Fotografo muore in ospedale a Milano dopo arresto cardiaco, indagini per omicidio: aveva lividi sul collo
Indaga la Squadra mobile sulla morte sospetta di Maurizio Rebuzzini, 74 anni, italiano portato in arresto cardiaco all’ospedale Fatebenefratelli di Milano, dove è deceduto poco dopo. Sul suo collo i medici hanno notato delle ecchimosi e hanno quindi allertato la polizia, intervenuta verso le 20. Il sospetto è che l’uomo, trovato in arresto cardiaco dal figlio in via Zuretti, in zona Melchiorre Gioia, dove lavorava nel suo studio “Obiettivo camera”, sia stato strangolato. Il 74enne, direttore della rivista “FOTOgraphia” e ed ex docente di “Storia della Fotografia” dell’Università Cattolica è stato trovato ieri sera in fin di vita su un ballatoio di un appartamento in cui lavorava. Rebuzzini era un critico fotografico e curava diverse riviste del settore. Il pm di turno ha disposto l’autopsia per via di una ferita alla gola. Sul ballatoio dei locali, in via Zuretti, nella zona della Stazione Centrale, sono in corso dei lavori e vi sono numerosi attrezzi. I vicini hanno descritto sia lui sia il figlio come “persone molto riservate”.
“Mio padre era una persona buona, gli volevano tutti bene, non era uno che litigava. Conoscendolo, è remotissima la possibilità che qualcuno possa avergli fatto del male” dice all’Adnkronos Filippo Rebuzzini, figlio del critico fotografico. All’ipotesi dell’omicidio, però, il figlio non vuole credere. È stato lui a trovarlo privo di sensi ieri verso le 18.40 nello studio di via Zuretti, in cui il padre ha trascorso lunghe giornate per oltre trent’anni. Ed è solo della carriera del padre che all’indomani della morte Filippo Rebuzzini ha voglia di parlare. “Mio padre era un critico fotografico, giornalista, editore e direttore responsabile della sua rivista ‘FOTOgraphià fondata nel ’94. È stato per anni docente all’università Cattolica di Brescia e ha ricevuto numerosi riconoscimenti. Ha operato con una grande etica e professionalità, sempre per il bene e per l’interesse culturale della fotografia. Questo è il motivo per cui era unanimemente apprezzato e grande amico di tanti fotografi importanti”, racconta il figlio, mentre continua a ricevere messaggi di condoglianze da professionisti del settore.
La passione per la storia della fotografia predominava nella vita del 74enne. “Non ho un ricordo di mio padre che fa una vacanza. Non c’è stato un giorno in cui non passasse dallo studio a fare qualcosa inerente alla rivista o a un’idea che aveva in testa. Tutta la sua vita ha sempre ruotato intorno alla fotografia, che era la sua grande passione e sostanzialmente l’unica cosa che gli interessasse. Era difficile avere una conversazione con lui senza arrivare a parlare di fotografia, ma lui utilizzava la fotografia per parlare di vita. Una cosa che diceva spesso era: ‘La fotografia non è un arido punto di arrivo ma uno splendido punto di partenza, per cui si può arrivare a parlare di tutto’. Ed è quello che lui ha fatto”. Nonostante gli impegni professionali, “anche se stava scrivendo un articolo, se io gli chiedevo di prendere un caffè, mio padre mollava lì tutto e arrivava”. Per questo quando ieri Maurizio Rebuzzini non gli ha risposto, “mi sono allarmato”, racconta il figlio, che è andato a cercarlo nello studio di via Zuretti, trovandolo privo di sensi. Qualunque sia la causa di morte, per il figlio una cosa è certa: “Purtroppo la fotografia italiana ha perso un grande professionista e una grande persona”.
FOTO DAL PROFILO INSTAGRAM