Lo stigma

“Fat shame”: una società inclusiva è quella che dà il giusto peso anche al grasso

Anche se pochissimi di noi ne hanno consapevolezza, le persone "non magre" – come i canoni estetici imporrebbero  – “rischiano di non avere una buona istruzione, un’equa assistenza sanitaria, una promozione o la sicurezza sul lavoro, un alloggio piacevole, degli amici, degli amanti o dei compagni di vita”. Tutto questo, perché la nostra cultura attribuisce alla grassezza significati negativi quali “esasperazione e disturbo psicologico”

Di Giuseppe Cesaro
21 Ottobre 2020

Il mondo si fonda su un ossimoro assurdo e drammatico: la società esclude. Come possiamo, infatti, chiamare società una realtà che si fonda sull’esclusione sistematica degli “altri”? Donne, negri, immigrati di ogni etnia, omosessuali, vecchi, malati, disabili, poveri, ebrei, musulmani, cristiani: ce n’è per tutti. Anzi: non ce n’è per nessuno. Discriminare, fino all’emarginazione, tutte […]

Per continuare a leggere questo articolo
Abbonati a Il Fatto Quotidiano

Abbonati a 15,99€ / mese

Ti potrebbero interessare

Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione