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Contenuti online pericolosi per i minorenni: la Ue chiede chiarimenti a Snapchat, Youtube, Apple Store e Google play

La Commissione mette sotto esame i quattro colossi digitali per capire se abbiano attivato i passaggi per la tutela dei piccoli fruitori, in base alle linee guida emanate lo scorso luglio: tra le misure imposte c'è anche "l'uso di metodi efficaci per verificare l'età"
Contenuti online pericolosi per i minorenni: la Ue chiede chiarimenti a Snapchat, Youtube, Apple Store e Google play
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Due piattaforme digitali e due App Store sono sotto scrutinio da parte della Commissione europea: l’obiettivo è quello di capire se Snapchat, YouTube, Apple Store e Google Play si attengono alle linee guida dell’Unione per proteggere i minorenni in base ai binari imposti dal Digital Services Act. Il portafoglio di queste piattaforme è sostanzioso: si parla di 45 milioni di utenti. La riunione si è tenuta oggi a Horsens, in Danimarca. La vicepresidente della Commissione, Henna Virkkunen dice così: “Faremo tutto il necessario per garantire il benessere fisico e mentale di bambini e adolescenti. Le piattaforme hanno l’obbligo di garantire la sicurezza dei minori rispetto ai loro servizi, sia attraverso misure incluse nelle linee guida sulla protezione dei minori, sia attraverso misure altrettanto efficaci di loro scelta”. Questa attività segue quella che ha già preso di mira i principali canali di contenuti porno, le piattaforme di Meta e TikTok. Nel dettaglio, ecco le richieste alle quattro piattaforme.

Snapchat – La Commissione ha chiesto di sapere come la piattaforma impedisca ai minori di 13 anni di accedere ai suoi servizi e di fornire informazioni sulle funzionalità implementate per impedire la vendita di prodotti illegali destinati ai minori, come sigarette elettroniche o droghe.

YouTube – Oltre alle informazioni sul suo sistema di controllo dell’età, la Commissione ha chiesto più dettagli sul suo sistema di avvertimento rispetto ai contenuti. Una necessità che i funzionari europei giustificano con la recezione di segnalazioni di contenuti dannosi a cui gli utenti minorenni sono esposti.

Apple App Store e Google Play – La stessa dimensione di analisi riguarda queste due piattaforme, ma sulla base delle app potenzialmente dannose per i minorenni, tra cui quelle che invitano al gioco d’azzardo o strumenti per creare contenuti sessuali non consensuali (app nudify). Anche in questo caso la Commissione sta cercando di capire come questi negozi online applichino le restrizioni per l’età di accesso.

Il 14 luglio 2025 la Commissione ha emanato le sue linee-guida sulla tutela dei minori online, per porre un freno a “adescamento, contenuti dannosi, comportamenti problematici e di dipendenza, cyberbullismo e pratiche commerciali dannose”. Ecco alcune delle misure principali sollecitate dall’Unione: impostare in modo predefinito gli account dei minori come privati in modo che le loro informazioni personali, i dati e i contenuti dei social media siano nascosti a coloro con cui non hanno contatti, per ridurre il rischio di contatti indesiderati da parte di sconosciuti; modificare i sistemi di avviso di pericoli per ridurre il rischio che i bambini si imbattano in contenuti dannosi o restino intrappolati in contenuti specifici; dare ai bambini la possibilità di bloccare e silenziare qualsiasi utente e garantire che non possano essere aggiunti ai gruppi senza il loro esplicito consenso, per prevenire il cyberbullismo; vietare agli account di scaricare o acquisire screenshot di contenuti pubblicati da minori per impedire la distribuzione indesiderata di contenuti sessuali o intimi e l’estorsione sessuale.

Inoltre, le linee-guida raccomandano “l’uso di metodi efficaci di verifica dell’età, a condizione che siano accurati, affidabili, solidi, non intrusivi e non discriminatori” e “disabilitare con impostazione predefinita le funzionalità che contribuiscono a un utilizzo eccessivo” tra cui “conferme di lettura”. Ora tutto dipenderà dalle risposte che forniranno i quattro colossi digitali: se la Commissione avrà sentore di violazioni, potrà avviare indagini formali; se accerterà queste violazioni, potrà sollecitare multe fino al 6% del fatturato annuo delle aziende sotto esame.

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