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Chiesti i domiciliari per Totò Cuffaro e il deputato di Noi moderati Saverio Romano: indagine su appalti truccati

"Avviso di arresto" per 18 indagati, tutti convocati per l'interrogatorio preventivo in base alla legge Nordio: accuse di turbativa d'asta e corruzione. L'ex governatore: "Pronto a chiarire"
Chiesti i domiciliari per Totò Cuffaro e il deputato di Noi moderati Saverio Romano: indagine su appalti truccati
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Totò Cuffaro e Francesco Saverio Romano tornano al centro della cronaca giudiziaria. La Procura di Palermo ha chiesto la custodia cautelare agli arresti domiciliari per 18 persone, tra cui l’ex presidente della Regione siciliana e il deputato di Noi Moderati, accusate a vario titolo di associazione a delinquere, turbativa d’asta e corruzione nell’ambito di un indagine su un presunto sistema di appalti pilotati nella sanità. Gli altri indagati sono Vito Raso, storico assistente di Cuffaro, il capogruppo regionale della Dc Carmelo Pace, Roberto Colletti (ex direttore generale dell’ospedale Villa Sofia), Antonio Abbonato, Ferdinando Aiello, Paolo Bordonaro (direttore dell’ospedale Umberto I di Siracusa), Alessandro Mario Caltagirone (direttore generale dell’Azienda sanitaria provinciale di Siracusa), Marco Dammone, Giuseppa Di Mauro (dirigente amministrativo dell’Asp di Siracusa), Vito Fazzino, Antonio Iacono, Mauro Marchese, Sergio Mazzola, Paolo Emilio Russo, Giovani Tomasino e Alessandro Vetro.

L'”avviso di arresto”

I carabinieri del Ros hanno notificato a tutti l'”avviso di arresto” previsto dalla legge Nordio, cioè l’invito a comparire davanti alla gip Carmen Salustro per l’interrogatorio preventivo: solo dopo aver ascoltato gli indagati la giudice deciderà se accogliere la richiesta della Procura. Cuffaro e Romano saranno sentiti entrambiil 14 novembre: nel caso del deputato, per applicare la misura cautelare sarebbe comunque necessaria l’autorizzazione da parte della Camera. Diversi indagati, tra cui l’ex governatore, sono stati sottoposti a perquisizione da parte dei Carabinieri del Ros su ordine dei pm: la misura, comunica il procuratore Maurizio De Lucia, si è resa necessaria “al fine di evitare la dispersione delle prove a seguito della discovery delle indagini”, imposta dalla nuova legge firmata dal ministro della Giustizia.

Totò e Saverio

Tra Cuffaro e Romano c’è un legame politico lungo trent’anni: cresciuti nella Democrazia cristiana, entrambi sono “figli” del vecchio potente ex ministro agrigentino Calogero Mannino, e sono stati – in anni diversi – segretari dei giovani dello scudo crociato, poi evoluto nell’Udc. Totò Cuffaro è stato condannato in via definitiva a sette anni per favoreggiamento a Cosa nostra: ha lasciato il carcere nel dicembre 2015, dopo aver scontato quattro anni e 11 mesi, grazie all’indulto di un anno e lo sconto di pena per buona condotta. Nel 2023 il Tribunale di Sorveglianza di Palermo, disapplicando la legge Spazzacorrotti, aveva dichiarato estinta anche la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici, consentendogli così, potenzialmente, di ricandidarsi.

Cuffaro: “Fiducioso nei pm, pronto a chiarire”

All’uscita dal carcere Cuffaro disse ai cronisti che non si sarebbe più occupato di politica, ma solo di volontariato: negli ultimi anni però è tornato al centro degli equilibri isolani con il suo nuovo soggetto, la “Dc Sicilia“, di cui è segretario. “Stamani mi hanno notificato un avviso di garanzia e hanno effettuato perquisizioni nella mia abitazione e in ufficio. Ho fornito ai carabinieri la massima collaborazione e sono sereno, rispetto ai fatti che mi sono stati contestati, per alcuni dei quali non conosco né le vicende né le persone. Sono fiducioso nel lavoro degli organi inquirenti e pronto a chiarire la mia posizione”, ha dichiarato l’ex governatore.

Romano: “Processo mediatico su bolla di sapone”

Saverio Romano, coordinatore di Noi Moderati, ex ministro all’Agricoltura e sottosegretario nei governi Berlusconi, era invece stato imputato per concorso esterno in associazione mafiosa e assolto in rito abbreviato nel 2012. Lui stesso, dopo aver ricevuto la convocazione, fa sapere i gli contestano di “avere accettato una promessa di assunzioni, contratti, subappalti e altri vantaggi patrimoniali da un’azienda che avrebbe dovuto aggiudicarsi una gara all’Asp di Siracusa”. Accuse che il parlamentare respinge in toto: “Assicuro tutti che non ho ricevuto alcuna promessa di assunzione, non ho mai chiesto nulla a nessuno e mai me ne sono occupato. Non si troveranno mai carte o intercettazioni riferibili a richieste di condizionamento o alcunché”. Insomma, accusa, “un processo mediatico su una bolla di sapone. È una vicenda abnorme e surreale rispetto alla quale non mi sottraggo e risponderò colpo su colpo”, annuncia.

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