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“Ma davvero pensiamo che una marcia a Venezia durante la Mostra del Cinema possa cambiare le cose?”: così Pupi Avati

“Andrebbe fatto altro: queste persone andrebbero prese per il bavero e sbattute contro il muro delle loro responsabilità”, dice il regista al Corriere della Sera a proposito della manifestazione “Palestina libera - Stop al genocidio”, che ieri pomeriggio ha attraversato il Lido

di Francesco Canino
“Ma davvero pensiamo che una marcia a Venezia durante la Mostra del Cinema possa cambiare le cose?”: così Pupi Avati

“Ma davvero pensiamo che una marcia a Venezia durante la Mostra del Cinema possa cambiare le cose?”. Pupi Avati boccia senza appello la manifestazione “Palestina libera – Stop al genocidio”, che ieri pomeriggio ha attraversato il Lido di Venezia con oltre 10mila partecipanti secondo gli organizzatori del corteo. Presenti tra gli altri Michele Riondino e Tecla Insolia, la regista Carolina Cavalli, fumettista Zerocalcare, le attrici Benedetta Porcaroli, Valentina Bellè, Ottavia Piccolo e Donatella Finocchiaro. Avati invece non c’era e lo rivendica spiegando di essere un “cane sciolto”: “Per partecipare a manifestazioni collettive bisogna essere persone che hanno una visione delle cose più omologata. Io, in ogni circostanza, ho sempre cercato di avanzare una mia visione, poi non ce l’ho fatta e sono sempre rimasto alternativo, tutta la vita, politicamente e cinematograficamente”. Il regista, 87 anni, precisa però di avere un’opinione chiara su quando sta accadendo a Gaza: “Stiamo vivendo un orrore, ma sono disincantato sul fatto che sia sufficiente fare una marcia a Venezia perché le cose cambino”. Aggiunge che non crede al fatto che Netanyahu soprassiederà “rispetto a ciò che sta facendo perché c’è un corteo durante un Festival cinematografico” e si dice in disaccordo anche sulla scelta di ritirare l’invito alla Mostra a Gal Gadot e Gerald Butler: “È un’operazione che non aiuta la costruzione di rapporti di pace”, osserva il regista.

Insomma, una bocciatura su tutta la linea. “Sono manifestazioni che, dall’alto della mia età, e all’anagrafe ho quasi 87 anni, ricordo che un tempo erano ricorrenti, eppure non risolsero mai nulla, non cambiano la storia”. Pupi Avati non solo non crede nel valore simbolico della marcia ma pensa che “si tolga a Venezia una ulteriore occasione per parlare di film”. Poi, sempre al Corriere della Sera, precisa di non avere nulla contro questo tipo di manifestazioni ma che, almeno per lui, il disincanto prevale: “Ma noi davvero immaginiamo che Trump, Netanyahu o Putin tengano conto di una manifestazione alla Mostra del Cinema di Venezia?”. E ancora: “Andrebbe fatto altro: queste persone andrebbero prese per il bavero e sbattute contro il muro delle loro responsabilità”.

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