorio così densamente popolato e attenzionato dalle forze di polizia”. Lo ha detto il consigliere del Csm Sebastiano Ardita, in passato pm impegnato in prima linea nella lotta alla mafia, parlando a Radio 24 della latitanza di di Matteo Messina Denaro. La cattura del boss “è un segnale positivo, ma questo non ci deve far dimenticare il fatto che per 30 anni è stato latitante, si è scoperto ora a Palermo. Questo comporta che ha avuto fortissime coperture“. “Oggi c’è un dibattito aperto su questa latitanza che negli anni scorsi ha fatto registrare momenti di mancato coordinamento dello Stato e di sovrapposizione di indagini investigative” ha aggiunto tra l’altro Ardita.

  • 10:47

    Indagato il medico che aveva in cura il boss

    Alfonso Tumbarello, 70 anni, il medico che aveva in cura Andrea Bonafede, alias Matteo Messina Denaro, è indagato nell’ambito dell’arresto del super latitante. Tumbarello è di Campobello di Mazara ed è stato per decenni medico di base in paese, sino a dicembre scorso, quando è andato in pensione. Tumbarello sino a qualche mese fa è stato medico del vero Andrea Bonafede, 59 anni, residente a Campobello di Mazara e avrebbe prescritto le ricette mediche a nome dell’asistito. Ieri i carabinieri hanno perquisito le abitazioni di Campobello, di Tre Fontane e l’ex studio del medico che è stato anche interrogato.

  • 10:33

    Il vescovo: “Soddisfazione per quanti lottano”

     “L’arresto di Matteo Messina Denaro è un risultato importante per magistrati e forze dell’ordine ma anche di grande soddisfazione per quanti lottano ogni giorno per la legalità. Trent’anni di latitanza sono stati anche 30 anni di crescente impegno civico di tanti uomini e donne che hanno respinto la logica della violenza, della prevaricazione. È l’occasione per ricordarci che occorre un impegno educativo, perché la mafia si combatte anche nel far crescere nuove generazioni a testa alta”. Così monsignor Angelo Giurdanella, Vescovo della Diocesi di Mazara del Vallo che comprende anche i Comuni di Castelvetrano e Campobello di Mazara. “Bisogna alimentare quell’humus necessario contro ogni forma di criminalità e corruzione – prosegue – per ridare speranza nel partorire virtù civiche, impegno nella legalità e solidarietà che servono non solo per arginare ma per creare una radicale alternativa al sistema mafioso. Al posto dei “padrini” dobbiamo mettere il Padre che ci fa crescere nella dignità e nella responsabilità di fratelli”, ha concluso monsignor Giurdanella. 

  • 09:43

    Il boss a L’Aquila come Riina e Bagarella

    Il boss mafioso Matteo Messina Denaro è rinchiuso da ieri nel carcere di massima sicurezza dell’Aquila, come confermano fonti investigative all’Adnkronos. L’ex latitante ha trascorso la prima notte in carcere dopo il trasferimento da Palermo. All’Aquila sono stati detenuti numerosi boss mafiosi, da Leoluca Bagarella a Totò Riina.

  • 09:09

    Messina Denaro trasferito in Abruzzo

    È sbarcato ieri sera con un volo militare all’aeroporto di Pescara il boss mafioso Matteo Messina Denaro, dopo l’arresto avvenuto a Palermo. L’ipotesi più accreditata, come anticipato da La Repubblica e il Centro, è che il boss venga detenuto nel carcere dell’Aquila poiché è una struttura di massima sicurezza, ha già ospitato personaggi di spicco ed anche perché nell’ospedale del capoluogo c’è un buon centro oncologico. Non è escluso che il boss sia stato trattenuto altrove per la notte, o in una caserma o nei vari penitenziari della zona. Secondo quanto si è appreso, autorità ed istituzioni sarebbero state allertate.

  • 09:04

    Nordio: “Indispensabili intercettazioni, ma abuso”

    Le intercettazioni “sono uno strumento indispensabile per il terrorismo e la mafia, ciò che va cambiato radicalmente è l’abuso che se ne fa per i reati minori con conseguente diffusione sulla stampa di segreti individuali e intimi che non hanno niente a che fare con le indagini”. Lo afferma Carlo Nordio, ministro della Giustizia, intervenuto a ‘Radio 24 in 24 Mattino’, parlando delle intercettazioni. Ieri gli inquirenti e gli investigatori che hanno arrestato Matteo Messina Denaro hanno spiegato che la cattura sarebbe stata impossibile senza le intercettazioni.

  • 09:01

    Nordio: “Garantita detenzione e diritto alla salute”

    “Un minimo senso di umanità e di eticità e di senso cristiano oltre a quello che insegna la Costituzione impone di curare le persone quando sono ammalate. Siamo in grado di garantire la detenzione e il diritto alla salute. Le strutture italiane riescono a garantire una assistenza sanitaria di primo livello”. Lo ha detto Carlo Nordio, ministro della Giustizia in diretta su Radio 24, riferendosi a Matteo Messina Denaro catturato vicino alla clinica dove doveva sottoporsi a una terapia oncologica. “Esistono dei luoghi compatibili con la detenzione e la garanzia dell’assistenza sanitaria non sono molti ma possiamo assolutamente garantire che coesisteranno il diritto alla salute e il diritto alla sicurezza per la detenzione di un pericoloso latitante, assicurato alla giustizia dopo 30 anni”, ha concluso Nordio. 

  • 08:58

    Il commento di Maria Falcone

    “È una vittoria di tutta la società italiana. Occorreva un salto generazionale, come auspicava Giovanni. Impressionante come tutti battessero le mani davanti a quella clinica, per strada, fra gli autobus, i passanti pronti ad abbracciare i carabinieri con i loro giubbotti antiproiettile. Immagini ben diverse da quando i parenti dei boss si accanivano e inveivano a Palermo contro funzionari e agenti di scorta”. Lo afferma, in un’intervista al Corriere della Sera, Maria Falcone, sorella del magistrato ucciso nella strage di Capaci, all’indomani dell’arresto di Matteo Messina Denaro. Riguardo agli applausi fra la gente di passaggio nel quartiere San Lorenzo, alle mani alzate in segno di vittoria, osserva: “Ah, come vorrei che Giovanni e Paolo potessero vederle. È un grande passo verso una democrazia compiuta. E questo accade proprio grazie al loro impegno, che rivive in ogni incontro con i giovani, con un popolo di studenti e insegnanti al lavoro per un’educazione alla legalità, un senso di giustizia sintonizzato sull’esercizio della memoria di chi ha pagato tutto questo con la vita”. Messina Denaro, continua Maria Falcone, “potrebbe dirci grandi cose su un drammatico pezzo di storia italiana. Ma non so se lo farà. Come non l’hanno fatto Riina e Provenzano. È comunque una strada da percorrere e penso che magistrati e investigatori proveranno a farlo”. In un’intervista a La Repubblica, la sorella del magistrato osserva inoltre: “Questo risultato è arrivato per merito di quasi tutte le istituzioni, dalle forze dell’ordine alla magistratura“. Quasi tutte? “Un po’ meno la politica, che si è mostrata meno interessata – precisa – Mi auguro che adesso la lotta alla mafia diventi centrale. Anche perché la cattura di Messina Denaro può essere un trauma per la mafia. Bisogna tenere la guardia alta”.