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“In carcere continuava a comandare”, il boss di Cosa nostra in Lombardia Errante Parrino al 41 bis

Nuovo sistema mafioso lombardo. Detto "zio Paolo" è imputato nell'inchiesta milanese Hydra, l'11 novembre è stato trasferito nel penitenziario di Spoleto e messo al regime duro. Secondo la Procura di Milano è il "rappresentante del mandamento di Castelveltrano in Lombardia". A chi gli chiedeva cosa fosse la mafia, rispondeva: "Cos'è una marca di formaggio?'".
“In carcere continuava a comandare”, il boss di Cosa nostra in Lombardia Errante Parrino al 41 bis
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Prima la richiesta di arresto bocciata dal giudice delle indagini preliminari di Milano Tommaso Perna, quindi le conferma di far parte con ruolo apicale del nuovo sistema mafioso lombardo, anche detto Consorzio, da parte del Tribunale della Libertà e della Cassazione. Da qui il mandato di cattura, tre giorni di latitanza, quindi l’arresto in ospedale dove tentava di simulare una malattia che non c’è. E ora per Paolo Errante Parrino, nato a Castelvetrano (Trapani), 79 anni alias “zio Paolo”, considerato “rappresentante del mandamento mafioso di Castelvetrano sul territorio Lombardo”, nonché cerniera per gli interessi dell’ex latitante Matteo Messina Denaro, si sono aperte le porte del carcere duro. Per lui, infatti, è stato disposto il 41bis. In una vecchia intervista a chi gli chiedeva se la mafia esiste o meno, rispondeva così: “Cos’è una marca di formaggio?”.

Oggi Parrino risulta imputato nel maxi-processo milanese Hydra che ha scoperchiato contatti e affari di un sistema mafioso composto da soggetti di vertici di Cosa nostra, ‘ndrangheta e camorra romana. E a differenza di 77 imputati, per i quali la Procura ha chiesto 570 anni di condanne, non ha scelto il rito abbreviato e dunque si trova ancora nel limbo dell’udienza preliminare. Il 25 gennaio scorso, il boss, che per decenni ha eletto come suo centro di potere il comune di Abbiategrasso a sud di Milano, è stato arrestato fuori dall’ospedale di Magenta e portato nel carcere di Ancona, sezione alta sicurezza. Una misura restrittiva già pesante che però, stando alle ultime indagini della Procura trasmesse al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap), non è servita a tagliare i rapporti diretti con esponenti di Cosa nostra.

Secondo le note del Dap e i riscontri dei magistrati, infatti, Parrino “comandava” ancora nel carcere di Ancona, grazie ai suoi uomini. Per questo l’11 novembre e cioè il giorno stesso dell’inizio della requisitoria finale dei pm Alessandra Cerreti e Rosario Ferracane, è stato trasferito nel carcere di massima sicurezza di Spoleto e qui messo in regime di 41 bis. Dirà lo stesso pm della Direzione distrettuale antimafia di Milano Alessandra Cerreti: “Parrino lo abbiamo catturato dopo tre giorni di latitanza, mentre andava in un ospedale a far finta di essere malato. Lo stesso Parrino, che sulla base delle risultanze di questo procedimento, due giorni fa in data 11 novembre è stato sottoposto a regime detentivo di cui l’Art. 41 bis, perché evidentemente anche l’Autorità amministrativa ha ritenuto fondate le risultanze emerse da questo procedimento”.

Insomma, un ulteriore conferma della pericolosità del boss che “ha i rapporti di parentela attraverso la moglie con l’ex latitante Matteo Messina Denaro e Messina Antonio”. E che nell’inchiesta Hydra, secondo i pm, mostra tutto il suo potere intervenendo in una lite tra Gioacchino Amico, rappresentante degli interessi anche della camorra romana e di Cosa nostra, e la famiglia Pace, legata al mandamento di Trapani. In un’intercettazione, riportata in requisitoria dal pm Cerreti, si legge: “Errante Parrino stamattina mi ha detto: ‘Dice, intervenite, andatelo a prendere, me lo porti qua, ci dici che si viene a prendere il caffè, me lo porti qua a Cicciobello”, soprannome di Amico.

Per decenni, lo zio Paolo ha tessuto i suoi affari in piena libertà, arrivato sulle sponde del Naviglio che lambisce il comune di Abbiategrasso dopo una prima condanna per i rapporti con Cosa nostra. E qui nella tranquillità dell’hinterland, anche grazie alla connivenze della politica locale e di certa parte della società civile, ha vissuto indisturbato divenendo così il punto di riferimento dell’ala mafiosa di Matteo Messina Denaro.

Ancora nel 2009, con Parrino specchiato cittadino, il Nucleo investigativo dei carabinieri di via Moscova in una nota sulla presenza della criminalità organizzata nel Milanese scriveva: “Ad Abbiategrasso è residente Paolo Errante Parrino facente parte in passato di una cosca mafiosa, reato per il quale ha già scontato vari anni di carcere. Parino è sposato con Antonina Bosco, la quale ha in gestione il bar sala giochi Las Vegas frequentato assiduamente da pregiudicati, tanto che nel 2005 veniva notificato l’ordine di sospensione per 30 giorni”. In quell’anno, 2009, il boss si occupava di aiutare la moglie nella gestione del bar. In realtà quel bar, emerge dagli atti di Hydra, altro non era che il suo ufficio in cui incontrare, ad esempio, i politici locali. Mentre in un capannone non lontano dal Las Vegas, i carabinieri del Nucleo investigativo nell’ambito dell’indagine Hydra hanno filmato summit di mafia tra Parrino e i vertici del Consorzio mafioso. Da allora molto è passato e oggi lo zio Paolo sta al 41 bis.

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